Sui vaccini contro il Coronavirus c'è molta confusione. Ecco un vademecum utile per capire quali sono i tipi usati in Italia, la loro efficacia e i tempi del richiamo
Nonostante la campagna vaccinale italiana stia procedendo con qualche differenza di velocità e organizzazione fra le regioni, le domande sui vaccini anti-Covid 19 sono ancora molte. Quali sono i vaccini disponibili oggi in Italia? La vaccinazione è obbligatoria? E quando fare il richiamo? Abbiamo realizzato una guida pratica per conoscere più da vicino i vaccini creati per combattere il Coronavirus.
Tipi di vaccini anti-Covid 19 in Italia
In Italia al momento sono disponibili quattro tipi di vaccini anti-Covid 19. Ecco come ciascuno di essi agisce al fine di creare gli anticorpi utili a combattere un’eventuale infezione o reinfezione da Coronavirus.
1. Vaccino Pfizer-Biontech
È un vaccino a RNA messaggero, che inoculando all’interno del corpo microparticelle di mRNA, stimola nell’organismo la reazione anticorpale contro il Covid-19. Si conserva a temperature molto basse (-80 gradi centigradi) e ha un’efficacia stimata al 95%.
2. Vaccino Moderna
Come il precendente, anche questo è un vaccino di nuova generazione a RNA messaggero. L’inoculazione delle microparticelle di mRNA è atta a stimolare la produzione di anticorpi contro il Coronavirus. Il vaccino Moderna si conserva tra i -15° e -25°, ma la il contenuto della confezione integra rimane stabile per 30 giorni anche tra +2° e i +8°. Ha un’efficacia stimata al 94% dopo due settimane dalla seconda dose.
3. Vaccino Astrazeneca (Vaxzevria)
È un vaccino a vettore virale e utilizza cioè un virus animale inattivato per stimolare le difese immunitarie contro il Coronavirus e la produzione di anticorpi. Si conserva tra i 2°C e 8°C. Come si legge sul sito dell’Aifa, l’efficacia di Astrazeneca risulta pari a circa il 60% nel prevenire la malattia sintomatica. Alla ricezione della seconda dose, invece, l’efficacia dopo 14 giorni si aggira intorno all’82%.
4. Vaccino Janssen (Johnson&Johnson)
Come il precedente, il principio attivo è l’adenovirus modificato che contiene il codice genetico della proteina Spike, necessaria per stimolare la risposta immunitaria contro il Coronavirus. Può essere conservato per 2 anni tra -25 °C e -15 °C e per tre mesi a una temperatura tra 2 °C e 8 °C. Il vaccino comincia a proteggere l’organismo dopo 14 giorni dall’inoculazione e ha dimostrato un’efficacia pari al 66,9%.
I vaccini non ancora disponibili in Italia
Non sono ancora disponibili in Italia – perché non ancora approvati dalle agenzie regolatrici europee – il vaccino russo Sputnik, che utilizza anch’esso la tecnologia a vettore virale, e i vaccini cinesi prodotti da Sinopharm e Sinovac. Per quest’ultimo, considerato comunque efficace per proteggere dal virus, l’EMA, Agenzia dell’Unione Europea per la valutazione sui farmaci, ha avviato da poco il processo di revisione che potrebbe portare all’autorizzazione all’uso anche da noi, anche se in tempi non prevedibili.
Vaccini anti-Covid 19: le domande e risposte più frequenti
La disponibilità di diversi vaccini ha generato molte domande e altrettanti interrogativi. Ecco quali sono i dubbi più frequenti a riguardo.
Si può scegliere il vaccino anti-Covid-19?
In Italia, ad oggi, non è possibile scegliere il tipo di vaccino al momento della prenotazione. In alcune regioni come nel Lazio e nel Veneto, però, i pazienti soprattutto all’inizio della campagna hanno potuto scegliere il centro vaccinale sapendo già quale tipo di vaccino veniva inoculato e quindi, indirettamente, hanno potuto prenotare il vaccino “preferito”.
È obbligatorio vaccinarsi?
La vaccinazione anti-Covid non è obbligatoria: è su base volontaria e gratuita e finora ha seguito un ordine di priorità, che tiene conto di età e fragilità, dei tipi di vaccino e della loro disponibilità. Gli operatori sanitari (medici, infermieri, farmacisti…) sono invece obbligati a sottoporsi alla vaccinazione, considerata – per decreto legge – un requisito essenziale allo svolgimento della professione.
Dosi e richiami dei vaccini anti-Covid 19
Esistono molti dubbi riguardo i richiami dei vaccini che funzionano con doppia dose. Spesso le informazioni sono discordanti e non è chiaro quando sia necessario effettuare la seconda inoculazione. Qui di seguito una guida suddivisa per tipologia di vaccino
Pfizer-Biontech: destinatari e richiamo
Questo vaccino è indicato dai 16 anni in su e si articola in 2 dosi con richiamo a distanza di almeno 21 giorni e al massimo 42 giorni. A oggi è in corso una discussione fra gli esperti di Pfizer-Biontech che ribadiscono che il richiamo ottimale, verificato durante lo studio del vaccino, è quello a 21 giorni, e Comitato Tecnico Scientifico italiano e Aifa che, per accelerare i tempi delle vaccinazioni e sopperire alla scarsità di dosi, puntano a rimandare il più possibile l’inoculazione della seconda dose, pur rimanendo entro i 42 giorni. Secondo l’Aifa posticipare la dose non dovrebbe compromettere l’efficacia della copertura vaccinale, che rimarrebbe intorno al 70%.
Moderna: destinatari e richiamo
Il vaccino Moderna è indicato a partire dai 18 anni e si tratta del secondo vaccino contro il covid autorizzato dall’Aifa in Italia. Si articola in due dosi e il richiamo deve essere fatto a distanza di 28 giorni dalla prima inoculazione.
Astrazeneca: destinatari e richiamo
Il chiacchierato Astrazeneca, benché sia destinato alle persone di età pari o superiori ai 18 anni, è preferibilmente inoculato alle persone non fragili dai 60 anni in su. Quanto al richiamo l’Aifa indica idealmente la somministrazione della seconda dose nel corso della 12esima settimana o a una distanza di almeno 10 settimane dalla prima dose.
Janssen (j&j): destinatari e richiamo
Il vaccino di Johnson & Johnson è destinato alle persone con età pari o superiore ai 18 anni. Come già anticipato, è un vaccino modonose e quindi non necessita di richiamo. Comincia a essere efficace dopo 14 giorni dall’inoculazione.
La seconda dose essere fatta con un vaccino diverso?
La seconda dose secondo gli esperti va effettuata sempre con lo stesso tipo di vaccino inoculato la prima volta: gli effetti della somministrazione di due vaccini diversi, anche se basati sulla stessa tecnologia, infatti, al momento non sono verificati.
Terza dose del vaccino: bisognerà farla?
Non è ancora una certezza ma con ogni probabilità la terza dose del vaccino anti-covid 19 si dovrà fare. Questo per prolungare l’immunità al virus che, nel tempo, diventerà endemico e con cui, come con altri patogeni, dovremo “convivere”. Il richiamo dovrebbe essere programmato già da novembre per le categorie che sono state vaccinate per prime: i sanitari e gli over 80. I primi a parlare della necessità di un richiamo a 6/12 mesi e poi annuale sono stati gli esperti di Pfizer/BioNTech ma oggi la comunità scientifica è concorde nel consigliarlo.
Lucia Fino