Wise Society : La cultura contadina in un mattone

La cultura contadina in un mattone

di Stefano Panzeri
19 Gennaio 2016

Il designer e paesaggista Tommaso Mancini riprende la tradizione rurale per creare dei progetti d'avanguardia per la creazione di giardini e per portare il verde in città

Nel 2050 il 70% degli abitanti del globo vivranno in città e le terre coltivabili saranno ridotte a causa dei cambiamenti climatici e dell’eccessivo sfruttamento dovuto alle colture intensive. Un quadro reso ancora più preoccupante dalla prevista crescita della popolazione mondiale che potrebbe compromettere la sostenibilità alimentare di una parte sempre più ampia degli abitanti del Pianeta. A limitare le future conseguenze è la nuova visione urbana con l‘agricoltura inglobata nelle città. Una presenza di vegetazione che offre numerosi vantaggi: migliora l’estetica cittadina, riduce inquinamento e rumore, mitiga la temperatura d’estate, accresce la biodiversità e fornisce cibo prossimo ai cittadini. Attrattive emerse durante “Paesaggio e Design”, evento promosso da AIAPP (Associazione Italiana Architettura del Paesaggio), Milano Green Point e Progetto Ombra. Incontro nel quale, tra gli altri, è intervenuto Tommaso Mancini, designer e paesaggista salito alle cronache per avere “racchiuso” la natura in un mattone, l’OrtoBrick.

Ispirato dalle terrazze naturali: Con le sembianze di un mattone scuro, l’Orto Brick nasconde al suo interno molto più di quanto indicato nell’involucro di carta ecologica. Realizzato con terra fertile compattata con all’interno semi di una pianta e coltivato con cura, genera un piccolo orto di basilico, prezzemolo, rucola o frumento, ma pure un decorativo prato mediterraneo. Una funzione in apparenza semplice, ma che ha richiesto anni di studi per incorporare in pochi centimetri l’energia vitale della terra. E un lungo apprendimento nell’ammirare il paesaggio e nella creazione di giardini, primaria attività del giovane lucchese. L’origine del “mattone” risale all’osservazione dei paesaggi modificati dall’uomo nei territori toscani, con particolare riferimento ai terrazzamenti. Un emblema dell’armonia dell’uomo con la natura capace di emozionale l’animo per la bellezza estetica, di incrementare la fertilità del terreno e di preservare il territorio da smottamenti ed erosione. “Terrazze” abbandonate negli ultimi decenni proprio quando l’intensificazione dei fenomeni estremi generati dai cambiamenti climatici ne richiederebbe una rafforzamento per trattenere l’acqua delle forti precipitazioni e per conservare il suolo dall’inaridimento generato dalle ondate di calore.

La tradizione diviene avanguardia: Il fascino ornamentale e pratico dei terrazzamenti è riperso da Tommaso Mancini per la progettazione dei giardini. A essere imitato non è soltanto la creazione dei “gradoni”, ma l’intero concetto di sostenibilità che rappresentano. L’idea è creare un microcosmo naturale capace di auto riprodursi con un intervento dell’uomo minimale. Una progettazione che richiede tempi lunghi per essere completata (dai 5 ai 10 anni) e avviene sottrazione, togliendo piante infestanti per lasciare spazio alle specie endemiche programmate nei secoli per adattarsi alle condizioni climatiche del luogo. Una scelta voluta per potere rinunciare all’irrigazione e alla fertilizzazione e lasciare che la natura faccia il suo corso seguendo il suggerimenti creati per favorire l’impollinazione e la formazione dei semi. L’esito è un giardino fertile, amico della biodiversità e della tutela del suolo e dell’acqua, perfettamente integrato nel paesaggio. Un eden naturale armonizzato con le stagioni, con il verde prato primaverile che in estate si tramuta in paglia e fieno da raccogliere per divenire oggetti d’arredo con le “balle” o le “capanne”, sostanza organica per nutrire il terreno e “coperta” per avvolgere le radici per ripararle dalla calura. Metodi ereditati dalla cultura contadina e tramutati in moderna architettura del paesaggio sostenibile.

Il futuro è Terra di Terra: Dalla ricerca della tradizione rurale Mancini recupera pure la “bomba di semi”, antica tecnica di semina piuttosto elementare ma efficace. Si tratta di realizzare delle palline di argilla con all’interno dei semi e di spargerle sul terreno lasciando che la natura decida il momento giusto per la maturazione delle sementi. Metodologia migliorata nei dettagli grazie all’esperienza fatta con la cura dei giardini e sfociata nell’OrtoBrick per portare la natura in città. Un progetto di successo che ha avuto due evoluzioni, con la prima concepita insieme a un allevatore di mucche da latte di Castelbosco (PC) desideroso di sfruttare lo sterco del suo bestiame in senso ecologico e artistico. Il primo obiettivo è stato ottenuto dall’allevatore con la produzione di metano e di concime, il secondo con la creazione del Museo della Merda. Iniziativa, quest’ultima, per il quale Tommaso Mancini ha contribuito sviluppando un mattone di argilla e sterco con semi di grano che, crescendo, formano delle sculture naturali di cui abbiamo rierito prima. L’altra evoluzione è il Pane di Terra, una pagnotta in argilla con semi di grano e frumento con le sembianze di una tradizionale michetta o rosetta. Una proposta che in futuro sarà affiancata da Terra di Terra pensata per la forestazione urbana. Simile per logica a OrtoBrick e Pane di Terra, avrà la forma sferica del nostro Pianeta e conterrà al suo interno semi di un albero.

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