Secondo l'UE l'edilizia deve mettere in pratica riciclo e riuso per diventre davvero green: c’è ancora molto da fare per attuarla
L’economia circolare in edilizia è un tema di stretta attualità in Europa. La Commissione Europea proprio in questi giorni ha presentato al Parlamento UE un report sull’attuazione del piano d’azione per la circular economy, evidenziando che la circolarità ha creato nuove opportunità commerciali, ha dato origine a nuovi modelli commerciali e sviluppato nuovi mercati. Nel 2016, attività circolari come la riparazione, il riutilizzo o il riciclo hanno generato un valore aggiunto di quasi 147 miliardi di euro, a fronte d’investimenti per un valore di circa 17,5 miliardi di euro.
In Europa, il riciclo dei rifiuti urbani nel periodo 2008-2016 è aumentato e il contributo dei materiali riciclati alla domanda complessiva mostra un miglioramento continuo. Tuttavia, in media, i materiali riciclati soddisfano solo meno del 12% della domanda di materiali dell’UE. Il settore delle costruzioni ha grandi possibilità di sviluppo in tema di riuso e riciclo dei materiali esistenti negli edifici. Ma occorre impiegarli e farlo bene.
Economia circolare in edilizia: norme e opportunità
Green Building Council Italia ha organizzato di recente un convegno dedicato al tema dell’economia circolare in edilizia. Il quadro normativo favorisce il riciclo e il riuso: la Direttiva europea 98/2008/CE, Direttiva Quadro sui Rifiuti, ha introdotto di recente un target di recupero dei rifiuti inerti pari al 70% da raggiungere entro il 2020.
Questa novità potrebbe determinare a livello potenziale una svolta decisiva nel settore del riciclo dei rifiuti da costruzione e demolizione, oggi trascurato, preferendo conferire in discarica per questioni di costo e complessità normativa. Marco Caffi, direttore GBC Italia, ha ricordato che l’interesse sul tema è grande e ha citato Circl, edificio sede della banca olandese Abn Amro, quale esempio significativo di un modo di costruire partendo proprio dalla circular economy. Sono state utilizzate parti anche di altri edifici in demolizione e la stessa banca ha raccolto dai suoi dipendenti 16mila paia di vecchi jeans che sono stati incorporati nel soffitto e servono come materiale isolante. Circl rappresenta e mette in pratica quanto disposto dal governo olandese. L’esecutivo vuole che, entro il 2050, il modello economico nazionale funzioni completamente con materie prime riciclate. Questo sarà un processo lungo e impegnativo, ma già si punta a raggiungere entro il 2030 una riduzione del 50% dell’uso di materie prime.
Edilizia ed economia circolare in Italia: qual è la situazione?
E in Italia? «Il tema non è ancora sviluppato», afferma Roberto Coizet, membro del Centro Materia Rinnovabile. Sono tre i nodi principali: normativo, tecnico-economico e culturale. Nel nostro Paese «s’incontrano grossi problemi quando si tratta di autorizzazioni dell’uso dei materiali e l’edilizia che ha il più grosso flusso di rifiuti non trova la possibilità di vederne la valorizzazione. Stiamo parlando di 54 milioni di tonnellate, ma dai dati non ufficiali il quantitativo sembra essere almeno il doppio, a causa della mancata tracciatura di buona parte dei rifiuti».
Inoltre l’edilizia in Italia, seppure sia un settore in crisi e con un mercato povero, ha grande abbondanza di materie prime e ha più facilità quindi di scarto. Per questo serve un’azione di tracciatura più profonda, cercando di evitare quanto più possibile l’uso – o abuso – di materia prima. In termini culturali, occorre davvero cambiare una mentalità che non è abituata a vedere lo spreco. «Servirebbe una carta dei diritti sui materiali, come propugnato da Thomas Rau», prosegue Coizet, ricordando la figura dell’architetto e figura di avanguardia mondiale sul concetto di circular economy applicata all’edificio.
Un punto di svolta
Cosa poter fare per migliorare questa situazione? Il GBC ha attivato lo scorso anno un gruppo di lavoro del GBC dedicato all’economia circolare. Lo ha spiegato Monica Lavagna, docente del Politecnico di Milano esperta di sostenibilità e valutazione del Life Cycle Assessment in edilizia, segnalando che l’attività svolta dal gruppo si è concretizzata in un position paper che sarà presto pubblicato.
Le azioni chiave per rendere attuativa la circular economy: una spinta pubblica per innescare azioni a carattere collettivo; analisi dei flussi dei rifiuti generati a livello tecnico ed economico, servendosi anche della tecnologia, dei Big Data & Analytics. Servono anche una piattaforma di scambio per progettisti, lo sviluppo del concetto di disassemblabilità e incentivare l’uso di pratiche di analisi pre demolizioni.
Si è parlato anche della necessità di un passaporto dei materiali, o di un catasto specifico. «Sono necessarie anche norme cogenti e incentivi per promuovere il riciclo», ha evidenziato Lavagna, segnalando anche la giusta attenzione per la sostenibilità, vero concetto fondante. Da qui deve passare l’azione di riciclo materiali, che sia attenta sì allo sfruttamento di materiale esistente, ma che faccia anche attenzione al rispetto ambientale degli stessi perché si costruisca in modo circolare ed eco compatibile.