Ma anche allergie e disturbi del sonno, e contrastare meglio gli attacchi del Covid-19. Tutto ciò che c'è da sapere su questa tecnica non invasiva che tramite l'orecchio manda segnali al cervello per curare in modo efficace svariate malattie
Pratica del passato e ricerca moderna ci offrono molti studi e strumenti di grande utilità per scoprire le cause dei nostri malesseri e aiutarci a eliminare fastidi, alleviare dolori, ritrovare la salute. Se da un lato è bene tenersi alla larga da stregoni e sedicenti guaritori, dall’altro è importante essere quanto più possibile informati sulle alternative di diagnosi e cura che hanno accertata dignità scientifica. Fra queste una tecnica molto interessante, perché utile nei confronti di svariati disturbi, è l’auricoloterapia. Vediamo cos’è e come viene utilizzata.
Che cos’è e quando nasce l’auricoloterapia
L’auricoloterapia è una scienza medica antichissima. Più precisamente una tecnica di neurologia applicata. La storia più recente ha come protagonista il medico e docente francese Paul Nogier che nel 1955 fu il primo a ipotizzare una similitudine
tra la forma dell’orecchio e quella di un feto, da cui dedusse una corrispondenza col sistema nervoso che cercò di sistematizzare.
La validazione scientifica dell’auricoloterapia però è avvenuta con il lavoro sulla corrispondenza tra la cartografia auricolare e quella cerebrale compiuto dal dottor David Alimì nel 2002, secondo cui “l’auricoloterapia è una metodica medica riflessa capace di indurre nell’organismo delle modificazioni di senso contrario alla malattia e/o di attivare specifici filtri del dolore (sostanza reticolare, talamo, corteccia)”. Proprio in virtù di ciò si parla anche di neuroauricoloterapia.
In che cosa consiste e come funziona l’auricoloterapia?
L’auricoloterapia è una pratica medica non invasiva tanto diagnostica quanto terapeutica: bisogna immaginare l’orecchio come una sorta di tastiera su cui si possono digitare delle richieste terapeutiche al cervello, utilizzando due grandi proprietà del sistema nervoso centrale, ovvero la plasticità e la ridondanza. In sostanza il cervello dispone di una cartografia dell’organismo che gli permette di gestire tutte le funzioni, e questa cartografia è egualmente presente sui padiglioni delle orecchie.
L’orecchio è a sua volta collegato al cervello in modo bidirezionale e usufruisce pertanto di un continuo scambio di informazioni che lo mettono in contatto anche con gli organi e gli apparati periferici. Una volta individuata la zona dell’orecchio legata alla malattia o all’indebolimento di una determinata parte del corpo o della psiche, si procede con lo stimolo attraverso aghi, una sorta di agopuntura dell’orecchio.
196 punti da stimolare sull’orecchio per trattare diverse patologie
L’orecchio è paragonabile a uno schermo tattile collegato all’emisfero cerebrale opposto e sono 196 i punti che si possono stimolare secondo la mappa ufficiale messa a punto dal dottor Alimì. Stimolando tali punti è possibile agire sui filtri del dolore, se esso è presente, stimolare le zone cerebrali che funzionano male e indurre il cervello a ritornare alla migliore omeostasi, ristabilendo quindi equilibrio negli organi malfunzionanti.
In pratica, l’auricoloterapia è in grado di intervenire da sola o abbinata ad altre tecniche terapeutiche su qualsiasi patologia per sconfiggerla o attenuarla, tranne tumori e depressioni maggiori.
Le strutture nervose centrali e periferiche rappresentano il viatico per favorire la guarigione dei vari organi, anche se è comunque nel cervello che avviene la vera azione terapeutica. Per avere la possibilità di una guarigione è, dunque, essenziale inviare a quest’ultimo, tramite la stimolazione dei punti dei padiglioni auricolari, il messaggio giusto. Il riflesso si attiva solo se c’è un problema, una patologia. E il corpo stesso espelle l’ago quando non ne ha più bisogno.
Quali malattie aiuta a curare l’auricoloterapia?
L’auricoloterapia appartiene al novero delle medicine non convenzionali e in quanto tale può sollevare qualche scetticismo. D’altra parte, al pari di molte altre medicine cosiddette dolci (perché agiscono senza l’uso di farmaci o interventi chirurgici), ha dalla sua la storia della tradizione cinese e di grandi pensieri occidentali: Nogier quando intraprese i suoi studi trovò numerose testimonianze di sperimentazione di questa medicina fin dai tempi di Ippocrate.
Oggi l’auricoloterapia ha il riconoscimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e sono molti i pazienti che vi ricorrono. Quello che indubbiamente crea interesse è la vasta casistica in cui si riscontra l’efficacia di questo metodo che agisce su disturbi di natura psichica e di origine fisica.
Fra questi, quelli relativi all’area neurovegetativa (come le nevrosi) o ai disturbi della personalità, dalle dipendenze (come, per esempio, il fumo) all’ansia e allo stress fino a problematiche quali la gastrite i disturbi dello stomaco, le cefalee, le vertigini, patologie correlate al sistema urologico e fastidi ginecologici.
Buoni risultati si riscontrano anche sul fronte del trattamento del dolore, dove l’auricoloterapia, grazie alla sua azione sedativa e analgesica, trova ampio impiego. La neuroauricoloterapia permette, infatti, di trattare le patologie benigne dell’apparato muscolo-scheletrico, sia da sola che insieme ad altre metodiche terapeutiche. Fra tutte, dolori osteoarticolari, reumatici, nevralgici o traumatici acuti o cronici, tendinite, sciatica.
Si rivela efficace anche nei confronti di disturbi quali cervicalgia ed herpes zoster, disturbi psicosomatici come gastroduodenite, ipertensione lieve, stanchezza cronica, stati depressivi leggeri, disturbi del sonno e allergie, nausea, vomito, mestruazioni dolorose e disturbi alimentari e della menopausa. In caso di sovrappeso, infatti, è possibile agire su una zona riflessa dell’ipotalamo, nella zona centrale del cervello tra i due emisferi, per ridurre lo stimolo della fame. È anche utile nella preparazione e recupero da interventi chirurgici ed è in grado di apportare miglioramenti nelle sequele da patologie vascolari; nel Parkinson, associata alla terapia ufficiale, permette una certa diminuzione nei dosaggi di quest’ultima.
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In alcuni casi l’auricoloterapia può essere risolutiva: soprattutto se il paziente soffre di dolori acuti, possono bastare due o tre sedute, e a volte perfino una sola, come avviene per esempio nell’indurre fumatori accaniti da decenni ad abbandonare definitivamente le sigarette. In altre situazioni, invece, riesce solo ad attenuare i sintomi e il numero delle sedute necessarie varia in base al paziente e al quadro clinico, che sarà lo specialista a stabilire in base alla diagnosi al piano terapeutico.
Auricoloterapia: un valido aiuto, ma solo se ci si affida a mani esperte
Come sempre quando si tratta della propria salute, è importante, anche per l’auricoloterapia, verificare professionalità e preparazione degli esperti ai quali ci si rivolge. A tale proposito vale la pena collegarsi al sito dell’Associazione Italiana di Neuroauricoloterapia (Aina), per essere sempre aggiornati sull’argomento e consultare gli elenchi ufficiali degli specialisti.
L’auricoloterapia, infatti, ha le sue fondamenta su una diagnosi neurofisiologica che permette di intervenire sulla patologia accelerandone i processi di guarigione, attivando i diversi filtri del dolore e ristabilendo nel più breve tempo possibile condizioni di vita migliori, ma perché i risultati siano concreti è importante rivolgersi a professionisti esperti, capaci di fare la giusta diagnosi e approntare il percorso terapeutico più appropriato.
L’Auricoloterapia per rafforzare l’organismo contro il Covid-19
L’auricoloterapia può rivelarsi utile anche nella risposta dell’organismo a un’eventuale esposizione a patogeni esterni e virus, quindi anche nei confronti del Covid-19. A tal proposito l’Aina ha messo a punto un protocollo terapeutico che possa aiutare nella prevenzione e ad attivare le difese necessarie a contrastare meglio il nuovo Coronavirus.
Tale protocollo richiede la stimolazione bilaterale, effettuata cioè su entrambi i padiglioni auricolari, del punto embriogenetico di comando di tutte le cellule di origine mesodermica di cui fanno parte le cellule del sistema immunitario, del plesso broncopolmonare, al fine di riequilibrare e rinforzare bronchi e polmoni, bersaglio principale del Covid, del plesso timico, che sovrintende alla formazione delle cellule immunitarie (linfociti T), del punto ormonale (FSH/LH), al fine di attivare gli ormoni sessuali che rivestono una grande importanza nello stimolo delle cellule eritrocitarie, linfocitarie e nella lotta antivirale, e dell’epifisi, la ghiandola che regola tutti i ritmi dell’uomo, fra i quali la secrezione delle cellule immunitarie (la produzione degli anticorpi, infatti è ritmica). Un aiuto certamente non risolutivo nei confronti del Covid-19, ma che può dare un aiuto al nostro organismo per una risposta più efficace qualora venisse in contatto con questo terribile virus.
*Irene Spagnuolo e Vincenzo Petraglia
con la collaborazione del dottor Luciano Bassani, specialista in Medicina Fisica e riabilitativa a Milano, vicepresidente dell’Associazione Italiana di Neuroauricoloterapia e collaboratore del dottor David Alimì