La produce l'unica azienda italiana (premiata anche da Legambiente) che riusa i contenitori di Tetra Pak attraverso una lavorazione non dannosa per l'uomo e l'ambiente
Ci sono gesti semplici, talmente abituali da sembrare insignificanti, che però hanno un impatto enorme sul nostro Pianeta: come strappare un velo da un rotolo di carta igienica, usare e buttare un fazzoletto di carta o un tovagliolo. Per capire quanto influiscano sull’ambiente basta pensare alla frequenza e al numero di persone che li compiono ogni giorno, nel mondo. I numeri, infatti, sono enormi: ogni anno solo in Europa e soltanto per quanto riguarda la carta igienica, usiamo ventidue miliardi di rotoli. Circa cinque milioni e mezzo di tonnellate, in media tredici chili di carta igienica a testa. In Italia c’è un gruppo che da anni ha messo la sostenibilità in questo settore al centro della propria mission. È Lucart, un’azienda nata negli anni Trenta a Villa Basilica, vicino Lucca, e che nel 1998 è diventata la prima società italiana nel settore del Tissue ad ottenere l’Eco-label, il marchio di qualità ecologica dell’Unione Europea. Una lunga storia di impresa, ricerca, innovazione e rispetto per l’ambiente, che è culminata all’inizio del 2011 con l’inaugurazione di un impianto che permette di produrre carta a partire dal riciclo dei contenitori di Tetra Pak. La definiscono una carta eco-rivoluzionaria.
«Siamo l’unica azienda in Italia che recupera le fibre di cellulosa contenute nei contenitori Tetra Pak, attraverso un’esclusiva lavorazione che non prevede l’uso di sostanze dannose per l’uomo e l’ambiente», spiega Massimo Oriani, maketing director di Lucart, «otteniamo un prodotto di ottima qualità con carta al 100 percento ecologica». Dalla lavorazione nascono due linee destinate ai consumatori o al mercato professionale che vengono impiegate per produrre non solo carta igienica, ma anche strofinacci, asciugamani, tovaglioli. Legambiente ha riconosciuto il valore di questo processo produttivo conferendo una targa al Premio all’Innovazione Amica dell’ambiente. L’innovazione è fondamentale per Lucart, che la gestisce prevalentemente all’interno del gruppo, oppure collaborando con altre aziende. Ad esempio già nel 1997 ha dato vita alla prima linea al mondo di prodotti in carta utilizzando un involucro in MaterBi, oggi diffusissimo. «Negli ultimi anni si parla sempre più frequentemente di ecologia, tendenze green, sostenibilità», prosegue Oriani, «questo impegno noi lo abbiamo dichiarato pubblicamente nella nostra mission ormai da decenni, in momenti in cui la sensibilità degli italiani verso questi temi era decisamente inferiore. Non cavalchiamo un trend, la nostra è una strategia che portiamo avanti con grande convinzione. Non sono mancate difficoltà ed ostacoli ma i nostri valori sono punti fissi in cui crediamo fermamente». «L’attività imprenditoriale non può prescindere dal rispetto di sani principi etici e morali», aggiunge il responsabile marketing, «un’azienda, per potersi qualificare come eticamente responsabile, deve perseguire modelli di produzione che rispettino e salvaguardino i diritti umani, le capacità rigenerative della Terra e il benessere delle comunità». Lucart è ormai un gruppo internazionale presente anche in vari Paesi europei, in particolare in Francia con due stabilimenti. L’Italia, pur avendo fatto grandi passi avanti negli ultimi anni, non ha ancora raggiunto il livello di sensibilità e attenzione presente altrove, in particolare del Nord Europa. Ciò che comunque accomuna tutti i consumatori, italiani e resto degli europei, è la ricerca di un prodotto nel quale il rispetto dell’ecologia non vada a discapito della qualità. Ed è su questo che Lucart ha lavorato, sviluppando una tecnologia d’avanguardia di riciclo che permette di avere la stessa morbidezza, assorbenza e grado di bianco dei prodotti che usano fibra di cellulosa vergine. Nonostante il circolo virtuoso che questo processo innesca, non arrivano aiuti significativi dalla politica: «in Italia non c’è ad oggi un sistema-paese in grado di assicurare una raccolta differenziata dei rifÉÈiuti tale da consentire alle aziende di sfruttare in modo adeguato le risorse», conclude Oriani, « e purtroppo ogni Comune adotta una politica ecologica differente. Anche su questo tema siamo ancora indietro rispetto al resto d’Europa».