Wise Society : Carlo Triarico: «L’agricoltura biodinamica crea nuova biodiversità»
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Carlo Triarico: «L’agricoltura biodinamica crea nuova biodiversità»

di Mariella Caruso
21 Aprile 2015

Il presidente dell'associazione che riunisce le aziende agricole che s'ispirano alle idee di Rudolf Steiner invita i contadini a riappropriarsi del processo produttivo rinunciando a pesticidi e concimi chimici

Preparati per l'agricoltura biodinamica - Image by Stefano Lubiana/FlickrIn Italia continua a crescere l’agricoltura biodinamica. Una delle sue più agguerrite sostenitrici è Giulia Maria Crespi, presidente onoraria del Fai e fondatrice dell’azienda agricola Cascine Orsine, che sin dagli anni ’70 conduce secondo i dettami di Rudolf Steiner, filosofo tedesco che ne teorizzò i principi indicando i preparati biodinamici (a base, tra gli altri, di letame, sostanze vegetali e anche corna di mucche e teschi di animali) che, da allora, vengono utilizzati per i trattamenti del terreno. Proprio per questi preparati gli agricoltori biodinamici vengono talvolta visti con diffidenza e tacciati di non utilizzare metodi poco scientifici. Atteggiamenti che non li preoccupano avendo dalla loro parte la fertilità dei propri campi. «L’agricoltura biodinamica è la prima forma di agricoltura biologica, è un’agricoltura con un’anima che nasce da un’ideale e dall’attenzione al modello agricolo – spiega Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica -. Non si tratta soltanto di non inquinare, ma di considerare l’agricoltura in connessione con le forze della natura e del cosmo. Noi creiamo nuova biodiversità, incrementiamo la fertilità dei suoli non la conserviamo soltanto, la nostra è un’agricoltura sistemica attraverso la quale modelliamo il paesaggio e il mondo».

Per un contadino che volesse dedicarsi all’agricoltura biodinamica è necessario conoscere la filosofia di Rudolf Steiner?

«La nostra agricoltura si fonda sul principio della libertà: a praticarla ci sono persone di cultura e provenienza molto diversa: Sekem del musulmano Ibrahim Abouleish ne è un esempio. Quindi mi sento di dire che per essere un agricoltore biodinamico non bisogna aderire a una visione del mondo, ma è importante conoscere le basi essenziali che riguardano i processi di pensiero del nostro metodo per evitare di diventare semplici esecutori di una ricetta della quale non si conoscono i principi».

Preparati per l'agricoltura biodinamica - Image by theamaria/FlickrQuindi, quali sono questi processi di pensiero?

«La biodinamica vuole mettere l’intero processo produttivo nelle mani degli agricoltori. Tutte le sostanze complesse che il mondo della chimica ha portato in agricoltura sono fuori dal dominio dell’agricoltore, quindi anche il loro pensiero non è più libero, ma dipendente da questo».

Quante sono le aziende agricole biodinamiche in Italia?

«Ad oggi sono circa 5.000 con circa 12.000 ettari certificati in Italia. E sono in crescita. Va tenuto presente, però, che solo il 10% delle aziende sono certificate».

Come mai sono così poche?

«Perché molte aziende usano la biodinamica perché migliora il processo agricolo e non interessa loro certificarsi. Altre invece sono ancora in conversione».

Quanto tempo s’impiega a convertire un’azienda tradizionale in biodinamica?

«Siccome si tratta di un processo vivente non si può fare una stima. Ci sono aziende che ci hanno impiegato sette anni, altre che sono riuscite in un anno. Naturalmente la conversione è più facile se si è già un’azienda biologica».

Rudolf Steiner - Image by © adoc-photos/CorbisIn breve, quali sono le caratteristiche dell’agricoltura biodinamica?

«La cosa più importante è l’individualità agricola, perché ogni terreno è unico. Poi c’è la cura del suolo e della sua biodiversità che arriva a far raddoppiare la massa microbica del terreno, lavorazioni dolci, contesto aziendale che deve essere considerato come un organismo unico. Noi non utilizziamo né pesticidi, né concimi chimici, ma i nostri preparati, seguiamo i ritmi della terra e del cosmo. Bisogna sfatare anche il mito che non usiamo macchine agricole, lo facciamo con lavorazioni leggere e poco invasive».

Come fate a comunicare all’esterno il vostro mondo?

«Purtroppo in questo paese si è fatto poco sull’informazione alimentare e agricola. Bisogna tornare a far acquisire alle nuove generazioni la cultura del buon prodotto. Una cosa che tutti fanno coi cellulari, ma non col cibo».

Expo potrà aiutare?

«Se al centro del dibattito si metteranno anche le potenzialità del biodinamico e del biologico, e non ci verremo considerati come parenti poveri, la partita sarà aperta. L’associazione, in ogni caso, sarà presente perché siamo sicuri di poter dare un valido contributo al dibattito».

Come vi ponete nei confronti dell’agricoltura biologica?

«Intanto tutte le nostre aziende prima di essere biodinamiche sono biologiche. Noi siamo sostenitori dell’eccellenza, e pensiamo che le alleanze possano avere delle potenzialità per tendere a migliorarsi nello specifico».

Preparati per l'agricoltura biodinamica - Image by theamaria/FlickrLa possibilità di comprare prodotti biodinamici, però, non è alla portata di tutti…

«Arriverà un momento in cui il consumatore capirà che pagare il prodotto qualcosa in più è molto più economico che pagarlo di meno. Quando io compro a un prezzo ingiusto, che è quello basso, faccio un danno all’agricoltore che lavora bene oltre che a me stesso perché consumo qualcosa che nella maggior parte dei casi non ha una buona qualità. Oggi una famiglia spende per telefonia più che per l’alimentazione: è una questione di valori e di mercato. Quando compro un buon prodotto agricolo sostengo un agricoltore, il resto è spazzatura che non nutre. Occorre puntare sull’accorciamento delle filiere che rappresenta una forte cooperazione solidale tra produttore e consumatore, è un prendersi cura a vicenda».

 

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