Lo chef indiano Sanjay Thakur sta organizzando un pranzo da Guinnes per 10 commensali per far accendere i riflettori sull'ecosistema himalayano
È un pranzo gourmet da Guinness dei Primati quello che all’inizio di giugno sarà organizzato nel primo ristorante pop-up aperto nel campo base dell’Everest, a oltre 5000 metri di quota. Il progetto si chiama Triyogyoni e a parteciparvi saranno soltanto dieci commensali che, ça va sans dire, scriveranno anche il loro nome nel Guinness dei Primati oltre a finanziare con la quota di partecipazione, di 5600 dollari per sette portate, alcune associazioni di tutela del territorio dell’Himalaya. Il pranzo, condizioni climatiche permettendo, sarà impiattato il 1° giugno dopo un trekking di otto giorni in partenza da Lukla, città nepalese a quota 2600 raggiungibile in aereo, dalla quale i fortunati partiranno.
Il papà del progetto è Sanjay Thakur, uno chef abituato alle grandi altezze. Per lui nato a Shimla, città indiana dell’Himachal Pradesh a 2000 metri dal livello del mare, da dove poteva guardare le vette dell’Himalaya, è stato quasi naturale, infatti, ritrovarsi a cucinare nella pancia dei “Signori dell’aria” di Etihad per i clienti della prima classe. Rappresentante nel 2014 e del 2016 del suo Paese al Bocuse d’Or e finalista nel 2015 per Africa e Medio Oriente del S.Pellegrino Young Chef, Thakur è ambientalista e fautore della sostenibilità. Per questo, dopo aver promosso nel 2016 il progetto The Himalayan Soil per la tutela sul suolo himalayano e della sua biodiversità, si è lanciato nell’organizzazione di questo pranzo molto particolare… non solo per l’altitudine.
«Gli ingredienti di tutte le sette portate del pranzo saranno il risultato del foraging che faremo durante il trekking verso il campo base. Sarà un percorso degustativo completamente biologico, cucineremo in una tenda per ripararci dal vento e dimostreremo che si può mettere su un ristorante sull’Everest e poi smantellarlo senza rovinare l’ambiente. Il principale obiettivo del progetto è porre l’attenzione sui temi della sostenibilità proseguendo nel solco di “The Himalayan Soil”. Nel tempo ci siamo resi conto della diminuzione della vegetazione e delle specie per effetto del cambiamento climatico e vogliamo lanciare un messaggio», spiega Thakur che, su invito dello chef siciliano Pietro D’Agostino ha partecipato a Taormina con un suo piatto alla settima
edizione di Cibo Nostrum, manifestazione organizzata dalla Fic. «Per ovviare, invece, alle conseguenze dell’altitudine che fa diminuire la percezione del gusto ci verranno in aiuto le spezie: il nostro menu sarà molto “spicy”, che in questo caso non ha il significato di piccante, ma di speziato. Le spezie, insieme alla cottura sotto vuoto, sono una delle caratteristiche di quest’esperienza che mira anche alla custodia e al rispetto delle tradizioni della cucina indiana e nepalese perduta», conclude Thakur che nel progetto, che sarà interamente documentato anche in video, ha coinvolto lo chef Soundararajan Palaniappan, Corporate Executive Chef al Club Mahindra Holidays & Resorts, e vice presidente dell’Ifca, la federazione che raccoglie le associazioni indiane di chef, pronto a sposare entrambe le cause.