Per combattere le nuove patologie dovute all'alimentazione occorre che le città diventino a misura di cittadino e favoriscano la mobilità e l'attività fisica
Il secolo XXI, secondo gli scienziati, sarà caratterizzato dalle malattie dovute al cibo. Infatti, non sarà più solo la scarsa alimentazione a determinare patologie gravi, ma cattiva nutrizione e comportamenti alimentari sbagliati aumenteranno e di molto il numero degli obesi e di conseguenza di coloro che si ammalano di diabete, malattie del cuore, tumori allo stomaco e al colon.
Un fenomeno che secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è in continua ascesa in tutto il mondo. Così come in Italia dove un adulto su 10 è obeso e dove 3 persone su 10 sono in sovrappeso. Una nuova epidemia determinata dal benessere in cui siamo adagiati ma che le cui cause non vanno individuate solo nel junk food o nella alimentazione sbagliata, ma anche in comportamenti sedentari. Lo scarso movimento, infatti, colpisce secondo le statistiche il 40% degli italiani. Un mix letale responsabile di malattie croniche che riguardano un italiano su tre e che costano 60 miliardi di euro al sistema sanitario nazionale.
Se ne è parlato in occasione delle Giornate della Previdenza organizzate alla Borsa di Milano dove è emerso come ad influenzare sui comportamenti sedentari sia anche l’ambiente circostante. Soprattutto quello delle grandi città dove non esistono infrastrutture per l’attività fisica e lo sport. Un concetto direttamente legato a quello di smart city cioè a quell’ insieme di strategie di pianificazione urbanistica che, per migliorare la qualità della vita, mirano ad ottimizzare ed innovare i servizi pubblici attraverso le nuove tecnologie della comunicazione, della mobilità, dell’ambiente e dell’efficienza energetica.
Ma anche a quello della prevenzione. «Vogliamo porre l’attenzione sul vasto tema della prevenzione delle principali patologie. Lo strumento con cui si intende promuovere questi temi è quello del cosiddetto movimento utile, ovvero un insieme di attività fisiche e sportive che, praticate a livelli adeguati e in associazione con una dieta bilanciata, possono contribuire in maniera straordinariamente efficace al miglioramento della qualità della vita», ha raccontato Gabriele Rosa medico dello sport e cardiologo durante il sessione intitolata “La Smart city più sana più sportiva.
Fondamentale è però agire sullo stile di vita sedentario. Come sostiene Mario Vasta, Specialista in Endocrinologia e in Medicina Sportiva: «La malattia ipocinetica è una patologia vera e propria e non solo uno stile di vita sedentario errato: mangiamo molto di più di prima ma ci muoviamo meno di prima» aggiungendo che «studi recenti dicono che laddove le persone hanno a disposizione aree verdi – piste, parchi, aree urbanizzate attrezzate – l’incidenza del diabete è inferiore».
Già aree verdi, parchi, piste ciclabili sono un ottimo strumento per cercare di diminuire questo trend destinato a salire ancora nei prossimi anni. Lo sostiene anche l’architetto Michele Capuani: «Bisogna mettere le persone nelle condizioni di svolgere attività sportiva. Le città e l’urbanistica moderna sono nate per contenere i danni derivati dall’aver ammassato tante persone in uno stesso luogo. Pensate a New York dove nel giro di un secolo si è passati da una popolazione di poche decine di migliaia di abitanti ad alcuni milioni», raccontando come l’active design sia oggi in grado di cambiare la città offrendo un design fruibile e utile a tutti. Del resto le best practice in questo senso vanno incentivate: «In Francia – aggiunge ancora Capuani – in alcuni luoghi se vai al lavoro in bici ti rimborsano 25 centesimi a chilometro. E ad Atlanta negli Usa i pazienti obesi possono accedere gratuitamente al servizio di bike sharing con prescrizione medica».
Sarà per questo che l’Unione Europea ha messo a disposizione 11 miliardi per proposte che promuovono la sostenibilità urbana sia per enti pubblici che privati.