Parasacchi Home è una realtà di arredo nata da un’azienda italiana produttrice di bobine in materiale plastico, che sta portando avanti una conversione “green”
Può accadere che dalla plastica nasca un’idea naturale? Sì, e lo dimostra il caso dell’azienda italiana Parasacchi, nata nel 1945 e specializzata nella produzione e vendita di bobine di plastica per avvolgere cavi elettrici, fili metallici e sintetici, nonché in lavorazioni plastiche. Una realtà tradizionale che ha deciso di accostare alla produzione classica una nuova idea. Così, da una “costola” aziendale, è nata da poco più di un anno Parasacchi Home, dedicata espressamente al design. Propone arredi e complementi di arredo che reinterpretano – utilizzandole – proprio le bobine trasformate abilmente in tavolini e seggiolini.
QUANDO LA PLASTICA DIVENTA GREEN – Luisa Parasacchi ci confessa che l’idea di trasformare in complementi d’arredo le bobine di produzione della sua azienda nasce quasi per gioco: «Con il prezioso aiuto dell’architetto Giorgio Caporaso il progetto sta prendendo forma e sarà pronto per entrare nel mondo del design ed affrontare nuove sfide internazionali legate all’economia circolare». Alla direzione artistica e come direttore del design è stato chiamato infatti Giorgio Caporaso, architetto pluripremiato e molto attento alla sostenibilità ambientale. Dal suo arrivo e dalla collaborazione con l’azienda condotta da Luisa Parasacchi si è cominciata a concepire un’idea che ha assunto sempre più un’impronta green, come spiega proprio l’art director: «Siamo all’inizio, ma ci siamo dati un obiettivo e un programma da qui al 2024 che dovrebbe portare, secondo le intenzioni, a un profondo cambiamento del paradigma aziendale. Per far questo abbiamo aperto all’interno dell’azienda madre una nuova business unit, Parasacchi Home appunto, avviando un percorso virtuoso e creativo mirato anche al recupero e riutilizzo di bobine». Il passaggio che l’architetto conta di consolidare riguarda sia il design di prodotto che il design di servizio. «Già oggi, nel primo caso, in parte recuperiamo bobine da clienti e le riutilizziamo. In parte si è avviato un percorso di economia circolare – già espresso chiaramente a partire dal logo – che vede il riuso delle bobine, anche quelle piccole o rovinate, debitamente macinate per entrare ancora nel ciclo produttivo come materia prima. Ma il prossimo passo, già parzialmente concretizzato, è quello di realizzare soluzioni con materiali riciclati, come realizzare prodotti con lo stampaggio utilizzando compound in legno composito. È un materiale che combina scarti del legno, sotto forma di farina miscelata, con plastica, in una proporzione oggi che arriva con cariche vegetali al 50%». Tuttavia persiste ancora la plastica “vergine”«ed è su quello che stiamo lavorando e che abbiamo presentato in anteprima al Fuorisalone di Milano: ovvero una produzione di bobine stampate in plastica 100% riciclata post consumo – anticipa Caporaso – Si tratta di un passo avanti notevole che comporta un utilizzo di materia prima in ottica squisitamente circular economy non solo per Parasacchi Home ma anche nell’offerta stessa dell’azienda madre. È un passaggio complesso, anche solo per questioni tecniche legate all’iniezione nelle macchine da stampaggio, ma vorremmo che si ampliasse sempre di più e potesse diventare il prossimo futuro».
COMPLEMENTI D’ARREDO NATURALI O….CIRCOLARI – Per la parte relativa ai complementi d’arredo, si lavora sull’utilizzo di materiali che siano sempre più ecosostenibili non solo per i basamenti, ma anche per i tessuti e per le imbottiture. «Stiamo avviando dei test per la colorazione naturale della plastica riciclata», spiega ancora l’art director. Luisa Parasacchi, titolare dell’azienda, ha appoggiato in pieno questa svolta ecosostenibile, che prevede anche l’installazione, nel prossimo futuro, di impianto solare fotovoltaico, l’utilizzo di carta riciclata o da foreste certificate (PEFC o FSC). Altri progetti ecologici riguardano la volontà di realizzare tessuti per rivestimento realizzati da legname di foreste certificate, di cui se ne sta valutando la fattibilità. Da segnalare in particolare la volontà di rendere l’arredo “green” al 100%, imbottiture comprese: anche in questo caso si studia un materiale ricavato da legno certificato. In tal senso, abbiamo un dialogo aperto da mesi per testare dei materiali con alcuni eventuali futuri fornitori.
Oltre a puntare ad ampliare l’offerta delle soluzioni di complementi d’arredo per offrire un ventaglio completo, c’è anche un altro proposito in chiave circular economy, al vaglio delle strategie di design: «puntiamo a creare per i clienti un place market per rivendere i propri oggetti usati», anticipa Caporaso. Ci vuole ancora tempo e non sarà facile da costruire ma è una intenzione di servizio che vorremmo proporre e fornire una volta a regime, fra qualche anno. Siamo all’inizio, e abbiamo iniziato a lavorare da poco più di un anno, ma il desiderio è quello di riuscire nel futuro a trovare soluzioni che ci aiutino ad aumentare sempre di più a livello aziendale questo nuovo approccio.
A questo punto vale la pena guardare ancora più lontano, ovvero riutilizzare la plastica che invade gli oceani. È una possibilità? «Ci abbiamo pensato, ma ancora non siamo in grado di confermare con certezza se sia un’ipotesi fattibile – risponde l’architetto – In ogni caso c’è l’intenzione di comprendere se ci sono le condizioni per un suo utilizzo».