Le organizzazioni animaliste fanno fronte comune contro l’apertura del primo allevamento intensivo di polpi a scopo commerciale, alle isole Canarie. Nel frattempo, lo Stato di Washington si porta avanti con un divieto totale
Il polpo è una delle specie più antiche e intelligenti che abitano nel nostro Pianeta. Prova dolore, sogna, è cosciente di sé e del mondo circostante, sa aprire barattoli e orientarsi nei labirinti. Il polpo è anche un caposaldo della cultura enogastronomica di tanti Paesi; basti pensare al pulpo a la gallega o al polpo con le patate, un grande classico della cucina italiana. Non stupisce dunque che il suo mercato globale sia in crescita. Nell’ultimo decennio la produzione si è attestata sulle 500mila tonnellate all’anno, quasi interamente catturate in natura. Era inevitabile che, prima o poi, l’industria iniziasse quanto meno a ragionare sull’allevamento intensivo di polpi. Un’ipotesi enormemente problematica, in termini etici e ambientali.
Il progetto del primo allevamento intensivo di polpi
La prima azienda ad avere chiesto l’autorizzazione per aprire un allevamento intensivo di polpi a scopo commerciale è spagnola e si chiama Nueva Pescanova. La struttura dovrebbe sorgere alle isole Canarie, per la precisione vicino al porto di Las Palmas. Il progetto prevede di allevare e macellare un milione di polpi ogni anno, per una produzione annua di circa 3mila tonnellate di carne.
La tecnica scelta per ucciderli prevede di immergerli in cisterne che contengono 500 litri di acqua gelida mista a ghiaccio. Il risultato sarebbe un’agonia lenta e dolorosa, tant’è che l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha già vietato di adottare questo metodo con altre specie ittiche. Se dunque è già dimostrato che un procedimento del genere calpesta ogni principio di benessere animale, perché adottarlo proprio con una creatura senziente come il polpo?
Le critiche delle organizzazioni animaliste
Questa è una delle principali argomentazioni per cui le organizzazioni animaliste – a partire da Compassion in World Farming ed Eurogroup for Animals – stanno provando a fermare questo progetto con tutti i mezzi che hanno a disposizione. Appelli, report, migliaia di mail inviate al governo delle isole Canarie, lettere alle istituzioni europee.
La prima, grande preoccupazione è legata – appunto – alle condizioni innaturali, e dunque crudeli, in cui i polpi sarebbero costretti a vivere.
Questi animali, dall’attitudine prettamente solitaria, verrebbero rinchiusi in vasche con una densità di 10-15 esemplari per metro cubo. Occorrerebbe separarli per sesso e dimensioni perché, in caso contrario, si rischierebbero aggressioni sfociate nel cannibalismo. Altrettanto innaturale sarebbe esporli alla luce per 24 ore al giorno durante il periodo della riproduzione, visto che i polpi trascorrono la maggior parte del loro tempo al buio.
Anche volendo chiudere gli occhi di fronte alle sofferenze di creature intelligenti, in grado di ricordare e provare dolore, c’è anche l’aspetto ambientale da considerare. Nueva Pescanova ha dovuto presentare una fitta documentazione che, tuttavia, non ha convinto il governo delle isole Canarie. L’allevamento sarebbe pericolosamente vicino all’habitat di cetacei e tartarughe di mare e a un’area protetta, gli scarichi finirebbero per contaminare ulteriormente l’acqua del porto, il consumo di energia elettrica sarebbe considerevole. Ora l’azienda dovrà presentare nuovamente la documentazione sull’impatto ambientale da sottoporre a un’ulteriore valutazione.
Il divieto imposto dallo Stato di Washington sugli allevamenti intensivi di polpi
Ma c’è anche chi ha deciso di anticipare i tempi. Stiamo parlando dello Stato di Washington, negli Stati Uniti, che a marzo ha approvato in via definitiva una legge che vieta qualsiasi allevamento intensivo di polpi nel suo territorio. La legge entra in vigore il 6 giugno 2024 e potrebbe essere ben presto emulata dalle Hawaii e dalla California, che stanno lavorando su testi simili.
“L’allevamento di polpi porta sofferenze e malattie a uno degli animali più intelligenti e senzienti nei nostri oceani”, commenta Strom Peterson, rappresentante dello Stato di Washington e relatore della legge. “Può provocare anche pesanti conseguenze ambientali ed ecologiche. L’allevamento di polpi è dannoso per gli animali e per l’ambiente e non è necessario. È tempo di voltare pagina”.
Valentina Neri