Il Covid-19 ci pone di fronte a situazioni mai vissute e ci costringe a fare cose mai fatte prima. Ecco quanto, forse, ci può insegnare...
In questo particolare periodo, durante il quale buona parte della nostra vita quotidiana è condizionata dal triste fenomeno del Coronavirus, dovremmo imparare a controllare meglio le nostre emozioni così da agire con comportamenti adeguati.
Non è nostra intenzione toccare l’argomento dal punto di vista medico, ancora meno indicare soluzioni o dare giudizi sulle decisioni prese da governo, regioni o sindaci, piuttosto vorremmo condividere alcune riflessioni su come le persone stanno reagendo, comportandosi proprio in relazione alle emozioni che provano. Le emozioni brevi e intense, sono differenti dai sentimenti meno intensi ma duraturi, per questo motivo i nostri comportamenti, condizionati dalle emozioni, necessitano di maggiore riflessione, di attenzione e, per quanto possibile di una valutazione sulle conseguenze che gli stessi potrebbero avere.
Coronavirus: come affrontare la paura?
Per prima la paura, un’emozione primaria che tutti noi proviamo e che prevede tre modalità di comportamento.
1 – Reazione attiva, affrontiamo il nemico e lo combattiamo
2 – Ci blocchiamo in attesa che passi
3 – Scappiamo via
Se avessimo di fronte un orso quale delle tre sarebbe la scelta giusta? Avendo a che fare con un virus impalpabile e invisibile quale scelta è quella giusta? Molte aziende hanno proposto lo smart working e cioè il lavoro da casa per evitare contatti diretti con persone potenzialmente a rischio. Ma questa modalità corrisponde alla numero 2, mi blocco, forse meglio dire riduco al minimo le occasioni di contatto. Così facendo avrò più tempo per la mia famiglia, starò con i miei figli visto che anche loro non possono andare a scuola e tutto ciò non potrà che giovare ad un forzato WLB (work-life balance) di cui tanto si parla per migliorare la nostra vita. Domanda, come mai un virus “letale” ci obbliga ad assaporare il piacere di una vita meglio equilibrata tra lavoro e famiglia? Non potevamo pensarci prima, liberi da questa minaccia?
Covid-19, dalla rabbia al disgusto: come gestire le proprie emozioni
Un’altra emozione primaria è la vergogna, l’unica che non possiamo controllare ma che tutti proviamo. Vergognarsi di essere cinesi, lombardi o veneti, assurdo. Alcune linee aeree fanno sconti sui viaggi in Italia, altre limitano gli scali e altre ancora vietano l’ingresso nei loro paesi, partite a porte chiuse e ristoranti vuoti, esagerato? Forse dovrebbero vergognarsi loro di tali comportamenti dettati dalla paura dell’ignoto, dall’ignoranza.
Passiamo alla gioia, un’emozione desiderata da molti ma che non può manifestarsi a scapito degli altri. Dobbiamo gioire per coloro che sono guariti, gioire per le tre donne italiane che hanno isolato il virus e dovremo gioire non appena troveremo tutte le contromisure per battere questo male.
Ci sono anche l’invidia, il disgusto e la rabbia tra le emozioni primarie che condizionano i nostri comportamenti. Essere invidiosi è brutto, normalmente invidiamo chi ha più di noi ma oggi invidiamo chi non ha, chi non ha il virus. Sempre di invidia parliamo pur cambiando la prospettiva.
Poi c’è il disgusto, un’emozione sgradevole che proviamo più frequentemente con il cibo avariato o con situazioni di degrado ma anche verso coloro che immaginiamo siamo potenziali portatori del virus. Ci disgustano i comportamenti sleali, la cattiveria o la strafottenza, ci disgusta vedere le ingiustizie e ci dovrebbero disgustare certe strumentalizzazioni di questa situazione.
Ultima, ma non meno importante, la rabbia. In questo momento chi non ha provato rabbia nel sentire o vedere quanto accade? La rabbia stimola in noi comportamenti spesso esagerati e tristemente sbagliati. Possiamo controllarla e dopo un profondo respiro evitare sceneggiate o azioni delle quali ci pentiremo poco dopo.
Stress da Coronavirus: ecco come trasformarlo in qualcosa di positivo
Le tante emozioni che proviamo possono essere tutte controllate tranne la vergogna. Il teorico di tali studi è Daniel Goleman che nel suo libro Intelligenza Emotiva spiega chiaramente come riconoscerle e poi gestirle. Propone diversi modi affinché le persone aumentino la loro empatia a beneficio di tutti, così che si possa stare bene con se stessi per stare bene con gli altri.Siamo già abbastanza stressati senza dover aggiungere nuovi elementi di stress. Tuttavia lo stress, essendo una malattia, andrebbe curato da medici o con la medicina. La vita congestionata, le scadenze, i ritmi di lavoro ossessionati producono stress del quale spesso ignoriamo le spie (tremore, sudorazione, tachicardia, eccetera) che si accendono nel nostro corpo. Però, anche qui, una buona notizia, esiste anche quello buono, l’eustress che molti atleti, imprenditori o manager gestiscono positivamente migliorando le loro performance. Il Coronavirus ci pone di fronte a situazioni mai vissute prima, ci obbliga ad avere comportamenti che non siamo abituati ad avere e ci costringe a fare cose che non abbiamo mai fatto, ebbene, anche da questo ci sarà tanto da imparare. Chissà se un giorno, ci auguriamo il prima possibile, quanto accaduto sarà stato un buon insegnamento per migliorare le relazioni personali, aiutarci a fare gruppo per trovare soluzioni nel rispetto che ognuno chiede e allo stesso tempo deve, capire se il lavoro da casa davvero aumenta la produttività, affinché si possa raggiungere il corretto equilibrio tra vita personale e vita professionale. Dovremmo imparare a misurare le nostre emozioni con metriche coerenti e condivise al fine di adeguare i comportamenti, evitando eccessi ma soprattutto usando sano e utile buonsenso.
Coronavirus e resilienza: l’orgoglio dell’essere italiani per ripartire
Unitamente ai comportamenti adeguati sarà utile anche ritrovare quel sentimento chiamato orgoglio. L’orgoglio di essere italiani, come ci ha dimostrato il comandante Gennaro Arma sceso per ultimo dalla nave in quarantena a Yokohama, come ci hanno fatto sentire le tre ricercatrici che hanno isolato il virus o come ci siamo sentiti con gli astronauti Cristoforetti e Parmitano. Perché dobbiamo essere orgogliosi solo se vinciamo un campionato del mondo? L’Italia è un Paese stupendo e moltissimi italiani sono persone capaci, simpatiche e competenti.
“Il termine orgoglio si riferisce ad un forte senso di autostima e fiducia nelle proprie capacità, unito alla gratificazione conseguente all’affermazione di sé, di un proprio importante risultato, o di quello di un gruppo con cui ci si identifica”. Questa la definizione che troviamo su Wikipedia e dalla quale è bene sottolineare la fiducia nelle proprie capacità. Dobbiamo ritrovare fiducia in noi stessi e nelle nostre competenze.
Un famoso imperatore diceva “si combattono le guerre che si possono vincere non quelle giuste”. La guerra al virus è giusta e si può vincere, combattiamola con spirito di squadra, con buonsenso e con la nostra impareggiabile capacità di risolvere i “problemi all’italiana” nel suo significato migliore e più positivo, orgogliosi di essere italiani.
Gianluca Ferrauto, coach e consulente per la formazione comportamentale, docente alla RM Moda e Design di Milano