Wise Society : Marco Bonuomo: “Il giro del mondo in bici per riscoprire me stesso e la bellezza del pianeta”

Marco Bonuomo: “Il giro del mondo in bici per riscoprire me stesso e la bellezza del pianeta”

di Gabriele Rinaldi
1 Luglio 2023
SPECIALE : Vacanze sostenibili fra natura e patrimonio culturale

La storia del ciclista che, dopo aver lasciato un lavoro da dipendente, ha pedalato per tre anni e tre mesi rivoluzionando la sua vita. Anche in termini di sostenibilità

La bicicletta è indubbiamente uno dei mezzi di trasporto più ecologici, utilizzata, peraltro, sempre più anche per viaggiare, in modo slow. Wise Society ha incontrato Marco Bonuomo, ciclista che ha fatto il giro del mondo sulle due ruote e che oggi, dopo aver lasciato qualche anno fa un lavoro da dipendente, ha optato per una vita diversa, forse più a misura d’uomo, sicuramente più a contatto con la natura e i suoi ritmi. In Sardegna fa, infatti, la guida cicloturistica e, racconta, ha scoperto una dimensione esistenziale e un benessere che prima non immaginava.

Wise lo ha conosciuto tramite Evaneos, il brand pioniere del turismo sostenibile che offre svariate esperienze di viaggio in giro per il mondo proprio in sella alle due ruote. Con lui abbiamo parlato di questo modo sostenibile di viaggiare, di rispetto delle comunità locali quando si è in viaggio, di benessere psicofisico prodotto dagli spostamenti e dai viaggi in bici e gli abbiamo chiesto anche qualche consiglio utile per chi vuole cimentarsi in una vacanza in bicicletta.

Marco Bonuomo

Marco Bonuomo in Malesia, durante il suo giro del mondo in bici.

Un giro del mondo in bicicletta durato 3 anni e 3 mesi

Le motivazioni che hanno portato quest’uomo di origini napoletane a intraprendere il giro del mondo sono tante: viaggiare, a ritmo lento, conoscere persone e luoghi nuovi, sperimentare stili di vita sostenibili…

Hanno iniziato così l’avventura dei Cyclolenti, Marco e la sua ex compagna Tiphaine, a bordo delle loro due ruote, attraversando le interminabili steppe kazake, ripercorrendo la vecchia via della seta in Uzbekistan, inerpicandosi sulle alte vette del Tagikistan, attraversando la Cina e conquistando le giungle tropicali del sud est asiatico fino in Indonesia.

Al momento di ritornare, puntando la forcella della bici verso ovest, hanno deciso di rinunciare all’aereo e con una viaggio in barca non stop di oltre 4 mesi hanno prima toccato la Malesia, poi le Maldive e infine l’Oman. In Medio Oriente hanno nuovamente toccato terra, attraversando poi qualche Paese dell’Ex Unione Sovietica e l’Europa, che era ormai dietro l’angolo.

Così, al termine di un viaggio durato 3 anni e 3 mesi, che ha coperto oltre 25.000 chilometri via terra e 6.000 miglia via mare lungo 33 Paesi, Marco conclude la sua avventura ed Evaneos ha deciso di farsi raccontare da lui cosa significhi viaggiare in bicicletta, sperimentando un ritmo lento nello spostarsi.

Marco Bonuomo

Durante il suo viaggio in bici Bonuomo ha percorso oltre 25.000 chilometri via terra e 6.000 miglia via mare.

Partiamo dall’inizio: perché ha deciso di intraprendere il giro del mondo in bici?

Per oltre 10 anni ho seguito la via classica. Lavoro, carriera, soldi da spendere per pagare quello che apparentemente mi piaceva. Poi ci ha pensato “la vita” a scombinarmi i piani. L’azienda per cui lavoravo ha licenziato personale e mi sono trovato a dover decidere che fare. Ci ho messo tempo a decifrare cosa mi facesse davvero stare bene. Poi la risposta è arrivata: viaggiare e scoprire stili di vita sostenibili.

Cosa lascia un viaggio in bicicletta?

Non tutti i viaggiatori possono lanciarsi in un’impresa titanica ed estrema, ma penso che ciò che lasci in eredità questo modo di viaggiare sia lo stesso, sia che si tratti di un giro del mondo, sia di un tour di una settimana. E oggi che di mestiere mi sono reinventato guida cicloturistica e con il mio nuovo progetto RiconnetTiAmo (iniziativa del Programma di sviluppo rurale della Sardegna, finanziata dal Feasr – Fondo europeo per lo sviluppo rurale, ndr) accompagno persone “normali” in tour di una settimana in Sardegna te lo posso confermare.

Bastare a se stessi, contare solo sulle proprie gambe e forze e percorrere un tragitto raggiungendo la meta prefissata, hanno un impatto potentissimo sull’io. Ci riempie di fiducia sapere di aver raggiunto l’obiettivo solo con le nostre forze. È catartico per i viaggiatori. E poi si sperimenta il silenzio e lo stare con se stessi: ho visto gente scoppiare a piangere di felicità solo per il fatto di essere stata con se stessa, di essersi ascoltata. Dopo i due anni di pandemia vissuti la gente ha bisogno di questo.

I vantaggi ambientali dello scegliere la bici come mezzo sono evidenti. Quelli psicofisici li abbiamo appena accennati. Ce ne sono altri?

Un enorme senso di libertà. Viaggiare in bici ti costringe a scegliere solo l’essenziale. Più oggetti superflui ti carichi addosso, più fatica farai. Selezionare quindi solo lo strettamente necessario ci permette di sperimentare una sensazione di benessere e libertà difficili da descrivere senza averli provati.

Alla fine di una vacanza in bici ti rendi conto di quanto poco possa servire per vivere e questa ritengo sia un’ottima attitudine da conservare anche nella vita di ogni giorno. Io ho viaggiato per oltre 3 anni con un budget giornaliero di 5 euro, bastando a me stesso per i pasti e il resto. Certo l’esperienza turistica non deve essere così estrema, ma anche in un perimetro controllato come quello di un viaggio vacanza, si può sperimentare questa forma di liberazione dal superfluo.

E un’altra cosa importante: avere meno carico apre anche a più strade e possibilità di itinerario. Banalmente una salita affrontata con la bici stracarica comporta molta più fatica e quindi ci preclude alcune strade.

Marco Bonuomo

Fra i luoghi attraversati, anche alcune giungle tropicali del sud est asiatico.

Cosa rappresenta per lei la bici?

È un passaporto che ti permette di andare ovunque. A differenza delle auto o dei mezzi a motore non mette barriere fra te e il mondo esterno. Non hai porte o finestrini che ti separino dalle persone che incontri. Quando entravo nei villaggi la gente mi si accostava e mi salutava. Un ciclista è aperto agli altri e gli altri si aprono a te.

Sono stato aiutato tantissimo durante il nostro viaggio dalle persone che abbiamo incontrato e sono convinto che il fatto di esser stato aperto, senza barriere fisiche e mentali, sia stato decisivo perché si fidassero di me. Ecco, andare in bici è anche questo: significa conoscere più persone, toccare i luoghi e le comunità con un ritmo diverso e vederli in maniera diversa. Entrando in contatto con le persone del luogo puoi vedere cose che non sono in nessuna guida turistica.

Ci sono stati imprevisti durante il viaggio?

Certo, un viaggio come il mio ti espone a imprevisti che un’esperienza turistica costruita non ti propone, ma devo dire la verità: sono stati spesso la parte più interessante del viaggio. Una volta, in Oman, percorrendo un percorso segnato su mappa sono finito in un punto senza via d’uscita. Era una situazione potenzialmente molto pericolosa perchè non avevo con me abbastanza scorte alimentari. Un coppia di abitanti del posto mi ha aiutato e ospitato.

Il nostro incontro è finito con una memorabile mangiata di aragoste. Oggi mi chiedo: cosa avrei perso, dal lato umano, se non avessi avuto questo imprevisto? Di cosa mi sarei privato? E non parlo ovviamente solo delle aragoste! Andare in bici espone a imprevisti, ma molti di questi si tramutano in incontri straordinari e arricchenti, a patto che si conservi un atteggiamento aperto e di fiducia. Ancora oggi, nell’accompagnare i miei clienti raccomando sempre loro di non pianificare tutto, di rimanere aperti all’incertezza: è anche questa una forma di libertà.

Marco Bonuomo

Il ciclista napoletano ha pedalato toccando ben 33 Paesi.

Ci vuole dare qualche consiglio per chi approccia un viaggio in bici? Magari anche per chi decide di farlo in famiglia e propone questa esperienza ai propri figli…

Il primo e per me più importante: fare un itinerario di massima pianificando il meno possibile, soltanto la struttura del viaggio e poi basta. Questo lascia spazio alla magia, a un invito, all’imprevisto. Il secondo, per le famiglie con bambini: programmare tappe corte, inserire nella pianificazione delle soste di interesse per bambini, diversificare le esperienze: non solo ed esclusivamente bicicletta, ma anche mare, giochi, visite a luoghi in cui si incontrano altri bambini.

Il terzo: non investire subito sulle attrezzature, verificare prima se l’esperienza piace e se la spesa vale la pena. Il quarto: nel primo viaggio limitare i dislivelli. Infine, non essere integralisti scartando a priori l’opzione bici elettrica: apre a possibilità in più anche per chi non è in perfetta forma.

Gabriele Rinaldi

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