Un materiale tradizionale, oggi riscoperto per i suoi vantaggi ecologici e di regolatore climatico, cui il Politecnico di Milano ha dedicato un recente workshop
La terra cruda altro non è che un materiale con cui noi siamo a contatto quotidianamente e al quale spesso non facciamo caso. Ma se pensiamo che circa il 40 percento delle popolazioni abita in case costruite con questa base, è facile capire l’importanza di tale elemento nell’edilizia. Se valutiamo anche l’aspetto ecologico della materia (si ricicla e non inquina) e il risparmio energetico che ci garantisce (circa il 90 percento rispetto ai mattoni di terra cotta), forse varrebbe la pena di rivalutarla.
Il Politecnico di Milano ha dedicato un workshop specifico all’argomento, così da poter far comprendere agli studenti il valore della terra cruda.
Ne abbiamo parlato con Anna Delera, Professore associato di Tecnologia dell’Architettura e docente del Politecnico di Milano. «Questa volontà didattica nasce in realtà con l’intento di andare a costruire una struttura ospedaliera in Tanzania, presso una Missione di Padri Passionisti. La volontà è quella di ampliare la struttura già esistente, utilizzando la tecnologia che naturalmente si trova sul posto, ossia quella della terra cruda, abituale negli usi e nelle tradizioni della popolazione locale», spiega Delera. In quel Paese si affronteranno dunque tre settimane di lavoro progettuale dove si insegneranno tecniche specifiche su questo materiale, si parlerà delle condizioni geografiche, culturali, religiose, storiche e politiche locali.
Terra cruda: una tecnologia che offre opportunità di lavoro anche in Italia
«L’esperienza che faranno questi ragazzi è senza dubbio interessante, non solo per l’opportunità offerta loro di andare in Tanzania a realizzare parte dell’opera, ma anche e soprattutto per le possibili aperture di carattere professionale che l’impiego di una tecnologia come questa può riscuotere, sia in Europa che anche da noi in Italia», continua Delera.
Esistono infatti diverse costruzioni di questo tipo nella zona di Novi Ligure, di Tortona e nelle zone agricole del sud Italia. «Abitazioni realizzate in tempi passati con la tecnologia della terra e che oggi necessitano quasi tutte di un intervento di ripristino e di ristrutturazione, perché come sappiamo, essendo la terra un materiale naturale, è più esposto alla corrosione nel tempo e alle modifiche da parte di agenti esterni: l’acqua dilava la terra, il sole la cuoce esageratamente e poi la sbriciola, il vento se la porta via, le termiti svolgono un azione corrosiva importante. Per cui il ripristino dei manufatti in terra che esistono sul nostro territorio ed in tutta Europa, è un tema che potrebbe in qualche modo aprire una porta professionale agli studenti della nostra scuola» aggiunte la docente del Politecnico.
Un materiale di tendenza con un valore aggiunto
L’architetto Diego Golfieri, responsabile del workshop, aggiunge «La terra cruda è un materiale molto legato al luogo in cui nasce e si sviluppa, alle persone che ci vivono, quindi produce un’architettura molto centrata sul territorio, sulle sue caratteristiche e su quelle che sono le sue risorse.
Attualmente la terra cruda fa anche tendenza ed è proprio questa la chiave importante di lettura della terra: essendo un materiale ambito che ha un suo spessore, anche di immagine, diventa appetibile dal mercato. Inserito in determinati contesti, accresce il valore dell’oggetto e ne dà in questo senso un valore aggiunto», conclude Golfieri. Gianni Scudo, docente di Tecnologia dell’Architettura e Progettazione Ambientale nella Facoltà di Architettura e Società sedi di Milano e Mantova, racconta di quanto la terra cruda sia presente nel nostro territorio e dei suoi vantaggi.
«La tecnologia e l’architettura in terra, in Italia, hanno una notevole tradizione in molte regioni: nel Nord, nel centro, e molto in Calabria e in Sardegna. Queste tradizioni sono state riscoperte recentemente negli ultimi 25/30 anni, ma l’utilizzo della terra, oggi nel nostro Paese, è un po’ critico. La si utilizza, infatti, come tecnologia base per costruire e rispondere a prestazioni di carattere statico, in quanto la normativa italiana non prevede, contrariamente ad altre normative europee, come in Germania l’utilizzo della terra come materiale da costruzione. Quindi di fatto ora da noi, la terra si utilizza con alcune tecnologie di involucro, ad esempio blocchi in terra cruda alleggeriti con residui agricoli, oppure mescolando la terra con fibre vegetali tipo paglia: tutti sistemi che servono per chiudere l’edificio, ma non per sostenerlo», continua Scudo. «Un altro uso corrente è quello di mettere all’interno degli edifici intonaci in terra cruda. Questo si è relativamente diffuso negli ultimi 30 anni e attualmente ci sono alcune industrie che producono dei buoni materiali basati sull’uso della terra.
Terra cruda: come utilizzare al meglio le sue caratteristiche
Tutto ciò è abbastanza importante perché la terra, anche usata solo come finitura interna, cioè come intonaco, se utilizzata con un certo spessore, ha dei vantaggi molto elevati rispetto agli altri materiali convenzionali per le finiture interne: regola il clima, soprattutto per quanto riguarda l’assorbimento e la restituzione dell’umidità e ha buone capacità di assorbire un largo spettro di onde elettromagnetiche. Questi pregi, insieme alla totale riciclabilità dei manufatti e alla possibilità di ripristinare le sue capacità plastiche (bagnandola a lungo) rendono la terra un materiale molto diffuso soprattutto per le finiture interne», conclude Gianni Scudo.
Per saperne di più: AICAT Associazione Italiana dei cultori dell’Architettura in terra (Prof. Eugenio Galdieri) via Accademia Platonica 12, Roma tel. 06-5402346; CED Centro di documentazione permanente sulle case in terra, P.za De Iollis, Casalincontrada (Chieti) Tel. 0871-370975, www.terracruda.org; GRUPPO TERRA DiTec del Politecnico di Milano (Prof. Gianni Scudo) via Bonardi 3, Milano.