Wise Society : La legge che mette a rischio i boschi italiani

La legge che mette a rischio i boschi italiani

di Patrizia Riso
23 Ottobre 2023

Qualcuno lo chiama emendamento taglia boschi perché riduce la protezione del patrimonio boschivo nazionale. Vediamo cosa potrebbe succedere ai nostri polmoni verdi nel prossimo futuro

Oggi i boschi italiani sono più a rischio di prima. Il 27 settembre 2023 è stato infatti approvato un emendamento col quale centinaia di boschi italiani potranno essere tagliati senza più l’autorizzazione paesaggistica della sovrintendenza ai beni culturali. Questo tipo di autorizzazione era infatti necessaria per tutelare quei boschi che si trovano in aree definite di “notevole interesse pubblico” con “bellezze naturali e panoramiche”, “memoria storica” e “singolarità geologica”. L’emendamento modifica l’art.149 comma 1 lettera c del codice dei Beni culturali (dlgs 42/2004) e affida la decisione a procedere o meno alle regioni.

Disboscamento

Foto Shutterstock

I boschi italiani non sono più beni da tutelare

Fino a questa novità nella procedura, per poter tagliare i boschi sottoposti a vincolo paesaggistico serviva l’autorizzazione del sovrintendente ai beni culturali. Un procedimento simile a quello richiesto per gli edifici di interesse storico. L’emendamento che modifica questo procedimento è stato inserito all’interno del decreto Asset n. 104/2023 durante la sua conversione in legge avvenuta il 9 ottobre 2023.

La proposta è arrivata da Luca De Carlo, senatore e presidente della IX Commissione su Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare. E, infatti, l’emendamento è stato inserito tra gli “Interventi urgenti a sostegno di attività economiche strategiche per il made in Italy” e si rivolge agli immobili e alle aree di notevole interesse pubblico; ai territori boschivi e forestali sottoposti a vincolo di rimboschimento.

L’industria del legno

L’obiettivo dichiarato della misura è far ripartire l’industria del legno. Ma la paura di chi difende i boschi italiani è che la revoca del vincolo paesaggistico alle foreste renda molto più semplice disboscare. Tra questi troviamo il Gruppo Unitario per le foreste italiane (GUFI) che, tramite la sua portavoce Valentina Venturi dichiara a Italia Che Cambia:

«È stata modificata la Legge Galasso che considerava i boschi come parte integrante del paesaggio mentre il paesaggio boschivo non sarà più tutelato, ne beneficerà una filiera del legno di scarso valore, quello destinato alla combustione».

In Italia sono molto diffuse stufe a legna e pellet che portano a un consumo di 3-4 tonnellate di legna l’anno di cui importiamo il 90%. La nuova legge vorrebbe ridurre il volume delle importazioni. Ma, visto che già l’85% del legname estratto in Italia viene utilizzato per la combustione, incentivarne il consumo sembra poco lungimirante dal punto di vista ambientale.

Quanto consuma il riscaldamento a legna

Utilizzare la legna per riscaldarsi può sembrare più ecologico ed economico del carbone, ma è comunque un’azione che ha un impatto ambientale e produce emissioni. La combustione infatti inquina perché rilascia particolato sottile (PM0.1) negli ambienti domestici. Per questo, secondo la rete europea di organizzazioni ambientaliste European enviromental bureau (Eeb):

«la combustione di legname domestico è l’inquinante peggiore, causando i costi sanitari più elevati. Sebbene le nuove stufe e caldaie a legna emettano meno particelle rispetto ai modelli precedenti inquinano molto più di altri metodi di produzione di calore disponibili, e quindi non dovrebbero essere considerate una soluzione praticabile per la riduzione dell’inquinamento atmosferico».

La valutazione è contenuta nello studio “Dove c’è fuoco c’è fumo, le emissioni dal riscaldamento domestico con legna” pubblicato nel 2021 da Eeb. Se bruciare legna è un altro modo di riscaldarsi solo in apparenza ecologico, forse la legge dovrebbe lavorare per tutelare i boschi italiani e continuare a ottimizzare e modernizzare il sistema nazionale di approvvigionamento energetico in modo più moderno e sostenibile per l’ambiente.

Alberi tagliati

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Perché i boschi sono necessari

La superficie forestale in Italia, dal secondo dopoguerra a oggi, è passata da 5 milioni di ettari a 11 milioni. Questo dato positivo ha portato però a prendere alcune decisioni politiche sulla gestione forestale con eccessiva tranquillità. Lo conferma l’emendamento “taglia boschi” approvato a settembre 2023 che continua ad agevolare la pratica colturale del ceduo, cioè del taglio del legno da ardere e da lavorare, ancora al centro dell’attenzione legislativa. Il trattamento dei boschi però non dovrebbe essere quantitativa, ma qualitativa. I boschi, infatti, oltre ad essere belli fa vivere:

  • sono un ecosistema naturale autonomo che non ha bisogno dell’intervento umano per rigenerarsi
  • ad alto fusto hanno una maggiore capacità di trattenere il terreno
  • sono necessari per mitigare i cambiamenti climatici e prevenire i dissesti idrogeologici.

Patrizia Riso

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