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Andrea Poggio: «Un’altra mobilità è possibile!»

di Andrea Ballocchi
19 Gennaio 2018

Andrea Poggio, vicepresidente di Legambiente, prospetta la miglior soluzione per un nuovo concetto di mobilità elettrica per le auto e a biometano per camion e navi

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Andrea Poggio mostra il libro di cui è autore insieme ad altri dedicato a decarbonizzazione, biocarburanti, mobilità, Foto: Andrea Ballocchi

Il cambiamento verso stili di vita più sostenibili e un drastico taglio delle emissioni climalteranti, così come segnalano gli obiettivi della Commissione Europea al 2030 e al 2050 «sarà più rapido e saremo costretti ad arrivarci prima. La firma del protocollo di Parigi porterà a un’accelerazione importante verso la decarbonizzazione». Andrea Poggio, vicedirettore generale di Legambiente, di cui ricopre il ruolo di responsabile Mobilità sostenibile, prospetta questo scenario durante l’evento “Future Energy, Future Green”, organizzato da Fondazione Istud, occasione per presentare l’omonimo volume di cui compare tra gli autori, con un saggio intitolato “Verso la decarbonizzazione. Il ruolo dei biocarburanti nella transizione”. Ecco la sua opinione a proposito di carburanti green e di quello che avverrà nella mobilità sostenibile.

Partiamo dai biocarburanti: cosa s’intende con questo termine?

Sono combustibili di origine biologica, in contrapposizione con i combustibili fossili (petrolio, carbone e metano) che emettono CO2 non presente prima in atmosfera e conseguente causa del cambiamento climatico. I biocarburanti sono prodotti derivati da materie biologiche e anche dagli scarti agricoli, che appartengono alla seconda generazione e che non provocano la sottrazione di suolo per la coltivazione per uso alimentare; di essi fa parte anche la frazione umida della raccolta differenziata. Tra i biocarburanti, il biometano ha ormai raggiunto la maturità perché prodotto agevolmente e in maniera molto economica dagli agricoltori o dalle aziende di trattamento della differenziata.

Per quali usi è particolarmente interessante il biometano e in quali non è conveniente?

Innanzitutto non ha senso sprecare questo biocarburante per immetterlo nella rete di riscaldamento o per le auto private: in questo caso vale la pena puntare sulla mobilità elettrica. Invece ha un ruolo potenzialmente molto interessante se usato per l’autotrasporto pesante o navale: nel primo caso non può essere in competizione con l’elettrico, mentre è un’alternativa molto più conveniente rispetto alla nafta per le navi o al gasolio per i camion.

L’Italia a livello tecnologico appare molto avanzata. Cosa manca davvero per compiere questa transizione green in tema di mobilità sostenibile?

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Per Poggio la nuova mobilità passa da auto e veicoli elettrici o a biometano, image by iStock

In gran parte occorre togliere le agevolazioni “perverse” all’uso del gasolio fossile, di cui non godono i biocarburanti 2G, e invece sbloccare i decreti dedicati al biometano, in attesa ormai da alcuni anni, che permetterebbero di utilizzare il biometano prodotto da matrici agricole per l’autotrasporto in maniera molto meno inquinante rispetto al diesel. Ma basterebbe togliere gli incentivi più che aggiungerne, come hanno fatto per esempio in Svizzera dove hanno stimolato l’uso del biometano togliendo semplicemente l’accisa (tassa che grava sui prodotti agricoli, energetici – nda).

Il titolo del suo intervento aveva a che fare con la transizione. Transizione verso cosa?

Si va verso un concetto di città e di mobilità a emissioni zero. Non è impossibile né paradossale, ma assolutamente fattibile. Produrre energia elettrica 100% rinnovabile è possibile, così come usare i biocarburanti per il trasporto extraurbano a ridotte emissioni e soprattutto non climalteranti. Va gestita questa transizione per arrivare a una vera sostenibilità, non solo ambientale ma anche sociale perché se alla base non c’è la tutela della qualità della vita e del benessere nessuna sfida è possibile. Una mobilità sostenibile non deve essere solo appannaggio di persone benestanti, ma deve poter essere alla portata di tutti. È da costruire eliminando la proprietà del veicolo. Oggi è possibile usare un’auto elettrica a Milano in car sharing con un costo addirittura inferiore a una termica. E se si vuole, ci si può muovere in bici a pedalata assistita e magari pieghevole da trasportare sul treno. Già questo posso farlo oggi.

A Milano e in altre città il fenomeno del bike sharing sé molto diffuso, grazie agli investimenti di operatori cinesi. Con le auto accadrà lo stesso grazie all’intervento di attori esteri?

Dipende dagli italiani, se sono svegli o se lasciano fare al resto del mondo. Purtroppo la politica, bloccata da Marchionne, ha scelto di aspettare il mondo. Ci sono comunque diversi italiani che si stanno muovendo in ogni caso. Penso a Share’ngo dove operano manager e progettisti provenienti da Fiat e Piaggio cui auguro di poter installare presto il primo impianto di assemblaggio della nuova vettura ZD2 anche in Italia. Ma ci sono altri operatori in altri comparti della mobilità sostenibile: penso alla startup Zehus, realizzatrice di bici a pedalata assistita, che insieme a Vodafone l’anno prossimo debutterà quale quarto servizio di bici in condivisione a Milano. Penso anche all’azienda Askoll, riconvertitasi da produttrice di motori per lavatrici a scooter elettrico, reputato come miglior qualità/prezzo. Se poi passiamo alle moto, abbiamo in Italia l’equivalente su due ruote della Tesla, ovvero Energica Motor Company. Sono solo alcuni esempi che fanno capire come il nostro Paese si stia muovendo comunque nell’automotive e non solo.

Legambiente per il 2018 cosa proporrà a supporto della mobilità sostenibile?

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Mobilità: Andrea Poggio: “In Europa lo scorso anno sono state vendute sì 260mila auto elettriche, ma anche 3 milioni di bici a pedalata assistita e scooter elettrici, Image by iStock

Primo: occorre smettere di parlare soltanto di automobile. La mobilità elettrica è composta da micro mobilità e di mobilità di vicinato. L’elettrico è già presente e, come abbiamo visto, per molti aspetti parla italiano. Non crediamo e non vogliamo che nel nostro futuro vi siano 37 milioni di auto elettriche, pari a quelle oggi presenti in Italia, ma esattamente la metà, e l’altra metà dei veicoli sia composta appunto da soluzioni micro e di prossimità. In Europa lo scorso anno sono state vendute sì 260mila auto elettriche, ma anche 3 milioni di bici a pedalata assistita e scooter elettrici. E poi occorre puntare sul trasporto pubblico: occorre incentivare punti di ricarica più frequenti in modo da ovviare alla necessità di batterie troppo ingombranti. Intanto Milano e le altre grandi città europee hanno deciso che dal 2025 ci saranno solo autobus elettrici.

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