Wise Society : Alluvioni in Emilia Romagna: tra crisi climatica e consumo di suolo

Alluvioni in Emilia Romagna: tra crisi climatica e consumo di suolo

di Patrizia Riso
26 Maggio 2023

Le alluvioni avvenute in Emilia Romagna a maggio hanno finora causato 15 vittime e danni gravissimi al territorio, alle persone e alle aziende. Proviamo a spiegare, con la voce degli esperti, le cause meteorologiche, climatiche e antropiche di una catastrofe umana e ambientale

È cominciato tutto con le prime intense precipitazioni del 2 e il 3 maggio 2023 con le quali in Emilia Romagna in 48h è caduta la stessa quantità di pioggia che normalmente cade in tre mesi, superando i massimi storici registrati dal servizio allerta meteo della regione. Già da quel momento si sono verificati i primi danni al territorio e alla popolazione colpita pesantemente, soprattutto in Romagna. Poi le piogge sono riprese nelle settimane successive continuando a causare alluvioni, frane e smottamenti. Già dall’inizio di maggio, il presidente della Regione Emilia Romagna Bonaccini aveva dichiarato lo stato di emergenza.

Le alluvioni hanno coinvolto 43 Comuni compresi nelle provincie di Bologna, Modena, Ferrara, Ravenna, Forlì Cesena e Rimini. Al momento in cui si scrive, 24 maggio 2023, sono attive almeno un migliaio di frane, di cui circa 305 più significative concentrate in 54 comuni. Tra le provincie di Bologna, Forlì Cesena e Ravenna attualmente sono 603 le strade chiuse, di cui 197 chiuse parzialmente e 406 totalmente. I dati ufficiali del servizio Allerta Meteo della Regione Emilia Romagna del 23 maggio 2023 indicano che le persone che hanno dovuto lasciare la propria casa sono 23.067. Di queste, 16.445 nel ravennate, 4.462 in provincia di Forlì-Cesena e 2.160 nel bolognese. Molte persone hanno trovato sistemazioni alternative tra seconde case amici e parenti e 2.694 sono state accolte in albergo e nelle strutture allestite dai Comuni in scuole, palazzetti e palestre. Al 24 maggio 2023, sono 15 le vittime delle alluvioni in Emilia Romagna.

Allerta meteo: la mappa delle piene dei fiumi in Emilia Romagna

Immagine OpenStreetMap

Le cause delle alluvioni: consumo di suolo, siccità e incuria

Tante precipitazioni in poco tempo, un terreno secco provato da settimane di siccità e fortemente antropizzato e cementificato. Sono questi, in sintesi, i fattori che incidono sull’entità del danno rispetto a un fenomeno meteorologico molto forte. Come spiega Paride Antolini, presidente dell’Ordine dei geologi della Regione, ai microfoni del TG3 «Bisogna tornare a una pianificazione del territorio che è stato trascurato negli ultimi decenni».

Secondo Antolini, il lungo periodo di siccità incide in generale come concausa delle alluvioni perché un terreno arido non riesce ad assorbire una grande quantità d’acqua. Ma comunque, anche urbanistica e sviluppo edilizio incontrollato contribuiscono a indebolire il suolo. Per capire meglio, riportiamo l’analisi di Geopop, l’ordinario processo di origine delle precipitazioni causato dallo scontro tra masse d’aria calda e fredda ha una variazione quando si concentra sulla catena degli Appennini. Le masse d’aria incontrano una barriera e tendono a risalire, si condensano e aumentano la produzione di pioggia. Questa quantità eccessiva di pioggia arriva nei fiumi e si unisce all’acqua proveniente dallo scioglimento dei ghiacciai. Quindi, il volume d’acqua presente nel letto dei fiumi aumenta e straripa più facilmente.

Come riportato dall’ANSA, per Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia: «le esondazioni in Emilia Romagna sono avvenute più volte in passato, ma adesso stanno avvenendo con una frequenza maggiore a causa del cambiamento climatico».

Canali esondati e rischio di alluvioni

Secondo i dati dell’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (ISPRA), le famiglie a rischio frane e alluvioni sono rispettivamente 547.894 e 2.901.616 e le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio frane e alluvioni sono: Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia e Liguria. Come evidenziato dalla mappa, diverse zone dell’Emilia Romagna sono segnalate come maggiormente a rischio alluvioni per numero di popolazione esposta.

Mappa Ispra su Dissesto Idrogeologico

Mappa tratta dal report “Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio”. Edizione 2021. ISPRA, Rapporti 356/2021).

Nel monitoraggio del servizio allerta meteo della Regione Emilia Romagna, valido dalle 05:30 alle 11:00 del 03 maggio 2023 si legge: «La persistenza delle precipitazioni delle ultime ore ha generato lunghi colmi di piena nelle sezioni montane di Idice, Sillaro, Santerno, Senio, Lamone e Montone, che si propagheranno verso valle con livelli superiori alle soglie 3 e ai massimi storici registrati». Ed era solo l’inizio di un mese maggio impegnativo per tutta l’area. Sono 21 fiumi e corsi d’acqua esondati: Idice, Quaderna, Sillaro, Santerno, Senio, Lamone Marzeno, Montone, Savio, Pisciatello, Lavino, Gaiana, Ronco, Sintria, Bevano, Zena, Rabbi, Voltre, Bidente, Ravone, Rio Cozzi e Rigossa. Questi canali fanno parte del territorio, a volte sono integrati nel paesaggio urbano a volte, soprattutto nelle grandi città, cementificati e adattati alle esigenze umane.

«Qui è cambiata la geografia, bisognerebbe riscrivere i libri: non ci sono più dei monti, non ci sono più delle strade, non ci sono dei ponti» ha dichiarato Luca Della Godenza, sindaco di Castel Bolognese. Chissà se da ora in poi il rapporto col territorio sarà diverso.

Consumo di suolo e alluvioni

Il suolo è un ecosistema essenziale per la nostra vita perché costituito da componenti minerali, materia organica, acqua, aria e organismi viventi e rappresenta l’interfaccia tra terra, aria e acqua, ospitando gran parte della biosfera. È, inoltre, una risorsa limitata e non facilmente rinnovabile. Come si legge nell’edizione 2022 del rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente:

«Il consumo di suolo è un processo associato alla perdita di questa risorsa ambientale fondamentale, limitata e non rinnovabile, dovuta all’occupazione di una superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale con una copertura artificiale. È un fenomeno legato alle dinamiche insediative e infrastrutturali ed è prevalentemente dovuto alla costruzione di nuovi edifici, fabbricati e insediamenti, all’espansione delle città, alla densificazione o alla conversione di terreno entro un’area urbana, all’infrastrutturazione del territorio».

Secondo i dati ISPRA, l’Emilia Romagna è quarta tra le regioni italiane con un consumo di suolo compreso tra il 7 e il 9%, oltre la media nazionale del 5%. L’agenda 2030 indica tra gli obiettivi globali anche l’azzeramento del consumo di suolo, ma manca a livello europeo e nazionale una normativa che punti a fermarlo.

Nel 2012 è stato presentato il disegno di legge “valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo di suolo”, mai approvato. Il 16 maggio 2022 è stato presentato un disegno di legge quadro per la protezione e la gestione sostenibile del suolo. Secondo ISPRA. «È sempre più urgente l’approvazione di un testo che possa dare indirizzi chiari (…). L’obiettivo nazionale è necessario per inquadrare e orientare le possibilità di trasformazione e di sviluppo del territorio e per garantire l’adeguamento degli strumenti urbanistici e l’adozione di tecniche di ripristino, di recupero e di deimpermeabilizzazione del suolo».

alluvione

Foto Shutterstock

Come sostenere i territori le persone colpite dall’alluvione

Tante le persone accorse come volontarie per contribuire a uscire da una emergenza ancora in atto. Le piogge sono diminuite, i livelli dei fiumi al momento sono sotto la soglia ordinaria ma si resta in allerta. Città, case, negozi e campagne sono piene di fango. La rete fognaria urbana è al collasso perché il fango occupa tutto e poi, con l’aumento delle temperature, si solidifica creando intasamenti gravi. Se vuoi e puoi esserci, puoi fare una donazione ai comuni delle zone interessate o a raccolte fondi ufficiali. Oppure e unirti a gruppi di intervento autonomi organizzati. Tutti i gruppi che intervengono sul territorio sono ovviamente tenuti a interfacciarsi con la popolazione locale e con chi presidia e gestisce quotidianamente l’emergenza. È inoltre necessario informarsi e prepararsi per prevenire infortuni e rischio di malattie.

Soluzioni: mettere in sicurezza i territori

La gestione del territorio comprende interventi di urbanistica, edilizia, programmi infrastrutturali, difesa del suolo. Secondo Paride Antolini, intervistato da Simone Santi su Lifegate, «serve una struttura tecnica a monte: uffici pubblici non sotto-dimensionati e con le giuste competenze, con tecnici, geologi, forestali, ingegneri, geometri, che studino il problema e intervengano su tutta l’asta fluviale (cioè su tutto il fiume, ndr) per fare una gestione organica in grado di prevenire questi problemi». Tra le buone prassi indicate nel corso dell’intervista evidenziamo:

  • Preservare i boschi di montagna che trattengono naturalmente l’acqua
  • Dare spazio alle acque, creando aree di laminazione o casse di espansione
  • Allargare gli argini, invece di innalzarli che crea instabilità
  • Monitorare le centinaia di chilometri di argini in Emilia-Romagna
  • Verificare la presenza di tane di animali costruite nei cunicoli degli argini
  • Usare le sonde per studiare l’argine in modo non invasivo

Intanto, la Regione Emilia-Romagna riceverà 5 milioni di euro per interventi di riqualificazione e telecontrollo delle opere di derivazione dal Canale emiliano-romagnolo. Si tratta del più lungo corso d’acqua artificiale d’Italia, che si estende per 135 chilometri. Il canale attraversa le province di Ferra, Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini e assicura, mediante derivazione dal fiume Po, l’approvvigionamento idrico di un’area estesa su oltre 3000 km2.

Patrizia Riso

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