Lo Juventus Stadium è un esempio di diffusione, in Italia e all’estero, del recupero di materiali usati in edilizia e dei vantaggi per l’ambiente e l’economia.
Cos’hanno in comune l’Allianz Stadium (lo stadio della Juventus), il Palaghiaccio di Torino, il centro ippico “Tashunka” di Todi, e lo stadio “Antonio Landieri” di Scampia? Sono tutti impianti sportivi nati dal recupero e riciclo di materiali.
DAL VECCHIO AL NUOVO STADIO; ESEMPI DI ECONOMIA CIRCOLARE – Lo stadio della squadra campione d’Italia è il fiore all’occhiello non solo a livello tecnologico, ma anche di scelte di economia circolare: è nato, infatti, dal recupero e riutilizzo di materiale derivato dalla demolizione di strutture esistenti. A segnalarlo è il rapporto Recycle, di Legambiente, dove si spiega che per realizzare l’impianto sono stati recuperati materiali dismessi del vecchio ex “Delle Alpi”, reimpiegandoli nel nuovo cantiere. Si parla di 40mila metri cubi di calcestruzzo, frantumati e impiegati come sottofondo alla base del nuovo impianto. Inoltre, ci sono anche 5000 tonnellate di acciaio, 2000 metri quadrati di vetro e 300 tonnellate di alluminio. Oltre a evitare di sottrarre nuove materie prime, l’operazione green ha permesso un risparmio economico stimato in 2 milioni di euro circa.
Stessa cosa è avvenuta per il Palaghiaccio di Torino. Nato dalle “ceneri” delle realizzazioni olimpiche per Torino 2006. Anche in questo caso protagonisti sono i materiali riciclati, in particolare l’aggregato, usato per realizzare il sottofondo interno ed esterno alla struttura. Si parla di 20.000 metri cubi di aggregati riciclati utilizzati.
I CAVALLI CORRONO (MEGLIO) SUGLI PNEUMATICI RICICLATI – Il centro ippico umbro “Tashunka” a Todi è invece frutto di un progetto di riqualificazione nato dalla sinergia tra l’Uisp (Unione italiana Sport per tutti) ed Ecopneus, società di recupero pneumatici. In questo caso è stata impiegata gomma riciclata per le nuove pavimentazioni. Una scelta amica dell’ambiente, ma anche del benessere degli animali e dell’economia: permette, infatti, di abbattere i costi di gestione e manutenzione e di evitare eccessivi traumi o cadute degli equini. Nei centri ippici la gomma “usata” trova spazio sia nella superficie sui pavimenti rigidi, come box e corridoi, sia sotto forma di granulo dove l’animale si muove e si allena. La stesa di gomma riciclata è più salutare per gli animali, a confronto del tradizionale calcestruzzo, causa invece di eccessiva sollecitazione tendinea-muscolare delle zampe e, spesso, anche di cadute. Per realizzare i 500 metri quadri e più di pavimentazioni del centro sono state utilizzate circa 15 tonnellate di gomma riciclata, l’equivalente in peso di oltre 1600 pneumatici da autovettura. Anche un altro centro ippico umbro, l’Happy Horse di Orvieto, è nato dal riciclo di 12.000 pneumatici usati.
La gomma “fine vita” ha trovato spazio anche nella nascita dello stadio di Scampia (Napoli) dedicato ad Antonio Landieri, il disabile 25enne vittima innocente di camorra. Anche in questo caso è stata Ecopneus a dare il proprio sostegno per costruire l’impianto, un campo di erba sintetica di 500 metri quadri realizzato con 77.000 kg di gomma recuperati nella Terra dei fuochi, frutto di un protocollo d’intesa siglato dal ministero dell’Ambiente, prefetture e Comuni.
RICICLO, LEGGI ED ESEMPI – Per impiegare materiali riciclati nella costruzione di nuovi impianti sportivi e per altre infrastrutture serve lo stimolo legislativo, a livello nazionale e locale. In quest’ultimo caso Prato, Bologna, Ferrara (prossimamente) hanno già promosso misure mirate. Ma non sono le uniche amministrazioni locali virtuose: la Provincia di Lecce, attraverso la Giunta, ha richiesto che venga previsto il recupero e il riutilizzo del materiale inerte proveniente dalla demolizione di sovrastrutture stradali, puntando a un obbligo di riciclo al 70% di inerti stradali. In modo simile si è mossa la Provincia di Trento. Sempre Legambiente, attraverso il rapporto Recycle, segnala che la Regione Piemonte, proprio per incentivare l’impiego dei riciclati, promuove, oltre alla differenziazione del prezzo, l’idea di affiancare al prezziario un capitolato speciale d’appalto; la Regione Toscana, per parte sua, promuove l’obbligo nei bandi di gara di utilizzare una percentuale minima di materiali del 15%, provenienti da recupero e riciclo di rifiuti.
ANCHE ALL’ESTERO IL RIUSO TROVA SPAZIO – Ma anche all’estero di esempi in piena logica di circular economy se ne trovano diversi. Alcuni esempi: a Melbourne, in
Australia, è stato realizzato un edificio pubblico di dieci piani, mediante l’impiego di calcestruzzo “Green Concrete”, utilizzando cioè un mix contenente materie prime con riciclate, materiali di scarto e ceneri volanti in un quantitativo variabile dal 20% al 60%. Negli Usa si segnala il caso degli edifici della Environmental Protection Agency, ad Arlington (Virginia), dove è stata usata una quota pari al 27% di materiale riciclato, come scorie aggregate ricavate dal cemento, contando anche parti di legno, acciaio, cemento, asfalto, cartone e carta. In Europa si segnalano altri esempi: l’intervento a Copenaghen di recupero e la riconversione in abitazioni di due ex silos gemelli situati sul lungomare di Copenaghen è interessante non solo per il riuso dell’esistente, ma anche per il riutilizzo in loco del calcestruzzo; da segnalare anche il progetto danese Rebrick, nato quasi un decennio fa dall’idea di una gestione più efficiente dei rifiuti da demolizione e si basa sulla pulizia automatica di mattoni di argilla.