Wise Society : Simone Salvagnin e Dino Lanzaretti: in tandem fino all’India
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Simone Salvagnin e Dino Lanzaretti: in tandem fino all’India

di di Sebastiano Guanziroli
24 Agosto 2010

Sono partiti dal Veneto e arriveranno in India pedalando. Una sfida alla fatica, ma anche alla malattia (uno dei due ragazzi è quasi cieco). Un'esperienza che trae la forza dall'incontro con gli altri, dall'ospitalità e dai sorrisi ricevuti. Che sta cambiando entrambi. Profondamente

Due uomini in tandem sulle vie del mondo, con partenza da Venezia e come meta l’India. Forse, perché se le gambe reggono chi li ferma più… Simone Salvagnin e Dino Lanzaretti, 25 e 32 anni, il primo percussionista a Schio e il secondo che “vive un po’ a Schio e un po’ per il mondo”, sono partiti con l’obiettivo di percorrere 15mila chilometri circa, passando per i Balcani, la Turchia, l’Iran, la Cina e il Pakistan. Ma il loro viaggio ha in sé un altro elemento di grandezza, perché Simone è affetto da una retinite pigmentosa, diagnosticata all’età di dieci anni, che lo sta portando alla totale cecità. La loro è una doppia sfida: quella di Simone alla sua malattia, e quella di Dino all’essere un viaggiatore solitario che questa volta deve mettersi al servizio di un compagno di viaggio. 

Simone Salvagnin e Dino Lanzaretti
Siete diretti in India, ma sembra di capire che non ci sia davvero una meta precisa. Perché?

Versodovenonso è il nome del nostro viaggio: decidiamo giorno per giorno verso quale direzione andare, rispettando alla lettera la bibbia del viaggiatore libero. Non ci poniamo limiti, è il viaggio che si alimenta da sé, noi dobbiamo solo imparare a vivere quello che ci capita. Se avessimo una destinazione la brama di raggiungerla toglierebbe energie ai singoli attimi che vivremo, e noi vogliamo assaporare ogni metro della strada che ci porterà verso l’India, qualsiasi essa sia. 


Simone Salvagnin e Dino LanzarettiQual è il vostro “personale” scopo?


Simone: a causa del mio handicap visivo sarebbe impossibile affrontare un tale viaggio da solo. Cogliendo la splendida occasione che Dino mi ha offerto, durante quest’esperienza voglio affrontare molte paure e insicurezze e tornare, sicuramente cambiato, senza paura dei cambiamenti che avverranno in me.

Dino: ho sempre viaggiato alla ricerca di qualcosa. Non ho la più pallida idea di cosa sia, ma so che c’è qualcosa che mi manca e devo trovarlo: per molti può essere una ragazza, un posto sicuro o una casetta con giardino. Sfortunatamente, per me, è qualcos’altro, e non mi resta che andarmene in giro per il mondo alla ricerca di questo qualcosa che non ha un nome e forse mai lo avrà.

 

Avete anche un progetto di sensibilizzazione verso la disabilità?

Non era nei nostri obiettivi, ma grazie al successo mediatico che abbiamo avuto ci siamo resi conto che la nostra avventura è qualcosa di più di due persone che vanno a zonzo per il mondo: i tantii messaggi di solidarietà da parte di persone disabili e non, ci hanno dato la misura della nostra impresa e siamo felici di infondere speranza e fiducia in chiunque vede qualcosa di grande in quello che facciamo.

 

E così registrate anche audio-racconti di viaggio per i non vedenti…

 

Simone: in realtà gli audio-racconti non sono indirizzati solamente ai non vedenti, sono mie impressioni che non descrivono in modo didascalico gli avvenimenti, ma parlano di emozioni, difficoltà e particolarità che incontro sulla mia strada.

Simone Salvagnin e Dino Lanzaretti

Parlate mentre siete in sella? Dino racconta a Simone che cosa vede? E Simone racconta a Dino qualcosa che riesce a cogliere meglio?

 

Quanto parliamo dipende soprattutto dal nostro stato d’animo e dal fiato che ci resta nei polmoni. Tenendo presente che spingere una bici di 200kg non è uno scherzo, le chiacchiere lasciano volentieri lo spazio a lunghi silenzi dove ognuno si isola nel proprio spazio personale. La ciclicità della pedalata unita al ritmo costante del respiro cantano un mantra che libera la mente in una sorta di meditazione, e ciò che siamo, ciò che eravamo e ciò che saremo diventano nostri compagni di viaggio. Anche se siamo a dieci centimetri uno dall’altro, in quei momenti siamo soli.

 

La gente come accoglie questa “strana coppia”?

 

Sono le persone a dare senso al nostro viaggiare. Traiamo linfa vitale da ogni sorriso e l’ospitalità trovata finora ha sempre ridicolizzato tutte le nostre fatiche: per un tè offerto con sincerità sotto una tenda o per un invito a dormire dentro a un recinto, il nostro sudore e tutte le salite conquistate sembrano un ridicolo prezzo da pagare. O siamo fortunati noi o i cattivi vivono da un’altra parte del pianeta: finora abbiamo sempre incontrato persone oneste e ben disposte nei nostri confronti.

Simone Salvagnin e Dino Lanzaretti

Simone, quanto ti senti limitato dalla malattia?

 

Questa malattia è sicuramente un grande limite per la vita di tutti i giorni, ma mi dà una diversa visione della realtà. Ciò mi porta a uno stato di accettazione e a un equilibrio tra una mancanza e una ricchezza.

 

Dino, tu hai fatto molti altri viaggi “estremi”: questo come lo definiresti?

 

E’ in assoluto la cosa più difficile che abbia mai fatto. Dormire per mesi a 5mila metri di altitudine coi lupi, isolato dal resto del mondo, lo considero poco in confronto… Non c’è nulla di più estremo al mondo che cambiare sé stessi per gli altri. È difficilissimo, e mi sono reso conto appena partiti che il mio sogno di viaggiare libero per il mondo naufragava già in porto. Ora il mio scopo è portare Simone fino in India, il raggiungimento di obiettivi personali lo lascio a un secondo momento. Dovere spingere di più mi pesa, ma è la mia mente che sto mettendo alla prova in questo viaggio: badare a un’altra persona e non poter esprimere me stesso al 100 per cento in un contesto che prima era la mia vita mi lascia stremato. L’unico sollievo è veder crescere nel mio compagno la passione per questa vita, così che tutto questo sudore abbia un senso.

 

Simone Salvagnin e Dino LanzarettiMa non è che Simone, dietro, fa il furbo e non pedala?

 

Entrambi diamo il massimo ogni giorno, non c’è spazio per trucchetti. Per questioni di massa muscolare (Dino pesa 90 chili, Simone 60) è evidente chi spinge di più, ma è la sincerità è il motore del nostro viaggio.

 

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