Wise Society : Api in città e sul balcone: cosa fare e perché non dobbiamo avere paura

Api in città e sul balcone: cosa fare e perché non dobbiamo avere paura

di Lucia Fino
19 Giugno 2024

Questi preziosi insetti stanno letteralmente migrando dalle campagne, ormai povere di fiori selvatici e ricche di pesticidi: arrivano nei centri urbani, creando non poca paura fra la popolazione. Eppure non dobbiamo temerle, ma proteggerle. Ne abbiamo parlato con un esperto apicoltore

Misteriose e sorprendenti nella loro perfetta organizzazione, ma anche sempre più fragili e in pericolo: le api sono alla base della nostra stessa sopravvivenza, ma negli ultimi anni si sono ridotte drammaticamente di numero, messe in crisi dai cambiamenti climatici e da un ambiente inquinato e ostile. Eppure queste “sentinelle dell’ambiente” riescono ancora una volta a stupirci, apparendo lì dove non ce le aspetteremmo: in città. Lo testimoniano i recentissimi ritrovamenti di grandi alveari in metropoli come Milano (con tanto di spettacolari rimozioni). Ma cosa ha spinto le api a diventare “urbane” e cosa possiamo fare in prima persona quando le avvistiamo sul nostro terrazzo o balcone? Lo abbiamo chiesto a un esperto apicoltore, che si occupa anche del recupero delle api.

Ape su fiore in città

Foto Shutterstock

Api “urbane”: perché arrivano in città

Uno degli ultimi casi è stato quello di piazza Lima a Milano. A due passi dal trafficatissimo corso Buenos Aires un grande sciame di 4.000 api aveva creato un enorme alveare su un albero della piazza: sì proprio uno di quegli alberelli metropolitani, chiusi fra strade asfaltate e marciapiedi. Quella delle api di piazza Lima è stata una storia a lieto fine: con pazienza, e senza far loro del male, un apicoltore chiamato sul posto ha convinto le api a trasferirsi nella sua arnia portatile per poi portarle con sé. L’episodio milanese, se pure è arrivato sui giornali locali per le dimensioni dell’alveare e la preoccupazione dei negozianti del quartiere, non è poi così insolito.

Ce lo conferma Matteo Ballardini, apicotore raccoglitore a Milano, che si trova spesso a intervenire in casi simili. «Le api in città ci sono sempre state. Pensiamo solo che l’apicoltura urbana è nata già ai primi del ‘900 a Torino per poi diventare un progetto più strutturato, sempre in questa città, negli anni ’80 per iniziativa del sindaco di quel periodo. Poi negli anni è arrivata in tutta Italia. Ora ci sono apiari “urbani” e reti di apicoltori e associazioni in grandi centri come Milano, Roma, Napoli, Palermo e in altri più piccoli come Bolzano o Potenza. E anche all’estero l’idea di far vivere le api in città si è affermata: pensiamo che a N.Y. le allevano sull’isola di Manhattan e che c’erano alveari anche sul tetto della Cattedrale di Notre Dame a Parigi» spiega l’apicoltore. «È vero, però, che se la sciamatura è un fenomeno assolutamente naturale lo spostamento di api verso i centri urbani sarà sempre più comune, perché la campagna è diventata inospitale per le api».

Un problema di biodiversità

E, in effetti, lo spostamento delle api è uno degli indici di un impoverimento della biodiversità: problema che ci riguarda molto da vicino. Un recente rapporto dell’ISPRA-Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha messo in evidenza come gli insetti impollinatori subiscano moltissimo la pressione delle contaminazioni ambientali, con vere e proprie morie di api a causa di pesticidi e fungicidi.

Per gli impollinatori, fondamentali nel ciclo della vita dei vegetali (l’80 % del raccolto degli alberi da frutto dipende da loro), la campagna è diventata poco accogliente perché l’agricoltura intensiva ha determinato la sparizione di quei “wild flowers” che tanto piacciono alle api.

«Io posso dare la mia testimonianza per quanto riguarda Milano» dice Matteo Ballardini. «Nelle coltivazioni esterne alla città, subito dopo i confini urbani, si fa ampio uso di prodotti chimici. E sono quasi tutte monoculture dove la biodiversità non esiste. Le api sono insetti molto intelligenti e “antichi”: capiscono benissimo qual è il prato buono e quello cattivo. Alla fine, paradossalmente, il vaso di fiori in un terrazzo o balcone è meno inquinato dei campi esterni e le attira molto di più. A questo si aggiunge anche il fatto che molti apicoltori professionisti posizionano
i loro alveari proprio ai margini della città, in corrispondenza della grande fioritura delle acacie che letteralmente inebria le api stimolandole alla sciamatura e facendole fuggire dalle arnie. Tutti questi fattori, messi insieme, fanno sì che le api arrivino spesso in città».

Cambiamenti climatici e specie aliene

I cambiamenti climatici hanno cambiato anche la routine di vita delle api. Sempre secondo il rapporto ISPRA il periodo di impollinazione e di massima attività delle api a causa dell’innalzamento delle temperature e dei livelli di umidità è anticipato rispetto al passato, non si verifica più solo in primavera ma anche nei mesi invernali. Nello stesso tempo le api risentono degli eventi estremi (pioggia, siccità) che le rendono vulnerabili alle malattie: le api vivono meno e sono più esposte ai patogeni.

«Le api, con grande resilienza, riescono a sopravvivere nonostante i cambiamenti climatici anche, se per esempio, può essere molto dannosa per loro una pioggia violentissima come quelle che abbiamo visto negli ultimi tempi in Lombardia» commenta Ballardini. In più, mentre i preziosi impollinatori diventano deboli e meno numerosi, proliferano le specie “aliene”, arrivate da Paesi lontani. «Purtroppo sì, è vero, ci sono sempre più specie cosiddette aliene in Italia, arrivate attraverso l’importazione di alimenti dall’estero: penso al riso proveniente dalla Cina che contiene moltissimi acari.
Oggi il Sud Italia è affetto dalla Aethinia Tumida, mentre sono stati certificati degli avvistamenti al Nord, nella zona fra Livorno e Imperia, della Vespa Velutina che riesce a mettere sotto scacco interi alveari. Si tratta di insetti carnivori che riescono a divorare sino a 70 api al giorno! Lo stesso ecotipo della nostra ape autoctona, che è la Apis Mellifera Ligustica, si è modificato perché alcuni apicoltori hanno importato sottospecie “straniere” come le Cecropie, le Carpatiche o le Caucasiche o ancora le Api nere o Africanizzate che sono molto aggressive. In questo modo si sono creati degli ibridi».

Ape che vola su sfondo di grattacieli

Foto Shutterstock

Api sul balcone di casa? Niente paura

Ma cosa dobbiamo fare se notiamo un via vai di api sul nostro balcone o terrazzo e sospettiamo abbiano creato lì il loro alveare? Chi dobbiamo chiamare e cosa invece non dobbiamo fare? Ce lo spiega l’apicoltore che è “raccoglitore” proprio perché viene chiamato per “recuperare” le api che scelgono luoghi insoliti per le loro “case”.«Se notate un glomere, cioè un ammassamento di api, sul vostro balcone o addirittura già un alveare dovete chiamare un apicoltore, lui ha tutte le conoscenze di come riprenderle e poi metterle in un apiario provvisorio.

Non bisogna temerle perché loro non sono interessate a noi: bisogna solo mantenere la tranquillità. Purtroppo quando, e questo accade sempre più spesso, si inarniano nelle intercapedini murarie, è sempre buona pratica recuperarle e poi bonificare l’area eliminando gli alveari vuoti. Infatti la pura cera d’api è altamente infiammabile: non a caso ci si fanno le candele…» spiega Ballardini.

«La cosa fondamentale, però, è che questi insetti bellissimi e preziosi non vanno uccisi! Non va utilizzato nessuno spray insetticida, come tanti, sbagliando, fanno. C’è il rischio, fra l’altro, di una denuncia penale oltre che di un’ammenda di 4.000 euro. Purtroppo in Italia siamo ancora molto indietro, in paesi come gli Stati Uniti esiste uno specifico corpo chiamato PoliceBee per occuparsi delle api. Da noi i Vigili del Fuoco devono già fronteggiare moltissime emergenze e la Protezione Civile non sempre ha i mezzi per i recuperi. Per questo un piccolo drappello di volonterosi apicoltori intervengono per farlo, anche gratuitamente se l’alveare si trova in un’area pubblica come un giardinetto o un parco giochi».

Distanza di sicurezza

In ogni caso bisogna sempre essere prudenti e rispettosi con le api (da cui dipende anche la nostra sopravvivenza)…e rispettare le distanze di sicurezza! «Non bisogna spaventarsi perché le api non sono interessate a noi umani, a meno che non si vada ad infastidirle. Fra l’altro quella delle api è una difesa disperata, perché quando pungono l’intruso da cui si sentono minacciate sanno che sarà il loro ultimo gesto, il loro pungiglione rostrato è impossibile da estrarre e rimarrà nelle carni della “vittima” della puntura, eviscerandole, e portandole a morte sicura. Certo non bisogna sottovalutare la “forza” del loro veleno: quindi teniamoci lontani e non agitiamoci quando le vediamo, facendo gesti improvvisi» dice l’apicoltore.

Casetta per le api

Foto Shutterstock

5 cose da fare per aiutare le api

Ci sono piccole cose che possiamo fare per aiutare le api, contribuendo in prima persona alla loro sopravvivenza.

  • Piantare fiori graditi alle api sul nostro balcone: per loro sarà una fonte di nutrimento e farà più bella la nostra casa. I fiori più bee-friendly sono il rosmarino, margherite, lavanda, l’echinacea, l’achillea, il girasole, la calendula, la malva, i tulipani, il tagete.
  • Non trattare con fitofarmaci la fioritura: metteremmo in pericolo le api. Anche molti prodotti naturali possono essere tossici per questi insetti.
  • Se abbiamo un giardino in un angolo possiamo installare un Bee Hotel (si trovano nei negozi di giardinaggio o si possono fare da soli con un contenitore in legno e rametti di bambù). Una “casetta” per dare ospitalità alle api solitarie o osmie (innocue, non hanno pungiglione).
  • Diamo dà bere alle api assetate: una piccola bacinella d’acqua, d’estate, sul balcone è importante.
  • In giardino, se puoi, lascia anche una minima zona “selvaggia” con piante spontanee. Quelle che a noi sembrano solo erbacce possono contribuire a una biodiversità più ricca: è il concetto del wild garden!

Lucia Fino

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