Wise Society : Orsi in Trentino, dal ripopolamento agli abbattimenti: una storia controversa

Orsi in Trentino, dal ripopolamento agli abbattimenti: una storia controversa

di Lucia Fino
30 Luglio 2024

Quello degli orsi in Trentino è un argomento molto divisivo e l'abbattimento di KJ1 ha riacceso le polemiche sulla presenza di questo grande carnivoro sulle Alpi. Abbiamo cercato di fare il punto della situazione

Orsi nel mirino in Trentino, anche se non fisicamente, almeno fino ad adesso. Questi grandi animali sono, infatti, al centro di una polemica rovente. L’attenzione sugli orsi si è riaccesa dopo la recente aggressione a un turista francese che, dal brutto incontro con un’orsa (che probabilmente difendeva i suoi cuccioli) è uscito con un grande spavento e diverse ferite. L’orsa colpevole, KJ1, è stata abbattuta fra le proteste degli ambientalisti e le affermazioni dei politici locali che sembrano aver imboccato la strada della “mano ferma” e della soppressione degli animali “problematici”. Ma è vero che in Trentino c’è un’ “invasione” di orsi? E gli orsi sono diventati veramente più aggressivi?
Ripercorriamo la storia controversa degli orsi in Trentino per capire quanti sono, perché sono lì e perché fanno parte, da secoli, di una natura sempre più compromessa dalla presenza umana.

orso in trentino

Foto Shutterstock

L’abbattimento di KJ1

L’abbattimento di KJ1 conclude nel modo più triste l’episodio dell’aggressione all’escursionista francese. Le associazioni animaliste, Ente Nazionale Protezione Animali, Lav, Leidaa e Oipa che avevano impugnato presso il TAR i primi ordini di abbattimento, sottolineano che la Provincia Autonoma di Trento, con il suo presidente Fugatti, non considera che “Gli animali sono esseri senzienti da rispettare e tutelare e non oggetti da rimuovere” e che ci sarebbe piuttosto bisogno di norme di prevenzione e di tutela dell’habitat naturale dei selvatici.

L’uccisione della mamma orsa è stata effettuata nella notte dopo che la Provincia ha valutato come “impraticabile” l’ipotesi della cattura e dopo che KJ1, una femmina di 22 anni con cuccioli, era stata valutata come animale “ad alto rischio” perché più di una volta nella sua vita si era incontrata con l’essere umano e si era resa responsabile, secondo le relazioni dei tecnici, di “diversi danni”. Era davvero necessario? Di sicuro anche quest’episodio così desolante ci deve far riflettere.

Una protesta contro l'uccisione degli orsi in Trentino

Una protesta del 2023 contro l’uccisione degli orsi in Trentino – Foto Alejandro Principato / Shutterstock

La storia degli orsi in Trentino

L’orso bruno nel passato era presente lungo tutto l’arco alpino: le cronache del Trentino ne parlano già a partire dal 1600. È però una presenza che, in montagne antropizzate dove la presenza umana ha creato abitazioni, pascoli in quota e colture, è sempre stata avvertita come “ingombrante”.

Le ricostruzioni dell’800 parlano (non senza particolari horror) di lotte cruente uomo/orso e di cacciatori leggendari, spesso ricompensati con taglie in denaro, che si vantavano dell’abbattimento di decine di orsi (e di molti altri selvatici come i lupi). Le storie locali raccontano anche di plantigradi “golosi”, voraci e aggressivi oltre il dovuto, responsabili di molti sconfinamenti in cortili e recinti. Di questi tempi lontani rimangono le foto in bianco e nero: uomini con il fucile e orsi esanimi esibiti come trofeo. Di sicuro, anche se l’orso è specie protetta fin dal 1939, alla fine degli anni ’90 solo 3 o 4 orsi erano presenti nella Valle del Brenta, ultimi esemplari della razza autoctona locale.

Il progetto Life Ursus e il ripopolamento dei primi anni 2000

È proprio così che si arriva al progetto Life Ursus oggi tanto contestato: nel 1999 il Parco Naturale Adamello-Brenta, in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento e l’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica (ora ISPRA), usufruendo di un finanziamento dell’Unione Europea ha avviato la ricostituzione di un nucleo vitale di orsi nelle Alpi Centrali.

Tra il 1999 e il 2002 vengono dunque immessi in Trentino dieci orsi provenienti alla Slovenia. Questi esemplari sono gli “antenati” degli orsi e orsetti che oggi si aggirano in Trentino e in Alto Adige, con spostamenti anche nelle vicine Lombardia, Austria, Svizzera fino alla Germania. Per questo motivo gli orsi trentini sono ancora oggi designati con sigle e numeri che ne chiariscono l’origine: JJ4 per esempio è la quarta figlia di Joze (maschio rilasciato nel 2000) e Jurka (femmina rilasciata nel 2001), due degli orsi di origine slovena che facevano parte del Life Ursus; MJ5 si chiama così perché è uno dei figli di Joze, questa volta in coppia con la femmina Maya.

Quanti orsi ci sono in Trentino oggi 

Il ripopolamento di vent’anni fa è stato comunque efficace per ridare consistenza alla popolazione di orsi delle Alpi. Ma quanti sono gli orsi in Trentino? Secondo i dati più aggiornati, quelli del Rapporto Grandi Carnivori della Provincia di Trento del 2023, il numero complessivo degli orsi dovrebbe aggirarsi oggi intorno ai 100 esemplari. Molti, quindi, rispetto agli sparuti 4 esemplari di qualche decennio fa, ma non così tanti da far parlare di invasione di orsi come qualcuno ha fatto.

La popolazione degli orsi, che vivono in piccoli gruppi di 2/3 esemplari, ha occupato nella zona alpina un territorio di circa 40.025 km (sempre secondo il Rapporto Grandi Carnivori del 2023): di questo le femmine occupano una porzione più piccola (2.227 km), che però si sta espandendo. Va detto che gli orsi sono ottimi camminatori e si spostano anche per molti km perché hanno bisogno di continui “rifornimenti” di cibo specialmente in vista del letargo. Si nutrono soprattutto di vegetali, frutta, piante ma anche di insetti e delle carcasse di piccoli animali selvatici e domestici oltre che, come nei migliori racconti a tema “orso”, del dolcissimo miele.

Come vengono tenuti sotto controllo

Ogni volta che un orso si rende protagonista di un’aggressione viene subito identificato e il suo identikit (età, peso, sesso, nome) diffuso. È successo così nel caso dell’orsa KJ1 (ora abbattuta) che ha attaccato a luglio il turista francese e, ancora prima, con la tragica morte del runner Andrea Papi di cui è responsabile l’orsa JJ4, oggi rinchiusa al Casteller di Trento in attesa che si decida del suo destino.

L’identificazione precisa è possibile perché gli orsi sono tenuti costantemente sotto controllo con il monitoraggio genetico dei loro escrementi e dei loro peli. Il pelo viene addirittura raccolto con apposite trappole. Al momento gli orsi in Trentino non sono muniti di radiocollare: un’apparecchiatura che molti vorrebbero ripristinare per tracciare gli orsi in modo costante, ma che dagli esperti è considerata obsoleta e soprattutto inutile visto che gli orsi cambiano “taglia” prima e dopo il letargo e che il loro collo (molto poco delineato) si restringe e si allarga a seconda del peso rendendo difficilissimo tenere il collare in posizione. KJ1 aveva il radiocollare solo dal 23 luglio quando era stata catturata e poi rimessa in libertà.

Orso con cucciolo

Foto Shutterstock

Le aggressioni registrate e le reazioni

Quella al turista francese nei boschi di Dro a metà luglio è solo l’ultima di una serie di aggressioni da parte di orsi. In realtà molti attacchi sono opera di mamme orse che quando sono con i loro cuccioli diventano molto aggressive: tanti ricorderanno Daniza, uccisa durante la cattura dopo l’attacco a un fungaiolo, ormai 10 anni fa.

L’aggressione più grave e finora l’unica mortale è quella ad Andrea Papi, ucciso nel 2023 mentre correva nei boschi. Proprio in seguito a questi episodi si sono accese le polemiche sugli orsi, finora senza una risposta univoca, fra contestati abbattimenti, reclusioni in attesa di giudizio e morti più o meno naturali di alcuni degli orsi considerati più bellicosi e ribelli. Sotto accusa anche il ripopolamento, secondo alcuni effettuato all’epoca con criteri discutibili e con poca condivisione con la popolazione del territorio.

In particolare alcuni pensano a una possibile delimitazione delle località dove circolano le mamme orsa, quelle che più facilmente possono reagire attaccando per difendere i loro piccoli (sono fra le mamme più premurose e “ansiose” del regno animale).
Questa soluzione avanzata da associazioni come la LAV e adottata, per esempio, in alcuni parchi all’estero è però molto controversa: chiudere in parte il territorio potrebbe danneggiare il turismo ed altre attività economiche.

Il futuro dell’orso in Trentino

Ma come sarà il futuro dell’orso in Trentino? A marzo 2024 il Consiglio Provinciale di Trento ha approvato un discusso disegno di legge che consente l’abbattimento degli orsi “problematici” fino a un massimo di 8 all’anno. Approvata anche la possibilità per chi lavora nel territorio popolato dagli orsi di munirsi dello spray anti-orso, finora vietato. Il domani quindi sembrerebbe presentarsi con tinte abbastanza fosche per gli orsi.

Associazioni come Legambiente chiedono invece di ripensare dalle basi la questione, senza arrivare a rimedi così estremi. Per gli ambientalisti si potrebbe partire dalla segnalazione con cartelli lungo i sentieri della presenza di mamme orsa con cuccioli e di altri esemplari potenzialmente pericolosi e con un’informazione più capillare per i turisti. L’attenzione è anche sulle fonti di cibo (scarti alimentari, rifiuti) di origine umana che possono attirare l’orso, facendolo avvicinare e rendendolo “confidente” e dunque pericoloso e che andrebbero quindi meglio gestite. E forse da un rapporto migliore con la natura può ancora nascere una convivenza pacifica con questi grandi animali.

Lucia Fino

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