Wise Society : La moda diventa “fur free”: lista dei brand che non usano pellicce

La moda diventa “fur free”: lista dei brand che non usano pellicce

di Paola Greco
28 Dicembre 2023

Ormai sono davvero tanti i marchi della moda che hanno definitivamente rinunciato ad utilizzare pellicce animali nelle loro collezioni: in nome dell’impegno verso l’ambiente e verso gli animali, ma anche della responsabilità sociale.

La moda è sempre più un rilevatore di novità e tendenze, che definisce e testimonia il sentire comune di un particolare momento. Ormai da tempo è in atto un cambiamento di mentalità nell’industria del fashion, che riflette l’evoluzione verso un mondo in cui etica e sostenibilità sono sempre più imprescindibili. Non a caso infatti sono sempre più numerosi i marchi che abbracciano la responsabilità sociale ed ambientale facendola propria: la transizione verso una mentalità “fur-free” acquisisce sempre più importanza ed è veicolata con forza dallo sfavillante, leggiadro – ma non leggero – mondo della moda. Una evoluzione che riflette il cambio di rotta generale e che rappresenta un passo cruciale verso un modo di vivere più etico.

moda fur free: un'attivista

Foto Shutterstock

Cosa vuol dire fur-free

Quando parliamo di “moda fur-free” -“moda senza pelliccia” – ci riferiamo ad un segmento di prodotti e marchi che ha scelto di non utilizzare pellicce di animali: si tratta normalmente visoni, volpi, ermellini, zibellini, ma anche procioni, scoiattoli agnellini, conigli.

L’uso di pellicce animali è da anni oggetto di un dibattito molto acceso (che ha spesso abbassato molto anche l’asticella del buongusto e della decenza) a causa delle preoccupazioni riguardo il benessere degli animali, ma anche in relazione all’impatto ambientale. Infatti, anche volendo glissare sul problema etico, il deflusso di rifiuti prodotto negli allevamenti intensivi danneggia il suolo ed i corsi d’acqua, contribuisce all’effetto serra, inquina l’atmosfera, consumando inoltre un quantitativo enorme di risorse idriche e alimentari.

Moda fur-free, dalle origini a oggi

L’attivismo anti-fur ha avuto inizio negli anni ‘80, quando possedere una pelliccia era felicemente sinonimo di benessere ed eleganza e nessuno si preoccupava dei risvolti etici che potesse avere indossare quel capo così inutile nei nostri inverni, considerando le tante alternative che avevamo già allora. Le statistiche dicono che la violenza sugli animali nel settore tessile è paragonabile a quella nel settore alimentare, ma in più c’è l’aggravante della futilità: se nutrirsi è una necessità (e anche qui si possono versare fiumi d’inchiostro), sicuramente indossare pellicce risponde a un mero e crudele desiderio di sfoggiare un capo considerato “elittario”.

Negli anni ’90 tanti vip iniziano a spendersi in prima persona per sensibilizzare l’opinione pubblica, ed anche tante topmodel (tra cui anche la leggendaria Naomi Campbell), allora considerate delle vere e proprie dee, scesero in campo posando nude sotto la scritta “I’d rather go naked than wear fur” (“Preferisco andare nuda piuttosto che indossare una pelliccia”). Ed è proprio di quel periodo l’annuncio pubblico ad opera di Calvin Klein, il primo tra i grandi marchi a rinunciare alle pellicce nelle sue collezioni. Una scelta pionieristica, audace e coraggiosa, se si pensa che si parla di una fetta di mercato che all’epoca muoveva 1 miliardo di dollari.

Il nuovo millennio

Ma dobbiamo aspettare i primi anni del nuovo millennio perché si raggiunga una certa consapevolezza in tal senso. È il 2001 quando Stella McCartney, figlia del Beatle Paul, lancia il brand che porta il suo nome. La stilista ha mostrato da subito uno sguardo attento all’etica e alla sostenibilità: non ha mai usato non solo pellicce, ma anche pellami e nemmeno piume di derivazione animale nelle sue collezioni, diventando non solo un’icona del fashion fur-free, ma anche una pioniera della moda vegan. I suoi pezzi iconici diventano subito un must have non soltanto tra gli amanti della moda sostenibile!

Attivista che manifesta contro l'uso delle pellicce

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I brand che non usano pellicce

Dopo di lei sono davvero tanti i marchi che man, mano hanno aderito ad una politica più etica e ormai sono davvero tantissimi i brand e le aziende che hanno detto “no” alle pellicce. Tra i grandi nomi ricordiamo a titolo esemplificativo:

  • Ralph Lauren
  • Tommy Hilfinger
  • Coach
  • Chanel
  • Comme des Garçons
  • Vivienne Westwood
  • Hugo Boss
  • Mickael Kors e Jimmy Choo
  • Burberry
  • Balenciaga
  • Alexander McQueen.

In tanti hanno rinunciato alle pellicce animali, focalizzandosi sulla ricerca di nuove tecniche in grado di offrire valide alternative, sostenibili ed ecologiche.

Anche la moda italiana vira verso il fur-free

Tra i marchi Italiani Giorgio Armani è stato tra i primi big a rinunciare all’uso della pelliccia animale, abolendola a partire dalla collezione autunno-inverno 2017, mentre da quest’anno (collezione autunno-inverno 2023) ha anche eliminato la lana di angora, a causa del metodo crudele utilizzato per ricavarla, a danno di una particolare razza di coniglio.

Nel 2018 anche Gucci ha decretato la pelliccia “out of fashion”, affermandosi come punto di riferimento nella moda sostenibile, seguito a ruota dal Gruppo Prada e da Versace, impegnato anche nella transizione verso una moda sostenibile, attraverso l’impiego di materiali sostenibili nelle proprie collezioni, come cotone e nylon riciclato.

Nel 2021 è la volta del re del cashmere Brunello Cucinelli e di Valentino di annunciare la svolta fur-free, decisione che ha inoltre portato alla conseguente chiusura dell’azienda di pellicce d’alta moda Valentino Polar. Nel 2022 anche Moncler, Dolce & Gabbana ed il Gruppo Zegna abbracciano causa, rinnovando il loro impegno nei confronti della salvaguardia dell’ambiente e degli animali, ma anche verso una doverosa responsabilità sociale.

Ultimo, ma solo in ordine di tempo, il player riminese del lusso Aeffe – che controlla i brand Moschino, Alberta Ferretti, Philosophy e Pollini – ha comunicato, durante la Fashion Week meneghina di settembre, di voler abbandonare l’utilizzo della pelliccia animale a partire dalla Primavera-Estate 2024, annunciando l’adesione allo standard internazionale Fur Free Retailer.

Paola Greco

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