La ridefinizione dell’identità di genere ha trasformate le dinamiche familiari, ma ai bambini servono regole e accoglienza
Il rapporto dei genitori con i propri figli è alla base della vita di tutti gli esseri umani. La psicoterapeuta Valentina Calzi, responsabile del Centro Psicologia Insieme, spiega ai lettori di wisesociety.it in due diversi interventi – il primo a seguire e l’altro che pubblicheremo la prossima settimana – il ruolo dei genitori di oggi nell’educazione dei figli.
I cambiamenti storici, sociali avvenuti velocemente nella nostra epoca e il continuo progresso tecnologico hanno fortemente influito sulla società in cui viviamo. Anche la struttura e le dinamiche familiari hanno subito trasformazioni e modifiche. Le donne sono diventate più attive e partecipi nella vita lavorativa, incontrando difficoltà nel bilanciare il ruolo genitoriale, gli impegni lavorativi e familiari. Si è così creata una ridefinizione dell’identità di genere e di ruoli tra uomo e donna.
Le madri, più presenti nel mondo lavorativo, hanno abbandonato il ruolo esclusivo di cura; invece i padri hanno mostrato maggiore collaborazione e interesse, sono più partecipi all’interno della famiglia e nella cura dei figli, soprattutto per quanto riguarda la dimensione affettiva ed emotiva, più che quella educativa. Questi ultimi, per quanto desiderosi di stare vicino ai loro figli, tendono a delegare maggiormente alla madre compiti che riguardano la sfera educativa. E’ molto importante che alcuni ruoli seppure intercambiabili, rimangano definiti all’interno della famiglia, in modo da creare certezze e stabilità.
È rilevante distinguere i compiti dai ruoli. Quando si ha un figlio non esistono compiti prettamente maschili o femminili, ma cose da fare che sono in grado di svolgere entrambi. Le mamme lo faranno ad esempio mostrando un maggiore accudimento, raccontando dolcemente una favola, accarezzando il viso, i capelli o cantando una canzone. I padri, invece, con un’altra modalità, ad esempio mostrando giocosità e divertimento accoglienza, sicurezza. Entrambi, seppur con modi differenti, sapranno prendersi cura dei figli e svolgere i diversi compiti quotidiani.
I ruoli invece dipendono dalle dinamiche di coppia, dalla cultura e dall’ambiente in cui i genitori hanno vissuto. I ruoli non sono più rigidamente connessi ai due generi, ma si completano con una reciproca complementarietà, facendo attenzione ai confini e alle regole che entrambi hanno concordato. Generalmente le madri hanno sempre rivestito ruoli più affettivi, accudenti, in cui soddisfano i bisogni del bambino, cercando di evitare rischi e costituendo una base sicura dalla quale il bambino può partire, perché sa di potervi tornare. Queste infondono conforto, riflessione, sicurezza, calma, contenimento, stabilità. Invece i padri hanno sempre assunto ruoli maggiormente normativi, che indicano la strada da seguire al proprio figlio in modo sicuro, trasmettono progettualità, azione, energia, movimento, conquista e aiuteranno la separazione dalla madre.
Il padre sarà colui che inserirà l’adolescente nella società mostrandogli il cammino; dopo avergli insegnato valori e norme comportamentali, farà percepire al proprio figlio che sarà dietro alle sue spalle, qualora abbia bisogno, ma nello stesso tempo gli darà la sicurezza necessaria per entrare nel mondo e iniziare a viverlo da adulto. La madre generalmente insegna ad amare ed il padre a vivere. Negli ultimi anni anche la divisione dei ruoli ha subito trasformazioni, il padre ha iniziato ad utilizzare sempre meno l’autorevolezza, mostrandosi compagno di gioco e di coccole. Essere autorevole è molto importante nella crescita di un figlio per fornirgli le sicurezze e le stabilità di cui ha bisogno per affrontare il difficile cammino della vita. Senza questa i ragazzi non si sentono più sicuri di loro stessi, ma ricercano certezza e rifugio in qualcosa di cui non sono consapevoli, in altro all’esterno. Molti ragazzini in età precoce utilizzano sostanze, sono dipendenti da internet, hanno disturbi alimentari, ricercano emozioni forti in qualcosa di esterno, appaiono privi di valori e voglia di costruire un futuro. Si lasciano trascinare dagli eventi non percependo radicate le loro risorse individuali, i valori, la stabilità e le sicurezze. Prendersi cura del proprio ruolo genitoriale significa prendersi cura del mondo affettivo del proprio figlio, che è costituito da una mamma e da un papà.
I genitori rivestono un ruolo importante e delicato, in quanto diventano responsabili del benessere di un altro individuo che dipende dall’adulto. È importante che ogni genitore si assuma la responsabilità di prendere decisioni rispetto all’educazione del proprio figlio, utilizzando la propria esperienza e il proprio bagaglio personale. I genitori sono il filtro di protezione rispetto all’ambiente e il loro compito protettivo si concretizza attraverso l’insegnamento di regole educative e la consapevolezza del fatto che il figlio potrà mettere in atto delle rivolte e delle provocazioni, come espressione della sua individualità. Il bambino ha bisogno di sentire i propri genitori come autorevoli, protettivi, non arrendevoli, una base sicura da cui si possono allontanare, ma sanno di poter tornare. Se il bambino percepisce questo senso di sicurezza, con il tempo svilupperà l’autocontrollo e l’interiorizzazione del ruolo protettivo delle figure genitoriali. Le decisioni rispetto al benessere del proprio figlio spettano al genitore e non possono essere delegate al bambino, in quanto questo non è capace di occuparsi di sé stesso, di distinguere il giusto dallo sbagliato, il bene dal male; ma invece tende a soddisfare gli impulsi e vivere le esperienze in modo sensoriale.
Nel caso in cui i genitori percepiscano difficoltà nel riconoscersi nel proprio ruolo genitoriale, incontrino problemi nella gestione dei figli e abbiano dubbi, è importante che si rivolgano ad un terapeuta in modo da poter lavorare insieme sulla risoluzione delle difficoltà incontrate, favorendo lo sviluppo di una genitorialità adulta, autorevole e accudente. (1 continua).