La provincia autonoma di Trento potrà abbattere fino a otto orsi all’anno nel 2024 e 2025, scegliendoli tra gli esemplari “problematici”. Una scelta che ha suscitato lo sdegno delle organizzazioni animaliste, che chiedono a gran voce di lavorare sulla prevenzione dei conflitti
Si chiamava M90. Era un orso maschio giovane, di due anni e mezzo. Era già stato avvistato più volte nei pressi dei centri abitati della Val di Sole, tanto che le autorità avevano deciso id munirlo di un radiocollare. Domenica 28 gennaio 2024 ha seguito una coppia di escursionisti lungo un sentiero nei boschi di Mezzana, per poi allontanarsi. Il presidente della provincia di Trento, Maurizio Fugatti, ha quindi firmato un decreto in cui ordinava al Corpo forestale di identificarlo. Per poi abbatterlo. Una scelta estrema, che ha fatto discutere. Ma non resterà un caso isolato. Sempre la provincia di Trento, il 4 marzo, ha approvato un disegno di legge che dà il via libera all’abbattimento degli animali ritenuti “problematici”.
Cosa prevede il disegno di legge sugli abbattimenti degli orsi in Trentino
Stando al Rapporto grandi carnivori 2022, nel 2022 in Trentino sono state osservate almeno 14 nuove cucciolate di orsi, per un numero massimo di 25 cuccioli. Tre gli orsi trovati morti. Pur in assenza di un monitoraggio genetico intensivo, che verrà ripetuto nel 2023, i dati suggeriscono un trend positivo: nel 2021 la popolazione si attestava fra i 73 e i 92 esemplari esclusi i piccoli nati durante l’anno.
Un incremento della popolazione che va frenato abbattendo ogni anno un certo numero di orsi, scelti tra quelli “problematici”. Questo è ciò che stabilisce un disegno di legge proposto a gennaio 2024 da Roberto Failoni, assessore provinciale all’Artigianato, commercio, turismo, foreste, caccia e pesca. Dopo i vari passaggi istituzionali, conditi da accese discussioni, il 4 marzo il Consiglio provinciale l’ha approvato con 19 sì, due no e 11 astenuti.
Per il 2024 e il 2025 la provincia potrà abbattere fino a otto orsi all’anno, di cui due maschi adulti e due femmine adulte al massimo. Gli altri, dunque, saranno esemplari giovani. A partire dal 2026, in collaborazione con l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
Cosa ne pensano le organizzazioni animaliste
Una scelta inaccettabile, crudele e – soprattutto – miope. Questo, in estrema sintesi, è il giudizio delle organizzazioni animaliste. Che chiedono a gran voce di lavorare in tutt’altro modo per la convivenza tra uomo e orso: con la prevenzione, non certo con gli abbattimenti.
Per il WWF è una “facile scorciatoia”
Una “facile scorciatoia per affrontare nel modo peggiore il tema della convivenza tra uomo e altri carnivori”: così l’organizzazione animalista WWF descrive la decisione della Provincia autonoma di Trento. L’abbattimento degli orsi, sostiene il WWF, dovrebbe essere l’extrema ratio. Prima di prenderlo in considerazione bisognerebbe innanzitutto lavorare sulla prevenzione dei conflitti, per esempio dotando i centri abitati di cassonetti a prova di orso. O ancora, avviando campagne di informazione rivolte alla popolazione residente. La Provincia autonoma di Trento, sostiene il WWF, non ha fatto nulla di tutto questo.
L’Oipa annuncia battaglia
“La Provincia autonoma di Trento (Pat) vince la maglia nera in tutela della biodiversità e il primo premio in mancata prevenzione”, commenta aspramente l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa). Una polemica che non resterà fine a sé stessa, promette l’Oipa, che “annuncia battaglia in tutte le sedi possibili, a livello europeo e nazionale, contro tale previsione”.
Nello specifico, l’organizzazione sottolinea come l’orso sia protetto da disposizioni nazionali e comunitarie. Se dunque è vero che la provincia autonoma di Trento gode di uno statuto speciale, è anche vero che ci sono diverse strade per rivalersi contro questo piano. Per esempio, si potrebbe avviare una procedura EU Pilot: si tratta di un meccanismo di cooperazione tra la Commissione europea e gli Stati membri volto a verificare il rispetto e la corretta applicazione del diritto dell’Unione. In parallelo, c’è sempre la possibilità di impugnare ordinanze e decreti al Tribunale di giustizia amministrativa di Trento, con riserva di ricorrere anche alla Corte costituzionale.
Valentina Neri