Wise Society : Da ENEA un nuovo servizio per mappare le aree a rischio inondazione

Da ENEA un nuovo servizio per mappare le aree a rischio inondazione

di Monica Giambersio
14 Settembre 2023

Il sistema sfrutta modelli ad alta risoluzione, tecnologie satellitari e rilievi sul campo e punta a fornire informazioni per pianificare le strategie di adattamento al cambiamento climatico.

Permettere a decisori pubblici e pubbliche amministrazioni di pianificare le strategie più efficaci di adattamento al cambiamento climatico. È questo l’obiettivo dell’innovativo servizio di mappatura delle aree costiere a rischio inondazione messo a punto dall’ENEA.

Inondazione

Foto Shutterstock

Tecnologie satellitari a servizio della lotta al cambiamento climatico

Questo strumento – che abbina modelli ad alta risoluzione, tecnologie satellitari e rilievi sul campo – è il frutto del lavoro di un team di climatologi, esperti GIS, oceanografi e geologi che hanno collaborato arrivando a realizzare ad oggi le mappe di Follonica-Piombino e Marina Di Campo in Toscana, Fertilia-Alghero in Sardegna e Parco Nazionale del Circeo (Latina-Sabaudia) nel Lazio. Sono, invece, ancora in via di definizione le elaborazioni relative ai litorali di La Spezia, Roma, Napoli, Brindisi, Taranto e Cagliari.

Zone umide e maggior rischio inondazione: cosa dicono i dati

Nello specifico, le analisi hanno mostrato come le zone che entro la fine del secolo saranno maggiormente esposte al rischio di inondazione sono quelle umide, oltre alle aree di retrospiaggia e retroduna e ad alcune infrastrutture marittime. Per quanto riguarda le prime due, ovvero zone umide e aree di retrospiagggia, come spiega in una nota Sergio Cappucci del Laboratorio ENEA di Tecnologie per la dinamica delle strutture e la prevenzione del rischio sismico e idrogeologico,

“il rischio di inondazione rispetto all’attuale livello medio del mare è dovuto alla bassa quota e alla subsidenza. Per le infrastrutture costiere come porti, opere di difesa, moli, casse di colmata, la causa sembra invece riconducibile al naturale affondamento sul fondo marino”.

Mappa preliminare di inondazione di Marina di Campo

Mappa preliminare di inondazione di Marina di Campo – Immagine Enea

Le tre fasi del nuovo approccio per valutare il rischio inondazioni

Il nuovo strumento messo a punto a ENEA si inserisce nel quadro più ampio di un cambio di paradigma nell’approccio allo studio degli effetti del cambiamento climatico. Questo nuovo modus operandi si articola in tre fasi distinte.

La prima fase: individuazione delle aree vulnerabili

La prima prevede l’individuazione delle aree costiere che nei prossimi decenni saranno più vulnerabili alle variazioni del livello del mare. Ciò avviene grazie all’utilizzo dei modelli digitali del terreno di alcune delle piattaforme nazionali ed europee come il Portale Cartografico Nazionale per i modelli digitali e il programma Copernicus per i movimenti verticali della superficie terrestre.

La seconda fase: valutazione delle categorie di beni più a rischio

Nella seconda fase invece si procede alla valutazione approfondita delle categorie di beni più esposte alle inondazioni.

“Grazie alla disponibilità di Modelli Digitali Terrestri (DTM) del periodo 2008-2012 con dati ad altissima risoluzione per quasi tutto il territorio nazionale (da 5x5m fino a 1x1m), siamo in grado di effettuare analisi preliminari su vaste porzioni di territorio, in tempi relativamente brevi”,

spiegano in nota Gaia Righini e Lorenzo Moretti della Divisione ENEA di Modelli e tecnologie per la riduzione degli impatti antropici e dei rischi naturali.

“Nelle proiezioni di aumento del livello del mare dell’IPCC mancano i dettagli regionali che sono fondamentali per lo studio di un’area così ‘speciale’ come quella del Mediterraneo”,

sottolinea in nota Roberto Iacono, del Laboratorio ENEA di Modellistica climatica.

“In questo contesto la messa a punto del nuovo approccio consente di valorizzare gli sforzi che la comunità scientifica ed europea stanno facendo per condividere piattaforme di dati e informazioni ambientali e per realizzare un servizio climatico open access ad alta risoluzione, con scenari sempre più affidabili e realistici, al fine di valutare gli impatti futuri del cambiamento climatico e pianificare opportune strategie di prevenzione e adattamento”.

La terza fase: rilievi sul campo

Infine la terza fase prevede una serie di rilievi sul campo. Si tratta in particolare di ulteriori misure, campionamenti, datazioni e rilievi geologici che consentono di migliorare la qualità dei dati e dei modelli digitali della superficie terrestre, nonché di individuare le diverse componenti che contribuiscono agli scenari indicati nelle mappe di inondazione non rilevati singolarmente dai satelliti: tettonica, subsidenza, carico e compattazione dei sedimenti litosferici, aggiustamento glaciale e variazioni delle falde acquifere conseguenti allo sfruttamento delle risorse idriche.

Un approccio predittivo per ridurre il rischio inondazioni

Grazie a questo nuovo approccio ENEA è in grado di mettere a disposizione in tempi rapidi delle metodologie di previsione delle inondazioni all’avanguardia. Solo per fare un esempio, attraverso valutazioni e calibrazioni in tutto il territorio nazionale si potrebbe arrivare a una più puntuale definizione di quelle aree in cui la probabilità di inondazione deve essere considerata in modo più approfondito. In questo modo aumenterebbe la sicurezza delle popolazioni e degli insediamenti produttivi.

Monica Giambersio

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