Il discusso allevamento di Brescia, che allevava cani di razza beagle per i laboratori di vivisezione, è stato oggi sequestrato dal Corpo forestale dello Stato in seguito alle denunce di Legambiente e Lav e grazie alle pressioni della pubblica opinione. Un primo passo, ma non basta
Dopo tante polemiche e manifestazioni di protesta, chiude i battenti Green Hill, la nota azienda di Montichiari che allevava cani per i laboratori di vivisezione. È infatti in corso il sequestro, da parte del Corpo forestale dello Stato, di cani di razza beagle, i più utilizzati per questa discutibile pratica, e dell’intera struttura che ospitava circa 2.500 cani destinati ai laboratori di tutto il mondo.
Un passo importante sulla strada di un maggior rispetto per i diritti spesso calpestati dei nostri amici a quattro zampe. Ora sono indagate tre persone per maltrattamento ma non è escluso che questa operazione sia solo l’inizio di un iter che potrebbe portare a vietare la vivisezione e altre pratiche di laboratorio che in Italia coinvolgono circa 1.200 cani all’anno. In questi mesi è all’esame del Senato la legge, già approvata dalla Camera, che vieterebbe l’allevamento di cani, gatti e primati non umani per la sperimentazione. Legambiente e Lav, che con i loro esposti hanno tenuto alto il livello di attenzione sull’allevamento lager facendo scattare le operazioni di sequestro, sottolineano l’importanza di accelerare i tempi sulla normativa che regolamenti il tema degli animali da laboratorio.
In Legambiente si dichiarano “felici di aver contribuito a fermare un’orribile fabbrica di dolore”. «L’esposto era un atto dovuto, scaturito dalle notizie che il nostro avvocato David Zanforlini ci ha riferito a seguito di un suo accesso alla struttura per le indagini difensive – ha spiegato il vicepresidente Stefano Ciafani – Quello che è emerso è stato uno scenario drammatico: una fabbrica di dolore e sofferenza inaccettabile. Abbiamo deciso così di usare gli strumenti che una società democratica consente, cioè la via giudiziaria: grazie al nostro legale ci siamo rivolti al magistrato e abbiamo illustrato quanto era stato rilevato in occasione dell’accesso, un’iniziativa che si è dimostrata molto più utile all’accertamento della verità rispetto ai numerosi controlli fatti dagli organi competenti in precedenza».
AIDAA, plaudendo all’iniziativa, sottolinea, però, che il sequestro di Green Hill è solo un primo piccolo passo verso la chiusura dell’allevamento lager e degli altri allevamenti e nulla incide nella battaglia principale contro la vivisezione. Il fatto che i cani siano stati lasciati in custodia giudiziaria ai dirigenti della stessa azienda rappresenta un fatto inquietante. Per questo l’Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente chiede alla procura di Brescia di affidare la custodia giudiziaria dei cani di Green Hill ad associazioni animaliste e a personalità di spicco del mondo della tutela degli animali.