Wise Society : Gli oceani stanno diventando verdi e non è un buon segno

Gli oceani stanno diventando verdi e non è un buon segno

di Patrizia Riso
28 Luglio 2023

La Nasa lancia l'allarme: più della metà degli oceani presenti sul Pianeta ha cambiato colore: cerchiamo di capire quali sono le cause di questo fenomeno

La crisi climatica colpisce gli ecosistemi marini e produce effetti diversi. Uno di questi è il cambiamento di colore delle acque oceaniche. Secondo i dati satellitari della Nasa raccolti con il satellite Modis-Aqua, nel 56 per cento degli oceani il colore dell’acqua è passato dal blu al verde. I cambiamenti risultano più evidenti nelle regioni tropicali vicine all’Equatore rispetto ad altre zone.

ocani verdi in nuova zelanda

L’oceano pacifico del sud intorno alla Nuova Zelana ripreso dal satellite – Foto Nasa

Perché gli oceani sono diventati verdi?

Secondo i ricercatori del National Oceanography Centre di Southampton, il cambio di colore degli oceani è una conseguenza del cambiamento climatico sugli ecosistemi marini. L’indicatore principale è il fitoplancton, organismo acquatico vegetale che svolge un ruolo fondamentale nella catena alimentare degli ecosistemi oceanici e non solo.

Il fitoplancton produce gran parte dell’ossigeno che respiriamo e, come riportato dal Panel intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (Ipcc), può immagazzinare tra il 5 e il 17 per cento dell’anidride carbonica assorbita dagli oceani entro la fine del secolo. Un colore più intenso di blu sarebbe quindi un indicatore di un tasso minore di vita sottomarina, mentre il verde indicherebbe una forte presenza attiva del fitoplancton. Ecco come il programma dell’Unione Europea Copernicus spiega e mostra il fitoplancton in un minuto.

Il ruolo centrale del fitoplancton

Verrebbe quindi da pensare che il cambio di colore sia positivo, ma non è così. L’aumento di fitoplancton sembra essere associato a organismi di dimensioni ridotte rispetto alla norma che risultano quindi meno efficaci nell’assorbimento dell’anidride carbonica. Infatti, come altre specie, anche il fitoplancton si adatta al riscaldamento globale e assorbe e diffonde la luce in diversamente rispetto a vent’anni fa.

In particolare, il fitoplancton dipende dalla luce solare, dall’acqua e dai nutrienti per sopravvivere, la variazione fisica o chimica di uno qualsiasi di questi ingredienti nel tempo per una data regione influenzerà la sua concentrazione nell’acqua marina. Di conseguenza, considerato che la quantità di fitoplancton aumenta o diminuisce rapidamente in risposta ai cambiamenti nel suo ambiente, monitorare il fitoplancton aiuta a prevedere i cambiamenti ambientali. Per farlo, gli scienziati confrontano il suo comportamento con la temperatura per saperne di più su come il fitoplancton possa contribuire e essere influenzato dai cambiamenti climatici e ambientali.

phytoplankton

Phytoplankton – Foto Shutterstock

Oceani e crisi climatica: i monitoraggi dallo spazio

I fattori che complicano lo studio di questo cambiamento sono il tempo e l’origine dei dati. Infatti, secondo la comunità scientifica impegnata nello studio, servono 40 anni di studi e monitoraggi per definire gli effetti della crisi climatica sugli oceani.

Inoltre, i diversi satelliti distribuiti nello spazio misurano i cambiamenti di colore in modo diverso, quindi ogni set di dati deve essere considerato in maniera separata e non combinata. Un altro fattore che incide è il livello di clorofilla in superficie che varia ogni anno. A gennaio 2024 è previsto il lancio di una missione Pace della Nasa per monitorare il plancton, l’effetto aerosol, le nuvole e l’ecosistema oceanico. Se intanto vuoi dare il tuo contributo, scopri le 10 cose che puoi fare per salvare gli oceani.

Patrizia Riso

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