Brand made in Elba creato dall’architetto Simona Giovannetti, Dampaì produce accessori moda che si distinguono per la semplicità delle linee e le infinite declinazioni cromatiche. Con un occhio attento all’ecosostenibilità e alla dimensione etica del lavoro
«Cercavo un materiale capace di superare numerose sfide: riciclabile ma anche durevole, inalterabile, ipoallergenico, morbido, in grado di replicare e se possibile ampliare la gamma cromatica in cui vengono declinate le nostre borse. È così che ho scoperto il silicone». Architetto e fashion designer, Simona Giovannetti è l’anima creativa di Dampaì, brand nato nel 2011 e totalmente “made in Isola d’Elba”.
A cominciare dalla factory, una squadra di amici accomunati dal pensiero ambizioso che un accessorio moda possa essere accostato a un oggetto di design, venga prodotto nel rispetto del lavoro, sia accessibile a tutti e, non ultimo, ecosostenibile. Simona disegna borse e bijoux che si distinguono per la semplicità delle linee e l’uso deciso del colore. Nel corso del tempo ha maturato una profonda coscienza ecologica e una grande attenzione verso l’ambiente e la sua integrità.
«Volevo dare il mio piccolo contributo a una causa in cui credo fermamente e nello stesso tempo mantenere lo stile che rende immediatamente riconoscibili i nostri prodotti». Rispettando questa filosofia sono nati quattro modelli di borse differenti per forma e dimensioni ma legate tra loro da un progetto virtuoso e da un claim romantico: “Silicone mon amour”.
Dampaì, le borse della linea Ethical & Friendly
Fedele al wear aware, ovvero il vestire “consapevole”, Dampaì per le borse della linea Ethical & Friendly utilizza la pelle rigenerata, il feltro ottenuto dalle bottiglie di plastica e appunto il silicone che è un materiale resistente, riciclabile dopo una lunga vita, non inquinante, dunque rispettoso del suolo, della flora e della fauna, dei mari e degli oceani.
Dal silicone al neoprene
Polimero fabbricato a partire dalla silice, che si trova in grande abbondanza nelle rocce e nella sabbia e che viene utilizzata da secoli per la produzione del vetro, il silicone è un’alternativa sostenibile alla plastica. Simona ama dire che «una borsa di design è come un oggetto d’arte, non passa mai di moda, è per sempre. Ho a cuore, in particolare, il concetto di ecodesign. È proprio durante la fase di progettazione che si può limitare lo spreco, scegliendo materiali riciclati o riciclabili – il silicone è uno di questi -, riducendo l’imballaggio, rendendo disassemblabile il prodotto. Una borsa di elevata qualità avrà un impatto ambientale minore perché dura di più e alcuni componenti possono essere sostituiti, assicurandole un sano e lungo ciclo di vita. Che poi è il primo passo verso la sostenibilità».
Impermeabile e termoisolante, elastico, resistente agli agenti atmosferici e all’invecchiamento, il neoprene è la new entry in casa Dampaì. Impiegato da sempre per confezionare le mute subacquee, regala l’ebbrezza impagabile di nuotare e immergersi in mare con qualsiasi temperatura. «Quando Chiara Ghiggi – istruttore subacqueo e appassionata frequentatrice del grand bleu – ci ha proposto di creare un accessorio moda casual e “sostenibile” riutilizzando il neoprene delle mute da sub ormai dismesse, l’idea ci è piaciuta e ci siamo messi al lavoro – racconta Simona – convinti che anche il compianto Jacques Mayol, leggendario specialista dell’apnea profonda ed elbano di adozione, avrebbe apprezzato questa sfida».
E così dopo qualche giorno di taglia e cuci è nata Mutevole, una sacca/zaino dallo stile minimalista e originale, realizzata in neoprene 100% nel laboratorio del carcere ‘Pasquale De Santis’ di Porto Azzurro, all’isola d’Elba, grazie al prezioso aiuto di Sinan e Yosmeri. Sì, perché Dampaì è particolarmente sensibile anche ai temi legati al sociale.
Dampaì è anche un’impresa sociale
Nel 2017 Simona Giovannetti ha trasformato un pensiero etico in realtà operativa: trasferire il magazzino dell’azienda all’interno della casa di reclusione, offrendo un’opportunità lavorativa ad alcuni detenuti. Da questa esperienza è nata l’idea di aprire, sempre in un’ala del carcere, un laboratorio di produzione artigianale. «Dopo un lungo tirocinio, Sinan e Yosmeri sono stati assunti e da allora si occupano della gestione del magazzino, della manifattura di alcuni prodotti Dampaì e, in virtù delle buone conoscenze informatiche, anche dello shop online». Un progetto che travalica l’interesse commerciale e si fa impresa sociale, perché mette al centro le relazioni tra persone. Un progetto che attraverso l’educazione al lavoro prova a reintegrare nella società chi vive quotidianamente una realtà di emarginazione e solitudine. Perché chi opera nell’istituto non dimentica il compito di creare buoni cittadini piuttosto che buoni carcerati.
Marco Tenucci