L’Associazione ASTRI, sta provando a scuotere il settore della moda e spinge affinché il riciclo dei materiali diventi parte integrante del processo di produzione e il rifiuto si trasformi in risorsa.
La velocità con cui cambia la moda è sotto gli occhi di tutti. La velocità con cui si aggiorna il guardaroba è altrettanto immediata. Questi due processi, indissolubilmente legati, portano ad un unico risultato: montagne di vestiti in discarica. La nascita di catene commerciali low cost dedicate all’abbigliamento, non ha fatto altro che accelerare questo processo, tanto che nel 2016 l’86% degli indumenti indesiderati è finito in discarica o nell’inceneritore.
Per ridurre gli sprechi nella moda e rendere il riciclaggio della lana una parte del processo di produzione, in Italia dal 2017 è nata (nel cuore del comparto tessile nazionale, il pratese) l’ASTRI, l’Associazione Tessile Riciclato Italiana.
Riciclare i vestiti è una sfida, ci sono pochi impianti attrezzati in grado di accettare e lavorare questo tipo di rifiuti, per cui, molti ritengono che l’unico approccio per rendere la moda sostenibile è integrare il processo di riciclo nella fase di produzione.
«L’industria tessile ha l’economia circolare nel suo DNA» afferma Fabrizio Tesi presidente ASTRI «è giunto il momento di dire al mondo e ai suoi legislatori che dobbiamo trovare nuove sinergie per superare i problemi causati dai rifiuti». Il gruppo sta lavorando ad un innovativo processo di filatura basato sull’utilizzo di fibre di lana derivanti dal recupero dei ritagli di confezione e dagli indumenti usati. Questi scarti tessili vengono prima selezionati, poi puliti e infine stracciati; dagli “stracci” si genera il filato e successivamente il tessuto con cui si realizzeranno nuovi capi di abbigliamento. L’intero processo, assicura l’associazione, avviene senza utilizzo di prodotti chimici e avvalendosi di artigiani esperti.
Evitare che i vestiti finiscano in discarica non è solo una questione di spazio, spesso i tessuti contengono sostanze chimiche e coloranti, che possono finire nei terreni dove vengono sepolti. Tra l’altro pulire e ristrutturare fibre di lana presenta diversi vantaggi: ambientali, energetici e soprattutto economici. Costa meno riutilizzare che produrre di sana pianta.
«Riciclare dimostra quanto la lana sia un tipo di fibra eterna, si rigenera in continuazione. Lavoriamo su un prodotto che non si esaurisce mai» dichiara il vicepresidente di ASTRI. Il messaggio ai grandi rivenditori è chiaro: se ben pianificata, la sostenibilità nella produzione è possibile.