Wise Society : L’Unione africana vieta il commercio di pelle d’asino

L’Unione africana vieta il commercio di pelle d’asino

di Valentina Neri
8 Marzo 2024

Una carrellata di buone notizie per gli animali: mentre l’Unione africana mette fine al commercio di pelle d’asino, la Corea del Sud vieta di consumare carne di cane. E diversi Paesi prendono posizione contro i trofei di caccia.

“Macellare gli asini per la loro pelle comporta tanti aspetti negativi: intacca i mezzi di sussistenza dell’Africa e deruba il Continente della sua cultura, biodiversità e identità”. Con queste parole Raphael Kinoti, direttore regionale per l’Africa orientale dell’organizzazione animalista Brooke, plaude a una scelta storica dell’Unione africana: vietare il commercio di pelle d’asino.

Asini e donne in Tanzania

Foto Shutterstock

La fine del crudele commercio di pelle d’asino

Gli asini sono esseri senzienti, e sono anche instancabili animali da lavoro. Circa 600 milioni di persone, soprattutto nei Paesi più poveri del mondo, fanno affidamento su 100 milioni di asini, cavalli e muli per tirare carretti, coltivare i campi, far girare mulini e frantoi. Nell’ultimo decennio, però, in Africa decine di migliaia di asini sono stati uccisi. In molti casi sono stati rubati ai loro legittimi proprietari, trasportati per giorni interi rinchiusi in spazi angusti, maltrattati.

Il movente? Tramite la bollitura e stufatura della pelle di asino si ricava l’ejiao, una gelatina che – secondo la medicina popolare cinese, ma non secondo la scienza – avrebbe effetti benefici, tra cui aumentare la libido e contrastare l’invecchiamento. Proprio per l’enorme popolarità di questo presunto rimedio, la Cina ha pressoché esaurito la propria popolazione di asini. E ha quindi iniziato a importarne la pelle dall’Africa e dal Sudamerica. Ma i capi di Stato dell’Unione africana, riunitisi tra il 17 e il 18 febbraio nella capitale etiope Addis Abeba, hanno deciso di porre fine a questa crudeltà. Vietando il commercio di pelle d’asino.

Un ragazzo con un asino in Etiopia

Foto Shutterstock

Altre tre buone notizie per gli animali

Questa è una delle buone notizie per il benessere animale che si sono susseguite tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024. Notizie che testimoniano come anche le tradizioni più radicate si possano abbandonare senza traumi, se alla base c’è una nuova sensibilità da parte delle persone. E se i governi sono disposti ad ascoltare i propri cittadini e agire di conseguenza.

La Corea del Sud dice addio al consumo di carne di cane

Riflettendo su come la mentalità si evolva col tempo, non si può non pensare al consumo di carne di cane. Inaccettabile, quasi blasfemo, agli occhi di noi occidentali; ma ancora lecito in Oriente, dove a lungo è stato parte della tradizione. Negli ultimi anni, però, qualcosa è cambiato. In Corea del Sud, per esempio, più di un cittadino su due non ha mai mangiato carne di cane e l’86% non ha intenzione di farlo in futuro. D’altra parte, a fronte del milione di cani che ogni anno vengono allevati e macellati, ce ne sono sei milioni accolti nelle famiglie come animali domestici.

L’Assemblea Nazionale sudcoreana ne ha preso atto e, dando ascolto alle organizzazioni animaliste, ha votato per vietare l’allevamento, la macellazione e la vendita dei cani (e dalla loro carne) per il consumo umano. Dopo un periodo di transizione nel quale gli operatori del settore potranno accedere a incentivi per riconvertire o chiudere la propria attività, la misura entrerà in vigore nel 2027. Le pene arrivano fino a tre anni di reclusione, o circa 21 mila euro di multa.

Il Belgio vieta l’importazione di trofei di caccia

Ci sono poi casi in cui l’uccisione degli animali non è nemmeno motivata dall’intenzione di nutrirsene. Come la cosiddetta caccia al trofeo. Il Belgio ha deciso di prendere una posizione ben precisa, varando all’inizio del 2024 una legge che blocca l’importazione di trofei di caccia di specie che sono a rischio di estinzione o potrebbero diventarlo proprio a causa di attività venatorie e commerciali sregolate. Si tratta dunque di ippopotami, leoni africani, leopardi, zebre, giaguari e molti altri animali.
Il Belgio segue così le orme dei Paesi Bassi, dove un divieto simile esiste dal 2016 e vale per oltre duemila specie, e della Finlandia, che ha introdotto alcune limitazioni dal 2023. Italia, Francia e Germania ci stanno lavorando.

Il Canada mette al bando zanne d’elefante e corna di rinoceronte

Tra le specie iconiche che noi umani stiamo portando all’estinzione ci sono anche elefanti africani e rinoceronti. Ogni anno, in Africa, i bracconieri ne ammazzano rispettivamente 35mila e 1.300. Ecco perché assume un grande valore la scelta del governo canadese di vietare il commercio di zanne d’elefante e corna di rinoceronte, così come l’importazione di trofei di caccia che li contengono.

Una vittoria per le organizzazioni animaliste, che hanno fatto pressione per ben sette anni per arrivare a questo risultato. “Il governo canadese ha dimostrato una notevole leadership e ha rispecchiato la volontà dei cittadini e di gran parte delle nazioni africane dove vivono gli elefanti”, commenta Kelly Butler, campaign manager di Humane Society International/Canada. “Perlomeno, i canadesi possono essere certi del fatto che il nostro Paese stia facendo la sua parte per assicurare che questi meravigliosi animali abbiano un futuro”.

Valentina Neri

© Riproduzione riservata
Altri contenuti su questi temi: ,
Continua a leggere questo articolo: