Wise Society : Ponte sullo Stretto: quanto costa a noi e all’ambiente?

Ponte sullo Stretto: quanto costa a noi e all’ambiente?

di Patrizia Riso
4 Agosto 2024

Il 29 luglio 2024 è stato approvato il cosiddetto "progetto spezzatino" per costruire il Ponte sullo Stretto per singole fasi costruttive, senza un progetto esecutivo approvato. Vediamo le caratteristiche del Ponte di Messina e il suo effetto sui territori

Con un voto di fiducia sul decreto Infrastrutture, il Governo Meloni accelera la realizzazione del progetto del Ponte sullo Stretto. O meglio, di alcune parti del progetto. L’articolo 2 del decreto “Salva Ponte”, infatti, è chiamato anche “spezzatino” perché permette di realizzare il Ponte per singole fasi costruttive, senza che ci sia un progetto esecutivo approvato. Un po’ come se il comune di una città permettesse a una impresa edile di costruire le fondamenta di un abitato, senza aver approvato il progetto dell’edificio e quindi senza la certezza che la casa venga poi costruita e abitata. Con questa misura, l’avvio dei cantieri, senza la certezza che l’opera sia poi completata, sembra più concreto. Vediamo quindi che impatto ha avuto, sta avendo e avrebbe il Ponte sullo Stretto sull’economia, sull’ecosistema e sulla vita delle persone.

Stretto di messina

Stretto di Messina – Foto Shutterstock

Caratteristiche del Ponte sullo Stretto

Se il Ponte venisse realizzato, sarebbe l’opera dei record: il ponte sospeso a campata unica più lungo al mondo, con oltre 3.660 metri totali, 61 metri di larghezza, due torri poste a terra di 399 metri, un sistema di sospensione formato da due coppie di cavi del diametro di 1.26m, 6 corsie per mezzi gommati e due binari ferroviari. Il ponte non è solo un progetto, ma è diventato simbolo di un certo tipo di sviluppo basato sulla costruzione di infrastrutture, anche nel tratto di mare tra Calabria e Sicilia. Proviamo, quindi, a ricostruire le caratteristiche del progetto e il suo impatto ambientale sul territorio e sull’ecosistema naturale.

Impatto del ponte sullo stretto di Messina

Il Ponte, oltre a entrare violentemente nel paesaggio, si andrebbe anche ad inserire in un territorio privo di collegamenti dove manca una rete di trasporti efficiente. Il report di Legambiente del 2023 “Il grande bluff” chiarisce che «In Calabria sono 686 i km a binario unico su 965 km totali di rete ferroviaria, ossia il 69,6%; mentre la rete non elettrificata conta 477 km, ossia il 49,4% del totale. In Sicilia sono addirittura 1.267 i km di linee a binario unico, l’85% del totale di 1.490 km». Ecco gli aspetti principali legati all’impatto ambientale del Ponte sullo Stretto.

Rischio sismico e dei venti dello Stretto

L’Istituto di Scienze Marine ISMAR nel report “Lo Stretto Messina: criticità geologiche e tettoniche” di ottobre 2020, ha sottolineato come il sistema di spaccature profonde situate tra lo Stretto di Messina e l’Etna stia separando la Sicilia dal resto d’Italia. Inoltre, come spiega il Comitato Invece del Ponte: «Lo Stretto di Messina ha una forma a imbuto, che imprime una potentissima accelerazione ai venti, molto più elevata della velocità media e l’effetto sull’agibilità del ponte è del tutto sconosciuta».

Distruzione della biodiversità

Nello Stretto esistono due Zone di Protezione Speciale (Costa Viola in Calabria e Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antenna a Mare e area marina dello Stretto in Sicilia) e 11 Zone Speciali di Conservazione. «Nello Stretto di Messina – dice Legambiente – si concentra una delle più alte concentrazioni di biodiversità al mondo. Di estrema rilevanza sarebbero anche gli impatti sull’ecosistema marino, dove sono presenti flussi migratori e passaggi di cetacei, del tonno rosso, del pesce spada, oltre che specie abissali e praterie di Posidonia oceanica».

Aumento di emissioni

Come spiega il comitato Invece del Ponte «I mezzi gommati con il ponte dovrebbero percorrere 30 chilometri in più (47 invece che 17) rispetto all’attuale sistema con una produzione di emissioni triple (10,7 kg di CO2 contro 3,5). Significa emissioni aggiuntive di CO2 per circa 47.000 tonnellate / anno».

Consumo idrico eccessivo

Nel progetto del 2011 la Stretto di Messina ha chiesto ad Amam una portata di 43 litri al secondo (ridotta nell’aggiornamento del 2024), e stimato un consumo di un milione e 600mila metri cubi di acqua solo per le operazioni di cantiere nei sette anni di costruzione del ponte. A questo dato, manca la stima per acqua potabile e uso umano né, come spiega, il geologo Carmelo Gioè tecnico del Comune di Messina «è stato considerato l’utilizzo dei dissalatori a causa della salamoia di risulta che sarebbe di difficile smaltimento».

Blocco al transito marittimo

A febbraio 2023 il presidente di Federlogistica, Merlo, ha chiarito che: «un’altezza massima di 65 metri sul livello del mare impedirebbe il transito di molte unità navali che già oggi operano in Mediterraneo, costrette teoricamente, una volta costruito il ponte, a circumnavigare tutta la Sicilia anche solo per raggiungere Messina o Catania partendo da Napoli».

Mancanze procedurali

La Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale VIA e VAS aveva dato il suo parere n. 1185 il 15/3/2013 sulla verifica di ottemperanza del progetto definitivo del 2011. Dall’analisi risultava che, su 27 prescrizioni, solo 6 risultavano ottemperate, 18 solo parzialmente ottemperate (tra cui gli aspetti geo-sismo-tettonici e idrogeologici) e 1 non ottemperata (2 non competevano al Ministero dell’Ambiente). Ad aprile 2024 la commissione che valuta l’impatto ambientale del progetto ha richiesto al ministero dell’Ambiente un’integrazione di 239 documenti diversi.

C’erano trenta giorni per rispondere con la documentazione necessaria, ma non c’è riscontro su cosa sia avvenuto dopo. Nel frattempo, dopo l’esposto presentato a Febbraio 2024 dal Partito Democratico e da Alleanza Verdi Sinistra, ad aprile 2024 un comitato di cittadini messinesi ha presentato un esposto alla Procura di Messina, alla Corte dei conti e per conoscenza alla Procura di Roma e al Cipess. Oltre quaranta professionisti, magistrati, persone che dovranno subire espropri, avvocati e docenti universitari hanno preso posizione contro il Ponte per chiedere, come riportato da Fanpage «all’autorità giudiziaria di verificare se il parere e la delibera non abbiano creato le premesse per un ingiusto e illecito depauperamento delle casse dello Stato».

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Quanto costa il Ponte di Messina

Al decreto-legge del 16 marzo 2023 del governo Meloni manca inoltre la specifica della copertura finanziaria dell’opera e un chiarimento su come ottenere le autorizzazioni ambientali. In pratica, come riporta Legambiente, il Ponte non c’è ma parlarne è già costato tanto. «È stato già speso circa 1 miliardo di euro in progetti, senza realizzare alcuna opera, mentre ancora non si ha idea di quanto effettivamente, a fine lavori, costerebbe. Va considerato, infatti, che si tratta di un’infrastruttura che è passata dai quasi 5 miliardi del 2001 (delibera Cipe 121/2001) ai 6,3 miliardi stimati dalla Corte dei conti nel 2011 fino agli 8,5 miliardi dell’anno seguente. Nell’ultimo aggiornamento del Documento di economia e finanza dello scorso aprile – 2023 ndr -, il costo per la realizzazione del Ponte (escluse le opere connesse su entrambe le sponde) è di 13,5 miliardi di euro».

Oltre a questi costi, ci sono quelli relativi alla Società Stretto di Messina Spa che, dal 1981, suo anno di fondazione, continua ad essere alimentata dallo Stato e, in caso di mancata realizzazione del ponte, chiederebbe oltre 300 milioni tra indennizzi e rimborsi. C’è poi da considerare che il ponte deve essere costruito nel punto minimo di attraversamento, lontano dalle aree metropolitane di Messina e Reggio Calabria da cui si spostano 20.000 passeggeri al giorno, di cui almeno un quarto pendolari. Con il ponte il percorso avrebbe una durata di poco inferiore ad un’ora, con un risparmio di 15-20 minuti rispetto al tragitto in traghetto, che impiega 30 minuti, ma a cui vanno aggiunti i tempi per l’imbarco. Ma quanto costano questi 15 minuti di tempo, forse, risparmiati?

Stretto fra sicilia e calabria

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Storia del Ponte sullo Stretto

L’idea di un collegamento tra l’isola e il continente torna periodicamente nelle promesse politiche contemporanee, ma la storia è lunga e antica. Secondo lo storico romano Strabone, nel 250 a. C. i romani crearono un ponte mobile di legno per trasferire sulla sponda calabrese 104 elefanti catturati nella battaglia contro il generale cartaginese Asdrubale. Ci sono state altre ipotesi di collegamento tra i due territori, sebbene in condizioni politiche ed economiche diverse.

  • 1870 e 1883: arrivano le prime due proposte di progetto di ponte sospeso.
    1908: il terremoto di Messina, con le sue 80.000 vittime, e le guerre cambiano le priorità.
  • 1969: primo concorso di idee sulla costruzione indetto dal Ministero dei Lavori Pubblici.
  • 1981: viene costituita la società concessionaria Stretto di Messina S.p.a.
  • 1992: si individua il primo progetto preliminare.
  • 2002: il ponte entra nel “Piano decennale per le Grandi Opere”, con il secondo governo Berlusconi.
  • 27 marzo 2006: Il consorzio Eurolink, guidato da Impregilo S.p.A, ottiene l’appalto del progetto.
  • 10 aprile 2006: Il governo Prodi blocca il progetto e l’appalto.
  • 2007: la Stretto di Messina S.p.a. viene accorpata all’ANAS per evitare il pagamento della penale di oltre 500 milioni di euro.
  • 23 dicembre 2009: cominciano i lavori propedeutici alla creazione del cantiere, annunciati come “La posa della prima pietra” dal governo Berlusconi.
  • 2011: la società Stretto di Messina approva il progetto definitivo.
  • 2013: la Stretto di Messina S.p.A. viene messa in liquidazione e il progetto bloccato dal Governo Monti per mancanza di fondi e autorizzazioni ambientali e tecniche.
  • 16 marzo 2023: il governo Meloni, con il decreto-legge “Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria”, riattiva la Stretto di Messina S.p.A. con una dotazione di 50 milioni di euro per il 2023 e riavvia la procedura di progettazione esecutiva del ponte sullo Stretto di Messina.
  • 29 luglio 2024: viene approvato il decreto Infrastrutture “spezzatino”, per costruire il Ponte sullo Stretto per singole fasi costruttive, senza un progetto esecutivo approvato.

Il movimento contro il Ponte

Come per altri interventi infrastrutturali, TAV Treno Alta Velocità in Valsusa, TAP Trans Adriatic Pipeline solo per citarne alcuni, anche contro il Ponte di Messina c’è un movimento di persone, reti e associazioni che si oppone alla costruzione a favore di alternative sostenibili.

Il movimento è nato negli anni 2000 e si compone di diverse realtà siciliane e calabresi, in comunicazione tra loro, tra le quali citiamo: No Ponte Calabria, Spazio No ponte, No Ponte Capo Peloro e il già citato comitato Invece al Ponte. Dopo la manifestazione del 12 agosto 2023 e quella del 18 maggio 2024 a Villa San Giovanni, si replica con una nuova grande manifestazione nazionale contro il ponte il 10 agosto 2024 a Messina per chiedere la soppressione della società statale “Stretto di Messina Spa” e il trasferimento delle risorse destinate al Ponte a interventi contro la siccità.

Intanto, sull’onda dei limiti alle azioni dei movimenti ambientalisti, il Governo attacca con quello che è stato definito decreto “Anti No ponte”. Il 10 luglio 2024 è stato approvato un emendamento presentato dalla Lega al Decreto Sicurezza che prevede un’aggravante per cui, come riporta Ansa, “se la violenza o minaccia” a un pubblico ufficiale “è commessa al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di una infrastruttura strategica la pena è aumentata”.

Le alternative sostenibili al Ponte

Ma i dubbi sull’utilità e la sostenibilità dell’opera arrivano anche dall’Ing. Mario Paolo Mega, presidente della Autorità di Sistema Portuale dello Stretto che scrive nel 2023 alla Commissione Trasporti della Camera dei Deputati: «si ritiene che dovrebbe essere prevista l’istituzione, per legge, di un sistema di trasporto per via marittima sostitutivo di quello stabile sempre disponibile ed immediatamente attivabile che operi con oneri di servizio pubblico evitando che lo stesso, svolto come oggi in regime di libero mercato, lasci privi di tutele, sia sulla priorità di accesso che sui costi del servizio stesso, gli utenti ed in particolare quelli ad alta valenza sociale o istituzionale».

A questo aggiungiamo l’analisi di Legambiente che sottolinea come in Danimarca, Islanda, Portogallo e Nuova Zelanda si utilizzino con successo traghetti elettrici per tratte di lunghezza simili o superiori a quella tra Reggio e Messina, mentre in Italia questa opzione assente in Italia anche se sullo Stretto di può già attraversare con una nave ibrida che si ricarica anche con pannelli solari.

Manifestazione contro ponte di messina

Foto di Alessandro Di Maio

Impatto umano del Ponte sullo Stretto

Non da ultimo, va considerato l’impatto sulla vita delle persone. Chi vive a Messina e Villa San Giovanni sarà parte del cantiere. Inoltre, ci sono le persone che subiranno l’esproprio, se e quando il progetto dovesse essere approvato in via definitiva dal CIPESS, Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile. In totale, il ponte e i cantieri dovrebbero occupare un’area di 3,7 chilometri quadrati, 2 in Sicilia e 1,7 in Calabria: secondo il Sole 24 sono oltre 300 i fabbricati a rischio esproprio e circa 4mila persone coinvolte. Ma chi sono davvero “gli espropriandi”? Come dice una delle persone intervistate nel video: “Siamo tutti espropriandi, perché oltre a chi direttamente o indirettamente è nell’area dall’esproprio, saremo tutti espropriati da questa bellezza e dalla nostra stessa vita”.

Patrizia Riso

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