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Rossano Ercolini: «Il cassonetto è una miniera d’oro»

di Michele Novaga
10 Febbraio 2015

Il vincitore del Goldman Environmental Prize, racconta come la strategia "Rifiuti zero" da protesta locale sia diventata un modello nazionale per la raccolta e il recupero dei rifiuti

Photo credit: Goldman Environmental PrizeLa storia di Rossano Ercolini e della sua battaglia contro la costruzione dell’inceneritore a pochi passi dalla scuola elementare dove insegna, è una straordinaria testimonianza di come la cittadinanza attivandosi può arrivare ad influenzare la politica andando contro interessi e poteri forti. Come quelli che ruotano attorno ai rifiuti. Un racconto che non si conclude solo con il lieto fine dell’accontamento del progetto: la strategia alternativa proposta da Ercolini e dai cittadini infatti prevede una gestione diversa dei rifiuti (Rifiuti Zero) che in poco tempo diventa il centro di un movimento che da Napoli a Milano coinvolge oggi sempre più amministratori e cittadini. Un progetto talmente valido che nel 2013 è valso al maestro di Capannori il Goldman Environmental Prize, una sorta di premio Nobel per l’ambiente. Tutto raccontato nel libro dal titolo eloquente “Non bruciamo il futuro” edito da Garzanti.

Che effetto fa essere ricevuti dal presidente Obama nel suo studio per essersi aggiudicati il premio internazionale più importante per l’ambiente?

Un’emozione unica. Della stanza Ovale ne avevo sentito parlare fin da bambino ma pensavo fosse un luogo immaginario. Tutto ciò mi da la forza e l’energia per poter portare avanti il nostro progetto.

La sua storia e quella del Comune di Capannori (Lucca) è straordinaria e dimostra che si può arrivare a rifiuti zero. Come avete fatto?

A dire il vero a rifiuti zero non ci siamo ancora arrivati. Siamo all’80% dello smaltimento e ogni giorno cerchiamo di erodere qualche punto. Ma quello di azzerare i rifiuti resta un obiettivo da raggiungere entro il 2020 quando contiamo di arrivarci molto. Questo risultato è stato possibile per una serie di combinazioni che hanno accumunato il no sostenuto da una critica di massa contro l’incenerimento dei rifiuti quando la regione Toscana voleva realizzare un impianto nel nostro comune e due nella nostra provincia

Image by © WALTER ZERLA/cultura/CorbisQuindi ci sono delle alternative a inceneritori e discariche?

Non ci sono dubbi. Quello che una volta era un problema enorme cioè lo smaltimento dei rifiuti che rappresentava la seconda voce nel bilancio dei costi di un comune dopo il personale, ora non lo è più. Nel comune di Capannori (che non è piccolissimo dato che ha 47.000 abitanti) questa voce si è drasticamente ridotta e anzi ha permesso di liberare delle forze. E poi nelle filiere del recupero soprattutto nell’industria cartiera di cui questo territorio è uno dei distretti più importanti del mondo, ha creato posti di lavoro. Oggi possiamo dire che si può fare a meno di impianti e si può arrivare a chiudere quasi tutte le discariche e smettere di costruire inceneritori.

Voi avete dimostrato che partendo dal basso si possono fare molte cose. Ma la politica cosa potrebbe e dovrebbe fare?

Noi siamo convinti di aver innescato un processo dal basso che in inglese si chiama bottom up col coinvolgimento della cittadinanza attiva, con radici forti nel territorio. Un movimento che una volta espanso ha incamerato elementi di expertise su cosa fare coi materiali. Ora è tutto pronto per andare a bussare ai palazzi della politica. Siamo partiti dai comuni italiani 217 dei quali hanno adottato la delibera rifiuti zero. Ma manca il Parlamento anche se, dopo aver depositato oltre 86.000 firme per la proposta di legge sui rifiuti zero, a breve attendiamo l’invito da parte della commissione ambiente della Camera per discuterla. Di qui a dire che il parlamento assumerà la strategia rifiuti zero passerà molto tempo ma già questo è un grande passo avanti. Contiamo anche sulla spinta dell’Ue che a luglio 2014 ha approvato il pacchetto per l’economia circolare e verso rifiuti zero. Quello che dicevano le nostre utopie, quello che proveniva dalla nostra vision di sognatori si sta ora materializzando.

In Campania è stato dimostrato che quando la politica si impegna si possono ottenere dei risultati insperati come nel caso della raccolta differenziata.

Sì è così. La tanto vituperata Campania è vicina al 50% di recupero dei rifiuti. Se non avesse le difficoltà di Napoli i dati sarebbero ancora maggiori. Ma lo stesso avviene in Sardegna. La sensibilità della classe politica può fare la differenza estendendo questo tipo di raccolta.

Photo credit: Goldman Environmental PrizePerò in nessuna delle grandi città dello Stivale, Milano a parte, si arriva al 50%..

Intanto Milano grazie al fatto di avere esteso la raccolta anche all’umido in tutto il territorio comunale dimostra che è possibile fare la differenziata anche in una metropoli e non solo nei comuni piccoli e con pochi abitanti. E non è un caso che il suo modello sia studiato anche negli States e che da San Francisco vadano a Milano a conoscere il suo sistema di raccolta porta a porta. Ora speriamo che anche Roma si muova in questa direzione: la stessa giunta Marino ha adottato la strategia rifiuti zero. Però ci vogliono numeri e dati maggiori, bisogna capire gli investimenti che si vogliono fare, le intenzioni di Ama. La voglia di fare c’è anche perché soldi non ce ne sono e i cittadini sono già abbastanza vessati.

In Germania le materie prime vengono riutilizzate e i cittadini raccoglitori incentivati economicamente quando riportano indietro prodotti fatti con materie prime difficili o costose da reperire.

Ognuno di noi maneggia i rifiuti e ognuno di noi ha in mano le sorti del nostro pianeta. La nostra industria manufatturiera continentale non ha più materie prime che deve andare a estrarre altrove. In questo il nostro paese dimostra di avere una leadership politica molto arretrata. La politica deve essere riformata invertendo le modalità di comunicazione passando dal top down al bottom up abbandonando burocrazia e dirigismo per ascoltare anche le best practises dal basso. Il cassonetto è una miniera d’oro e la reintroduzione del cosiddetto vuoto a rendere è un passaggio fondamentale. A onor del vero bisogna dire che nella legge di stabilità è stato introdotto questo incentivo anche se purtroppo solo in via sperimentale. Noi con la nostra proposta di legge torneremo alla carica per fare come in Germania per consentire al cittadino di ricavare dal suo comportamento importanti riscontri economici. I dispenser nei supermercati che prevedono riutilizzo di flaconi e bottiglie sono importanti ma ci vuole il vuoto a rendere.

Cosa fare per non bruciare il futuro allora?

Rifiuti zero è una rivoluzione e i mass media dovrebbero dare più attenzione a queste tematiche. Ci vogliono piani regionali per il riciclo dei rifiuti che è l’unica industria che cresce del 18% all’anno. Questo è il vero job act.Photo credit: Goldman Environmental Prize

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