Wise Society : Giulietta Pagliaccio: il cicloturismo per lo sviluppo economico dell’Italia
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Giulietta Pagliaccio: il cicloturismo per lo sviluppo economico dell’Italia

di Redazione Wise Society
4 Novembre 2013

La presidentessa della Federazione Italiana Amici della Bicicletta racconta come adeguati investimenti nel settore della mobilità diversa potrebbero portare benefici economici

Giulietta PagliaccioNel resto d’Europa viaggiare in bicicletta per turismo e per cultura è una pratica molto diffusa facilitata anche da infrastrutture che ne favoriscono l’uso. In Italia non siamo ancora attrezzati anche se qualcosa sta cambiando. Wisesociety.it a margine del convegno Citytech svoltosi a Milano il 28 e il 29 ottobre 2013, ha intervistato la presidente dell’associazione che raggruppa migliaia di iscritti.

-Che cosa fa la FIAB?

La Federazione Italiana Amici della Bicicletta è una federazione di associazioni presenti in tutta Italia. Siamo 16.000 soci prevalentemente del centro nord -cosa che da lo specchio della ciclabilità in Italia– e promuoviamo l’uso quotidiano della bicicletta per il tempo libero o per il cicloturismo e una modalità diversa di spostamento.

Voi quindi proponete anche uno stile di vita diverso: quale?

Quello di uno stile diverso di muoversi attraverso l’uso della bici che noi consideriamo più sano e più efficace. Conosciamo le nostre città e l’uso che viene fatto dell’auto che alla fine provoca una mobilità non più veloce ma più statica. Per questo la bici come mezzo di trasporto è ottimale per le brevi distanze –diciamo fino a 5 chilometri-ed è più competitiva di qualsiasi altro mezzo di trasporto ed è un modo diverso di vivere le città più sostenibile e più sano.

A che punto siamo in Italia sul piano della mobilità sostenibile ?

Image by © Scott S. Warren/National Geographic Society/CorbisIn Italia abbiamo situazioni di eccellenza citate più volte come Trentino, le città di Bolzano e Reggio Emilia e altre città. Per quanto riguarda le metropoli includiamo Milano che seppur difficile come conformazione sta attuando una politica diversa per la mobilità sostenibile. E qualche risultato lo sta già dando quasi a evidenziare una linea di demarcazione tra le politiche attuate prima e quelle più recenti. Fino a poco tempo fa infatti il traffico nell’area centrale era insostenibile e l’introduzione dell’area c con la cosiddetta congestion charge ha portato un cambiamento nella quotidianità delle persone e, checchè se ne dica, ha modificato lo stile di vita di chi frequenta la città a vantaggio della città stessa. Nell’area centrale è diminuito il traffico del 30% e c’è stato un aumento esponenziale del bike sharing che è un pezzo della mobilità quotidiana. E allo stesso tempo le performance del trasporto pubblico sono enormemente migliorate perché è diminuito il traffico. Si è innescato un circolo vizioso ed è positivo che ciò venga fatto in una città che non è la città di provincia come citavamo prima ma una metropoli con difficoltà diverse da una piccola città di 100.000 abitanti.

Uno studio calcola che la cosiddetta Bikenomics porterebbe un indotto di 200 miliardi di euro, pari al Pil della Danimarca. Bicicletta vuol dire anche economia?

Image by © Jonathan Andrew/CorbisSi certamente, basti pensare al settore del cicloturismo che è un settore importante per una nazione come l’Italia che dovrebbe moltiplicare le sue politiche per sviluppare il turismo in generale. Ma non lo fa in modo adeguato nemmeno per il cicloturismo pur avendo tutte le potenzialità per dare risposte a milioni e milioni di turisti-clienti del turismo. Certo bisogna trasformare il nostro paese con strutture adeguate ma anche con servizi idonei. Alberghi che servono ad un turista in biciletta ma anche un trasporto collettivo dedicato dato che non tutto il tragitto può essere fatto solo con la bicicletta ma c’è bisogno di un supporto del trasporto pubblico che accolga le biciclette al suo interno. Penso al treno che in Italia è un problema enorme. Per esempio è impossibile spostarsi in treno dall’Emilia Romagna alla Toscana se non a determinate condizioni. Il turista si ferma nel nord Italia specialmente in luoghi come il Tentino che offrono strutture ma poi oltre non va poiché fa fatica a raggiungere determinate località. Tutto questo va adeguato ad una nuova tipologia di turista e ai confini una enorme fetta di persone sta premendo per poter fruire del nostro paese attraverso l’uso della bici.

Ma ci vuole davvero la bacchetta magica per fare questo o basta molto meno?

La bacchetta magica si chiama risorse continuative nel tempo. Purtroppo ancora oggi il tema della mobilità sostenibile è considerato residuale nell’ambito delle politiche generali di un comune. E a questo settore, come alla cultura, si destinano risorse che avanzano da un bilancio già povero degli enti pubblici. Non c’è capacità nella maggior parte dei casi di vedere questo come investimento vero a costo basso e ad alto reddito nel tempo. Le politiche per la mobilità diversa hanno bisogno di continuità per modificare la struttura delle città.

Image by © Gib Martinez/Corbis

Il paradosso risiede qui: troppo spesso i politici ragionano in termini di consenso elettorale immediato. Quello che può essere l’intervento spot che può dare immediato riscontro viene realizzato senza pensare alle implicazioni da lì a 3 o 5 anni. Questa mancanza di visione progettuale ma anche la mancanza di coraggio portano dissenso da parte di cittadini e stakeholder e le politiche di mobilità diversa rimango appannaggio di qualche amministratore illuminato.

Secondo lei manca anche una regia centrale?

Sicuramente. La mancanza di regia nazionale fa si che localmente ogni situazione sia lasciata al buon senso dell’amministrazione specifica e rimane slegato dalle altre. Ma così gli amministratori non si sentono in obbligo come avviene in altri paesi europei dove alcune politiche vengono imposte. Ma sono ottimista e dico che qualcosa sta cambiando nella classe politica. In Parlamento c’è una nuovo gruppo di una sessantina di deputati trasversali (anche se la maggioranza provengono da una parte politica ben definita) che avendo fatto l’amministratore pubblico raggiungendo anche buoni risultati oggi può dare un ottimo contributo. Purtroppo l’impostazione ideologica è un limite che provoca danni enormi e che a volte fa rifare interventi già realizzati per adeguarli alle impostazioni politiche dell’elettorato dal quale hanno avuto i voti. Rimetterci mano comporta ulteriori costi e spreco di denaro pubblico. Un vero peccato.

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