Wise Society : Wild Garden, il giardino selvatico che diventa tesoro di biodiversità

Wild Garden, il giardino selvatico che diventa tesoro di biodiversità

di Serena Fogli
16 Maggio 2023

Un giardino che richiede bassa manutenzione, che diventa un piccolo ecosistema perfetto per dare riparo ai piccoli animali, nutrendoli e aumentando così la biodiversità. Un'opzione da preferire al classico prato rasato, decisamente idrovoro e praticamente "morto" dal punto di vista della varietà delle forme di vita che ospita

La primavera incalza, l’estate si avvicina e con lei la manutenzione di prati e giardini pubblici e privati. Il rumore dei tagliaerba si fa più insistente ed è preludio di un paesaggio a cui siamo fortemente abituati: un prato perfettamente rasato, con l’erba tagliata tutta alla stessa altezza che non lascia spazio a fioriture spontanee, piante autoctone e che ha bisogno di tanta (troppa) acqua per il suo mantenimento. Di fronte a un prato rasato avvertiamo un’appagante sensazione di ordine, dimenticando però che si tratta di un concetto totalmente umano. Perché la natura è bellissima e ricchissima nel suo apparente disordine, e al suo interno nasconde un mondo invisibile pieno di vita. E proprio qui nasce il concetto del Wild Garden, un vero e proprio giardino selvatico che col tempo diventa un piccolo tesoro di biodiversità, da coccolare e far crescere anche sul balcone di casa.

Wild Garden

Foto Shutterstock

Wild garden, la bellezza della natura anche in città

Un prato apparentemente meno curato è in realtà un prato molto più vivo e ricco, all’interno del quale si creano dinamiche molto interessanti fra gli animali che qui trovano rifugio, dimora o nutrimento. Un argomento sconosciuto ai più che merita però di trovare il consenso dell’opinione pubblica e delle amministrazioni comunali, soprattutto in un’epoca in cui si discute di forestazione urbana, città resilienti e lotta alla siccità. Per capire meglio cos’è un wild garden abbiamo chiesto l’aiuto di Cristiano Spilinga che, con il suo Studio Naturalistico Hyla, si occupa da vent’anni di monitoraggi ambientali, pianificazione e progettazione, marketing territoriale, educazione e divulgazione ambientale.

«Il wild garden, come ci suggerisce il suo stesso nome, è un giardino selvatico. Si utilizzano specie autoctone e si fa una bassa manutenzione cercando quindi di rispettare le fioriture delle varie specie così da favorire la presenza degli insetti impollinatori e di altri animali. A differenza del cosiddetto prato all’inglese, il wild garden ha anche il vantaggio di richiedere molta meno acqua e, in un periodo critico come quello che stiamo attraversando, non può che essere un valore aggiunto».

Ma i vantaggi di un wild garden sono molti altri. In un pianeta che soffre quotidianamente per la perdita di biodiversità, nel nostro piccolo possiamo far molto per contribuire ad aumentare la varietà delle forme di vita. «Favorire la presenza della biodiversità e arricchire il luogo in cui viviamo migliora certamente il nostro stile di vita», afferma Spilinga, che aggiunge: «un giardino “naturale” può inoltre diventare un’importante zona di rifugio, nidificazione e foraggiamento anche per molte specie di uccelli».

La promozione dei giardini selvatici sul territorio

I prati devono essere certamente fruiti dagli esseri umani, ma non per questo devono diventare inospitali per le altre forme di vita. La convivenza è possibile e possiamo trarne solo benefici. E se in città non possono mancare parchi con aree verdi adibite al gioco dei bambini e allo svago degli adulti, sarebbe opportuno provvedere alla creazione di aree selvagge e selvatiche a disposizione della natura e dei suoi ritmi, degli insetti, delle api e dei volatili.

In questo senso il tema dei Wild Garden ha trovato il favore di diverse amministrazioni comunali, come afferma lo stesso Cristiano Spilinga:

«Abbiamo sviluppato una serie di progetti con varie amministrazioni comunali e il riscontro è stato molto positivo. In alcuni casi siamo riusciti ad allestire parchi urbani denominati “Parchi senza insetticidi e senza zanzare” posizionando cassette nido e bat box utili ad ospitare uccelli e pipistrelli predatori naturali dei fastidiosi insetti».

Via libera quindi alla piantumazione di specie autoctone, alla creazione di siepi che diventano rifugio per gli uccelli, e a piccoli stagni che favoriscono la presenza di forme di vita e nutrimento. E anche chi teme la presenza delle zanzare avrà una piacevole sorpresa: un ecosistema in equilibrio, seppur piccolo, non farà proliferare i fastidiosi insetti. In un piccolo stagno, ad esempio, si andrà a creare una comunità di animali interconnessa che interagisce costantemente. Le larve delle libellule, che vivono proprio in un ecosistema acquatico, sono ad esempio molto voraci e particolarmente ghiotte delle larve di zanzara, insetto che quindi non avrà modo di proliferare eccessivamente. La biodiversità, ovvero la varietà della vita, permette infatti alla natura di rimanere in equilibrio, a ogni livello, anche in un semplice giardino selvatico sul balcone.

Uccellino stagno

A scuola di Wild Garden

Dalle siepi ai muretti, dai prati fioriti agli arbusti, arrivando agli stagni e agli habitat che favoriscono la presenza di piccoli animali, farfalle e altri insetti impollinatori. La natura e la biodiversità possono trovare spazio anche a scuola grazie all’insegnamento all’aperto e alla pedagogia della natura. Un tema caro a Cristiano Spilinga che, con il suo studio, è capofila del progetto Erasmus WILD The Wild Garden For Learning and Development“, un’iniziativa europea rivolta al mondo della scuola per favorire la presenza dei piccoli animali all’interno dei giardini, anche scolastici.

Il progetto, oltre a favorire la biodiversità, diventa un’ottima opportunità di apprendimento per i bambini della scuola primaria: i giovani studenti scoprono la bellezza della natura, imparano a rispettarla e comprendono l’utilità dei wild garden. Si favorisce la biofilia godendo allo stesso tempo dei benefici della didattica all’aperto. Il lavoro con i bambini si realizza attraverso la messa a dimora di diverse piante autoctone capaci di attirare i piccoli animali, che possano trarre beneficio dall’habitat trovando in esso rifugio, nutrimento o strumenti per la nidificazione. Come si legge sul sito dedicato al progetto:

«L’obiettivo principale non è solo quello di migliorare le competenze scientifiche dell’insegnante e dell’alunno ma anche quello di fornire uno strumento didattico di alto valore pedagogico, versatile, in grado di rispondere a tutte le esigenze dell’insegnante non soltanto nel trattare e stimolare la trattazione di temi scientifici, spesso difficili da illustrare in classe, ma anche quello di poter rinnovare la programmazione scolastica utilizzando strategie didattiche inclusive ed integrative che permettano di coinvolgere attivamente tutti gli alunni e di migliorare la qualità delle lezioni. Per il raggiungimento di tale obiettivo sono stati ideati supporti didattici che aiutano gli insegnanti delle scuole primarie a progettare un Wild Garden, un giardino naturale in cui sperimentare, osservare, conoscere da vicino i meccanismi che regolano gli ecosistemi naturali».

Fiori di campo

Foto Shutterstock

Piccoli passi verso la biodiversità, anche nei centri urbani

I Wild Garden contribuiscono a ricostruire un’importante rete ecologica a livello locale, fondamentale sia per la tanto decantata resilienza cittadina che per la protezione dei piccoli animali. Ma come dar vita a un giardino selvatico? Ce lo spiega lo stesso Cristiano Spilinga:

«Utilizzare specie autoctone che fioriscono e fruttificano in tempi diversi. Lasciare delle zone del giardino totalmente indisturbate e fare bassa manutenzione in generale. Inserire cassette nido per gli uccelli e bat box per pipistrelli. Realizzare un piccolo cumulo di pietra e una piccola catasta di legna utile come rifugio per i piccoli animali. Inserire mangiatoie per uccelli da caricare con cibo solamente durante le giornate più fredde dell’inverno. Mantenere sempre cibo durante i periodi freddi ma non caricarle durante il resto dell’anno. Realizzare, se possibile, un piccolo stagno».

Il criterio è semplice: fare in modo di offrire riparo, acqua e cibo ai piccoli animali e alle diverse forme di vita. Non serve poi molto per favorire la biodiversità, anche in città o semplicemente sul balcone: e, una volta creato il proprio wild garden, sarà particolarmente appagante scoprire la vita al suo interno, con la consapevolezza di aver contribuito a creare un mondo più verde.


Se l’argomento ti appassiona, dai un’occhiata alle attività dello studio naturalistico Hyla o al progetto Wildgardenschool, o magari al canale Youtube di Cristiano Spilinga.


Serena Fogli

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