Wise Society : Mi Japan Festival 2011
Eventi

Mi Japan Festival 2011

di Redazione Wise Society
18 Maggio 2011

Al via la seconda edizione del festival. Tre giorni di dimostrazioni, esposizioni, mostre, performance e spettacoli con l’obiettivo principale di raccogliere fondi per le popolazioni colpite del Sol levante

Nell’ anno che ha visto il Giappone colpito da una grande tragedia su più fronti, tsunami, terremoto e gravissimo pericolo nucleare, il Mi Japan Festival si ridisegna, grazie alla collaborazione di molti partner che hanno aderito a questo progetto, diventando Mi Japan for Japan. Comunicare la grande cultura di una nazione nei suoi aspetti tradizionali e contemporanei vuol essere, per questa iniziativa, veicolo privilegiato di sostegno e solidarietà per le popolazioni colpite.

Dal 20 al 22 maggio, presso i suggestivi chiostri del 400 dell‟Umanitaria di Milano in via San Barnaba 38, si alternano dimostrazioni, esposizioni, mostre, performance e spettacoli di qualità organizzati da artisti, designer, associazioni, aziende, piccole e grandi realtà produttive e culturali, che hanno condiviso l’obiettivo principale di questa edizione: la raccolta fondi per le popolazioni colpite del Sol levante. Per ogni ingresso (8 euro un giorno, 10 euro per tre giorni) l’Associazione EuJapan, organizzatrice dell’evento, dona 2 euro in beneficenza. A fronte del biglietto acquistato viene regalato un simpatico gadget offerto da Camomilla Milano.

Sono previste altre iniziative di charity, come ad esempio la t-shirt “limited edition” con un soggetto appositamente creato dall‟artista e designer Simone Legno aka Tokidoki e prodotta da Mi Japan for Japan, il cui ricavato della vendita (20 euro) è per metà devoluto alla Croce Rossa.

Tra le più importanti iniziative “solidali”, all’interno di Mi Japan for Japan, il progetto Sanrio for Smiles Exhibition, curato da Christian Gancitano. Più di venti artisti internazionali, appartenenti a diverse correnti e linguaggi New Pop e Pop surrealisti (tra le quali il Micropop giapponese) reinterpretano i personaggi di Sanrio inserendoli come soggetto della propria opera. Il ricavato, dalla vendita delle opere, è interamente devoluto da Sanrio Foundation alla Croce Rossa giapponese.

I designer Tadao Amano, Naomi Arao, Setsu&Shinobu Ito, Kazuyo Komoda, Tomoko Mizu, Hikaru Mori, Shuhei Senda e Masato Yamamoto sostengono il loro Paese d’origine con il progetto Il Filo rosso proponendo un’ installazione di prodotti di design.

Altra mostra degna di nota è Il gesto creativo di Flavio Gallozzi che, attraverso l‟obiettivo attento e sensibile della sua macchina fotografica, ci ammalia con lo spaccato di un Giappone fatto di rituali e tradizione.

Di grande attualità, in merito al pericolo nucleare, è la performance di teatro danza “butoh” eseguita da Marcella Fanzaga. Fondato da Kazuo Ohno e Tatsumi Hijikata, letteralmente “butoh significa danza camminata (da bu/danza, toh/piedi). Nato alla fine del conflitto mondiale dall’orrore e dal dolore scaturiti dal disastro atomico, il butoh è una danza lacerante, sempre straziante e intrisa di dolore. La tragedia c’è stata. La paura, lo sgomento, la rabbia dell’impotenza, questo è quello che vogliono comunicare i ballerini butoh.

Mi Japan for Japan, ogni giorno propone un nutrito programma con dimostrazioni, corsi e spettacoli rappresentativi della cultura contemporanea e tradizionale nipponica.

Di grande rilievo la presenza del Maestro Nakajima Hiroyuki. Le sue opere/performance si basano sulla pratica della calligrafia giapponese (shodo), ma scavalcano i confini della calligrafia contemporanea collocandosi nel più generale ambito artistico dell’espressionismo astratto.

Da non perdere le tradizionali cerimonie del tè, dell’acconciatura giapponese e della vestizione del kimono, i corsi di origami (l’arte di piegare la carta), di furoshiki (l’arte di utilizzare un quadrato di stoffa annodato in diversi punti per avvolgere regali, vasi, ecc.), di lingua giapponese, di maki, le dimostrazioni di shiatsu, di arti marziali, di zen yoga e lo spettacolo di “Taiko”, tamburo giapponese che anticamente era considerato la dimora degli spiriti e utilizzato nei rituali religiosi. E ancora manga, gioco go e “kamishibai” itinerante che è una forma di teatro tradizionale giapponese molto diffusa nel secolo scorso. I narratori di “kamishibai” si spostavano a bordo delle loro biciclette sulle quali era montato il “butai”, il teatrino di legno all‟interno del quale, durante la narrazione, facevano scorrere immagini disegnate.

Da ricordare che, nella passata edizione del Mi Japan Festival, parte del ricavato è stata devoluta al progetto “Sakura Momiji” che prevedeva la piantumazione di alcune piante di ciliegio a Milano e che ora, in piena fioritura, svettano in un primo lotto lungo il Naviglio (grazie alla collaborazione con l’Associazione Amici dei Navigli) e all’ingresso del Giardino dei ciliegi dell’Umanitaria.

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