Wise Society : Apicoltura urbana, da B-Box a MyPolly: cos’è e come cominciare

Apicoltura urbana, da B-Box a MyPolly: cos’è e come cominciare

di Mariella Caruso
19 Maggio 2022

Così piccole e così utili. Sono le api, insetti della famiglia degli imenotteri, impollinatori e produttrici di miele. Pitture rupestri risalenti al neolitico mostrano come già in quel periodo l’uomo si dedicasse alla raccolta del miele. Se è difficile stabilire quando sia nata l’apicoltura in senso stretto – quella in cui l’apicoltore provvede al ricovero delle api, le cura per raccoglierne i prodotti dal miele al polline fino a propoli, pappa reale e cera – è molto più semplice, invece, seguire la nascita e la crescita dell’apicoltura urbana.

Ape su fiore

Foto Shutterstock

Cos’è l’apicoltura urbana

Quando si parla di apicoltura urbana si identifica la pratica di allevare api in aree urbanizzate, idea che si è sviluppata soprattutto negli ultimi anni in risposta al problema della preoccupante diminuzione di questi insetti impollinatori. L’apicoltura urbana è, quindi, una maniera per tutelare le api che, dal 2018, vengono celebrate il 20 maggio di ogni anno nella Giornata internazionale delle api, ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a fine 2017 proprio per puntare l’attenzione sulla loro importanza per l’intera umanità: questi insetti impollinatori, infatti, sono fondamentali per lo sviluppo della biodiversità e della sicurezza alimentare.

La fuga delle api dalle campagne

L’apicoltura urbana è una risposta ai problemi dei nostri giorni: dai pesticidi sempre più utilizzati in agricoltura ai cambiamenti climatici che mettono in serio pericolo l’umanità. In particolare, a rendere urgente la necessità di creare spazi inusuali per gli insetti impollinatori è un fenomeno studiato sin dall’inizio degli anni ’90: come certificato dall’Efsa, le api fuggono dalle campagne alle città per evitare un ambiente saturo di pesticidi, largamente usati nelle coltivazioni intensivi. Inaspettatamente la città è diventata un luogo “protetto”.

Apicoltura urbana

Foto Shutterstock

L’apicoltura urbana in Italia e nel mondo

Da Berlino, dove l’apicoltura urbana si è sviluppata a partire nel 1990, fino agli Stati Uniti dove ha registrato un boom dal 2010, per arrivare all’intera Europa, l’apicoltura urbana ha coinvolto, e continua a farlo, sempre più persone e istituzioni. Inconsapevole pioniere dell’apicoltura urbana in Italia è stato don Giacomo Angeleri che, all’inizio del 1900 fece qualche esperimento nella città di Torino, sistemando alcune arnie sulle rive del Po.

Il 2006 è stato l’anno in cui l’apicoltura urbana in Italia si è intensificata, grazie al lavoro di alcuni apicoltori privati, di associazioni e di ricercatori universitari. Oggi sono tante le grandi città (come Milano, Roma, Napoli, Palermo) che, insieme a realtà urbane più piccole (tra cui Latina, Cremona, Bari, Cesena, Reggio Emilia, Segrate, Bolzano e Potenza)  accolgono progetti di apicoltura urbana.

Cosa serve per fare apicoltura urbana da privato?

Per iniziare un progetto di apicoltura urbana non occorrono autorizzazioni particolari. È necessario registrare l’apiario all’Ufficio veterinario ASL di competenza territoriale e rispettare la legge 24 dicembre 2004, n. 313 che disciplina le regole per la salvaguardia sanitaria e sicurezza dell’attività di apicoltura. Come stabilito da questa legge gli apiari devono essere collocati a non meno di dieci metri da strade di pubblico transito e a non meno di cinque metri dai confini di proprietà pubbliche o private.

 Come, dove e quando cominciare

Il luogo ideale per l’apicoltura urbana non è il balcone di casa ma un ampio giardino. Se volete immergervi nella sfida il periodo migliore è compreso tra la primavera e l’estate, quindi da marzo a settembre inoltrato, dedicandovi a quest’attività una mezz’ora alla settimana. Inoltre se tutto viene fatto con criterio le api non risultano pericolose per nessuno, neanche per i vicini di casa, che vanno comunque messi al corrente della presenza dell’alveare.

Il miele prodotto

Contrariamente a quello che si possa credere il miele degli alveari cittadini e non è inquinato e, soprattutto, non è poco. Una corretta conduzione di un alveare urbano può produrre anche fino a 30 kg per famiglia di api.

Un aiuto per l’ambiente

L’apicoltura urbana oltre alla salvaguardia della sopravvivenza delle api, ha il vantaggio di monitorare la qualità dell’aria cittadina. Grazie alle api è infatti possibile misurare il livello di inquinamento analizzando la pelle dell’animale e facendo lo screening di tutto quello che viene prodotto dall’alveare.

Comuni amici delle api

Foto di Dmitry Grigoriev / Unsplash

Per saperne di più sull’apicoltura urbana

Esistono molti siti o App che spiegano in maniera cosa fare se si vuole iniziare un’apicoltura urbana, sia per le aziende che per i privati. Eccone alcuni:

  • beeing.it: ha come missione proteggere le api aiutando gli apicoltori attraverso la progettazione di sensori per la gestione, sostenendo un programma di adozione arnie, semplificando l’apicoltura urbana e hobbistica con b-box, arnie specifiche per l’apicoltura urbana.
  • mypolly.it: invita all’adozione di un’ape solitaria e della sua casetta per il biomonitoraggio di pesticidi e qualità dell’aria.
  • apicolturaurbana.it: aiuta a installare e curare alveari presso aziende, parchi e scuole.
  • reteapiurbane.it: è un movimento culturale di educazione ambientale, apicoltura e apicoltura urbana, biodiversità e benessere animale.
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