Nello scalo milanese momentaneamente chiuso per restyling, si conclude il tour di Jovanotti a cui hanno partecipato oltre 650.000 spettatori ma che ha diviso ambientalisti e opinione pubblica
Sabato 21 settembre Jovanotti chiuderà il suo tour estivo non su un altro litorale, come accaduto da luglio fino a oggi, ma sul prato dell’aeroporto di Linate. Lo scalo milanese, chiuso per lavori fino al 27 ottobre, sarà la cornice in cui «Jova» celebrerà la fine dell’estate. Motivando la scelta, il cantautore ha dichiarato che «per chiudere in bellezza, c’era bisogno di altro: più di uno stadio, più di un palasport, più di un festival e di sicuro più di un concerto». Previste centomila persone, molte delle quali a luglio avevano dovuto rinunciare all’appuntamento di Albenga, a causa delle mareggiate che avevano ristretto la spiaggia. Inizio previsto alle 15.30, fine del concerto alle 23.
OLTRE 650MILA SPETTATORI IN 11 TAPPE – Così come per tutte le altre date di quest’estate, anche a Linate saranno tantissimi gli ospiti presenti. Jovanotti ha annunciato la presenza di Ackeejuice Rockers, Albert Marzinotto, Benny Benassi, Bombino, Cacao Mental, Ex-Otago, Fatoumata Diawara, Flavia Coelho, Paolo Baldini, Rkomi e Takagi & Ketra. Un parterre di assoluto valore, anche se le sorprese sono dietro l’angolo: come accaduto per ogni data del «Jova Beach Party». L’evento è stato uno dei ritornelli dell’estate, con le sue 11 tappe: la prima il 6 luglio a Lignano Sabbiadoro, la più recente a Montesilvano il 7 settembre. È ancora una stima, ma ad aver partecipato sarebbero oltre 650mila persone: compresi coloro che sabato riempiranno l’aerostazione milanese. Numeri che – nonostante la partnership con il Wwf – hanno fatto inalberare diverse realtà dell’ambientalismo italiano. A far discutere è stata la scelta di selezionare le spiagge – oltre a una montagna: il concerto si è infatti tenuto anche a Plan de Corones il 24 agosto – come location sulle quali far affluire così tante persone, il cui impatto si è andato a sommare a quello acustico che ha accompagnato il concerto. Detto della decisione assunta in Liguria, a saltare sono state pure le tappe di Ladispoli (16 luglio) e di Vasto (17 agosto): con quest’ultima poi sostituita da quella di Montesilvano. A sancire lo stop, in Abruzzo, è stata la Prefettura di Chieti, secondo la quale in un giorno da bollino nero per il traffico sarebbero potute emergere criticità. Altre sono state le tappe in bilico: da Barletta a Roccella Ionica, fino a Policoro. Tutte poi regolarmente svoltesi, senza particolari disguidi.
LE POLEMICHE SULL’AMBIENTE – Jovanotti è finito nel mirino della critica per l’impatto che i suoi concerti avrebbero avuto sugli ecosistemi – fauna e flora – locali.
Fino letteralmente a esplodere: «Il mondo dell’ambientalismo è più inquinato dello scariso della fogna di Nuova Dehli!». Secondo il cantante, «molte accuse sono state il frutto della diffusione di notizie false, talora riprese senza alcune verifica da diverse testate». L’artista toscano ha aspettato quasi la fine del tour per rispondere alle accuse proveniente da alcune realtà dell’associazionismo ambientalista. «Non mi sarei mai aspettato che questo mondo fosse così pieno di veleni, inimicizie, improvvisazione e protagonismo narcisista – ha scritto in lungo post lo scorso 2 settembre -. Sono stato io a porre il coinvolgimento del Wwf come condizione di partenza. Dirigenti e volontari hanno risolto le questioni ambientali sorte nel corso del tour e, quando sono emerse soltanto delle criticità, ci siamo spostati». Ma la partnership con l’organizzazione non profit non lo ha posto al riparo dalle critiche, anzi. Secondo le accuse di molti, dietro la sostenibilità si sarebbero nascosti interessi reciproci: quelli di Jovanotti a caccia di un sostegno autorevole per un’iniziativa destinata dall’inizio a far discutere e quelli del Wwf, che grazie al «Jova Beach Party» ha avuto modo di entrare a contatto con migliaia di italiani in appena due mesi. Il cantante di Cortona ha reagito però alle accuse, puntando il dito «sulla frammentazione e la litigiosità del mondo ambientalista italiano». Parole che non potevano non provocare reazioni, dal momento che Jovanotti ha fatto anche due nomi: quelli di Legambiente e dell’Ente Nazionale per la Protezione degli Animali (Enpa). Secondo Carla Rocchi, presidente di quest’ultima, «se uno pensa di fare dei concerti in un’ecosistema fragile, non può aspettarsi che stiamo lì a guardare». Il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, ha negato che «sui grandi temi» ci sia competizione. «Noi abbiamo fatto rilievi soltanto su alcune tappe: quella in provincia di Ferrara, quella di Policoro in Basilicata e quella di Roccella Ionica. Nella prima c’era un problema sulla presenza del fratino, sulle altre due di nidificazione delle tartarughe Caretta Caretta. Così come si è trovata un’altra soluzione a Ladispoli, si poteva trovare un’altra localizzazione anche in queste altre località».
LA RISPOSTA DELL’ARTISTA – Al netto delle polemiche e dei disagi organizzativi emersi in alcune tappe, talvolta inevitabili considerando la portata delle presenze, Jovanotti si è impegnato in prima persona per fronteggiare diverse tematiche sociali che chiamano in causa l’ambiente. Prima fra tutte la pervasività della plastica. Per fronteggiarla è stata scelta per l’acqua la nuova bottiglia di Coop realizzata in materiale del tutto riciclabile, utilizzando plastica già riciclata per il 30 per cento. Con il coordinamento della Cooperativa Erica, specializzata nell’organizzazione di servizi efficienti di raccolta differenziata durante grandi eventi, durante tutte le tappe sono stati organizzati diversi servizi per garantire la raccolta e l’avvio a riciclo di bottigliette e altri imballaggi in plastica, lattine e bottiglie di alluminio, barattolame e chiusure in acciaio. Il resto è richiesto agli spettatori, chiamati a dare seguito a quelli che sono gli appelli che Lorenzo ha lanciato dal palco e che ripeterà a Milano.
Twitter @fabioditodaro