Wise Society : Legambiente, report allarmante su rifiuti in spiaggia

Legambiente, report allarmante su rifiuti in spiaggia

di Maria Enza Giannetto/Nabu
24 Settembre 2018

Undici rifiuti in ogni metro di litorale. Il progetto Vele Spiegate, che ha coinvolto 400 volontari nella pulizia e nel monitoraggio dell'Arcipelago Toscano e nel Cilento, restituisce una fotografia preoccupante dello stato di salute delle coste italiane

Trecento sacchi, contenenti 28.390 rifiuti, raccolti su 48 spiagge. In pratica, 11 rifiuti ogni metro di litorale. Sono questi i numeri sui rifiuti in spiaggia che emergono dal report del progetto Vele Spiegate di Legambiente che, per la seconda edizione, ha visto per tutta l’estate la partecipazione di 400 volontari, provenienti da tutta Italia, impegnati nell’Arcipelago Toscano e nel Cilento in attività di pulizia dei litorali e in un monitoraggio scientifico mirato ad acquisire dati qualitativi e quantitativi relativi ai rifiuti presenti nelle località costiere (con indagini focalizzate anche su spiagge remote, in cui l’accesso al pubblico è ridotto), nonché di sensibilizzazione dei turisti sulla cultura e protezione del mare.

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Rifiuti in spiaggia: polistirolo, sacchetti di plastica e bottiglie quelli più comuni trovati dai volontari di Legambiente, Foto: Legambiente

«Vele Spiegate – dichiara Serena Carpentieri, vicedirettrice di Legambiente – oltre a rappresentare la più grande campagna di volontariato per pulizia delle spiagge è un’ulteriore e significativa esperienza di citizen science praticata da anni da Legambiente su tutto il territorio nazionale. Un’esperienza che ci ricorda che il marine litter sta assumendo proporzioni sempre più allarmanti e che ridurre nei prossimi anni il problema dei rifiuti in mare non è una sfida impossibile, ma va affrontata con determinazione».

Durante questa esperienza di citizen science, ovvero di contributo dei cittadini ai monitoraggi scientifici sui problemi ambientali, sono state monitorati 2637 metri lineari di spiaggia e raccolti rifiuti – di ogni genere, forma, dimensione e colore – la cui quasi totalità  è rappresentata da plastica (ben il 93% del totale). Inoltre, il 23% è rappresentato da oggetti creati per avere una vita breve come bottiglie, piatti e bicchieri di plastica usa e getta: oggetti che vengono utilizzati per pochi minuti, ma se smaltiti non correttamente inquinano l’ambiente anche per centinaia di anni come bottiglie (trovate sul 98% delle spiagge), stoviglie (sul 60% delle spiagge) e buste (sul 50%).
Per prevenire l’inquinamento da questo tipo di rifiuti, Legambiente ha lanciato la campagna #Usaegettanograzie che ha già avuto l’adesione di decine di amministrazioni comunali che hanno messo al bando prodotti di plastica usa e getta con apposite ordinanze, proponendo alternative in materiale biodegradabile e compostabile.

«L’Italia – continua Carpentieri –  ha già fatto da apripista in Europa su questi temi e per questo chiediamo al Governo italiano di approvare subito quanto previsto dalla proposta di direttiva Ue mettendo al bando le stoviglie di plastica non compostabili: i bandi già deliberati in autonomia da alcuni comuni dimostrano che è possibile da subito. Senza dimenticare una seria e capillare campagna di informazione per incrementare la fiducia dei cittadini verso l’acqua del rubinetto, più sana, controllata e sostenibile di quella delle bottiglie di plastica. È anche urgente disciplinare in maniera sistematica la rimozione dei rifiuti dai fondali marini, possibile grazie al fishing for litter e all’aiuto dei pescatori, una pratica che, come dimostrano i primi progetti pilota italiani, è necessaria ma purtroppo ancora molto frenata da ostacoli normativi che vanno rimossi».

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Trecento sacchi, contenenti 28.390 rifiuti, raccolti su 48 spiagge. In pratica, 11 rifiuti ogni metro di litorale. Sono questi i numeri sui rifiuti in spiaggia che emergono dal report del progetto Vele Spiegate di Legambiente, Foto: Legambiente

Tornando ai dati dell’indagine, nella top ten dei rifiuti più trovati ci sono pezzi di polistirolo (ben il 52,7%) gran parte derivante dalla frammentazione delle cassette utilizzate per prodotti ittici; pezzi di plastica (14,6%); sacchetti di patatine o dolciumi (5,3%); bottiglie e tappi di plastica (4,9%); bastoncini per le orecchie (2,2%); mozziconi di sigarette (2,2%); materiale da costruzione (1,8%); altri oggetti di plastica e polistirolo (1,6%). Infine, va ricordata l’emergenza che nei mesi scorsi ha riguardato le coste tirreniche: milioni di dischetti di plastica, utilizzati negli impianti di depurazione delle acque, si sono riversati in mare per un cedimento di un depuratore nel Golfo di Salerno e hanno riempito le spiagge di plastica. L’allarme era stato lanciato dal progetto Clean Sea Life, di cui è partner Legambiente (che ha già permesso di raccogliere oltre 100mila dischetti). Nell’ultimo posto della classifica troviamo le bottiglie di vetro (1,2%).  

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