L'industria della moda è una delle più inquinanti presenti sul pianeta. Ma alcuni stilisti hanno virato verso l'economia circolare, anche nel settore della haute coture. E' il caso di Yuima Nakazato.
Una collezione di alta moda interamente prodotta con fibre riciclate provenienti dagli abiti dismessi buttati in una discarica in Africa. Creazioni dalle tinte accese, dal forte richiamo fashion, che vengono colorate con una tecnica e con pigmenti che rispettano l’ambiente. È la sfida vinta dello stilista Yuima Nakazato, famoso in Giappone e nel mondo per la sua idea di vestiti “su misura” e per il suo uso molto personale di tinte e tessuti. La sua collezione “Magma” per l’inverno 23/24 dimostra che si possono realizzare abiti bellissimi che non fanno male al Pianeta ma anzi aiutano l’economia circolare.
Perché c’è bisogno di una moda più ecologica
La moda, come si sa, è in assoluto una delle attività industriali più inquinanti: producendo abiti e accessori si danneggia l’ambiente sia per via delle emissioni e delle sostanze tossiche utilizzate nella lavorazione sia perché il lavaggio e il trattamento dei capi richiedono l’uso di moltissima acqua ed energia.
Molto inquinante è soprattutto la cosiddetta fast fashion, la moda low cost prodotta nei paesi più poveri come Vietnam e Bangladesh e consumata poi in tempi velocissimi in Europa e negli Stati Uniti. Un capo di fast fashion, una maglietta, un pantalone o una giacca, è fatto per durare solo una stagione, per essere indossato poche volte e poi buttato. Anche la fase finale della breve vita degli abiti di fast fashion danneggia l’ambiente perché i capi dismessi (a volte nuovi, mai utilizzati) vengono gettati in discariche enormi dove diventano rifiuti, praticamente non smaltibili. Famosa è la montagna “artificiale” nel deserto di Atacama, in Cile, completamente composta di abiti dismessi, ma tonnellate di abiti imballati o sparpagliati compaiono a sorpresa in molte altre aree isolate e svantaggiate del mondo.
L’alta moda circolare di Yuima Nakazato
Ma la discarica cilena non è l’unica presente sul pianeta. Lo stilista giapponese Yuima Nakazato ha avuto l’occasione di vederne una in Kenya, nel 2022. Da questo viaggio, e soprattutto dalla visione apocalittica della montagna di rifiuti tessili, dove in alcuni punti si accendevano fuochi e si alzava fumo, Nakazato è tornato con l’intenzione di creare qualcosa che fosse bello e scioccante allo stesso tempo, anche per attirare l’attenzione su questo gravissimo problema ambientale.
Magma: il mondo può rinascere dalle fiamme
La collezione di Yuima Nakazato si chiama Magma e non è un caso: come racconta lo stesso stilista sul suo sito, l’ispirazione per il nome arriva dalle opere di Hokusai dedicate ai vulcani e da una foto delle discariche del Kenya che, virata in rosso, diventa quasi un paesaggio astratto e surreale. Il colore dominante è proprio il rosso, il colore delle fiamme che in tutto il mondo simboleggia l’allerta, il pericolo, ma che qui diventa invece un simbolo di speranza. Come spiega Nakazato il rischio per l’ambiente c’è e lo dobbiamo sapere ma da questa realtà devastante può nascere un futuro migliore.
Magari partendo proprio dalla “rinascita” di un rifiuto che diventa materiale per un capo sartoriale. Gli abiti di Magma hanno sfilato in passerella nella Fashion Week di luglio a Parigi fra gli altri di haute couture più tradizionali, senza sfigurare ma dando invece una lezione di riuso ad altissimo livello.
Le fibre rigenerate
I tessuti della collezione dello stilista giapponese sono un vero esempio di moda circolare. Sono stati realizzati, infatti, a partire da un quintale e mezzo di materiale di scarto, rifiuti tessili recuperati da una discarica in Kenya. Il materiale fibroso destinato altrimenti a rimanere “waste” è stato letteralmente riportato in vita con una nuovissima metodologia Epson, la tecnologia Dry Fiber. Con Dry Fiber alle fibre di scarto viene data una nuova consistenza, diventano duttili e facilmente lavorabili. Il bello è che per questa trasformazione non viene quasi impiegata acqua: è una rigenerazione senza sprechi che non richiede l’utilizzo di risorse preziose.
Una stampa avveniristica
Anche i colori, forti e d’effetto, degli abiti di Magma sono il frutto di una collaborazione fra Yuima Nakazato ed Epson. Sono stati infatti realizzati sulla base dei disegni ideati dallo stilista partendo dalle foto della discarica in Kenya con la tecnologia di stampa digitale Monna Lisa, già usata per colorare la carta e già sperimentata dallo stilista per i fondali delle sue sfilate. Anche la stampante digitale a pigmenti è assolutamente sostenibile perché consente di ridurre l’uso di acqua rispetto alle normali stampe a pigmenti fino al 96%. Il risultato? una collezione fluttuante, con abiti che disegnano nuovi volumi intorno al corpo, in tessuti che, guardandoli, non si ricollegherebbero mai a materiali di scarto.
Moda circolare: il futuro è il riuso creativo degli scarti?
La collezione di Yuima Nakazato, anche se ovviamente destinata a un pubblico ristretto, quello dell’haute couture più raffinata e originale, è un esempio di come la moda possa diventare più sostenibile. E forse in un futuro non lontano anche i tessuti sintetici, non proprio ecologici, potranno finalmente essere trasformati in qualcosa di diverso, bello, prezioso e amico dell’ambiente.
Lucia Fino