Wise Society : Auto: l’Europa è più elettrica

Auto: l’Europa è più elettrica

di Stefano Panzeri
4 Marzo 2016

Nel 2015 le vendite di vetture a batterie nel Vecchio Continente sono raddoppiate, merito delle politiche green e della maggiore offerta di modelliAuto: l'Europa è più elettrica

L’Europa della mobilità è sempre più a emissioni zero. Lo dicono le statistiche di immatricolazione delle auto a batterie che nel 2015 hanno raggiunto quota 193.000 unità contro le 97.161 del 2014 e le 65.071 del 2013. Una crescita annua del 95% che eleva la quota dei modelli con la “scossa” all’1,25% del totale del mercato del Vecchio Continente. Una percentuale marginale, ma che conferma l’elettricità come “carburante” del futuro della mobilità nelle sue diverse varianti. Le statistiche dell’ACEA (Associazione Europea dei Costruttori Automobilistici), infatti, includono tra le auto elettriche sia i modelli “puri” alimentati dalla sola energia presente negli accumulatori, sia le elettriche ad autonomia estesa e le ibride plug-in, ossia modelli con un motore termico preposto a incrementare l’autonomia delle vetture. Considerando le sole elettriche, il computo europeo scende a 97.687 unità pari allo 0,61% mercato continentale e a un “plus” del 47,8% rispetto al 2014.

I casi Norvegia e Olanda: A dare la “scossa” alla mobilità europea sono soprattutto Norvegia e Olanda. Nel Paese scandinavo il 2015 si è chiuso con 34.336 auto a batterie vendute, pari al 22,8% dell’intero mercato interno. A trainare le consegne con la “scossa” sono le politiche di Governo con alte tasse per l’acquisto e il possesso di vetture tradizionali e numerosi benefici a favore dei modelli a emissioni zero, quali esenzione dell’IVA, parcheggio e rifornimento gratuito, rete di ricarica estesa e possibilità di accedere in zone a traffico limitato e nella corsie preferenziali. I Paesi Bassi, invece, spiccano per essere la nazione con le vendite più alte del Vecchio Continente: 43.282 unità equivalenti al 10% del venduto nel 2015. Un risultato in parte “drogato” dall’annuncio della graduale riduzione degli incentivi previsti che ha indotto molti ad anticipare l’acquisto di vetture elettriche.

In Italia crescita modesta: Il record della crescita spetta alla Danimarca con un +195% nella vendite, giunte a quota 4.762 unità nel 2015. In Francia l’approvazione del contributo all’acquisto ha fatto salire del 116,9% le immatricolazioni elettriche fino a 27.081 unità, mentre in Gran Bretagna l’incremento delle vendite dell’84% ha portato le consegne a 28.188. Di poco inferiore il mercato tedesco con 24.171 vetture a batterie immesse sulle strade, mentre negli altri Paesi si registrano valori inferiori alle 10.000 unità. Tra le nazioni meno virtuose nella conversione all’elettrico c’è l’Italia con 2.462 vetture a batterie, delle quali 1.450 elettriche “pure”, consegnate nel 2015 con una crescita del 67% rispetto al 2014 e un quota di mercato dello 0,15%.

Le ragioni del successo: L’aumento evidente nella vendita di autovetture elettriche registrato in Europa è sospinto dalle politiche a favore della mobilità sostenibile che prevedono detassazioni, incentivi all’acquisto e altri benefici economici d’uso, nonché una rete di ricarica sempre più diffusa. A favorire le vendite è pure l’incremento dell’offerta di modelli a batterie, sempre più variegata e con prezzi in discesa che divengono appetibili con gli “sconti” statali. Altre possibili ragioni del successo elettrico sono la maggiore sensibilità ambientale, in particolari dei cittadini del Nord Europa, e il dieselgate, scandalo che ha evidenziato i danni a salute e ambiente dei motori a scoppio. L’assenza di incentivi corposi in Italia (in vigore solo l’esenzione del bollo per 5 anni e il parcheggio gratuito sulle strisce blu in alcune città), però, potrebbe rivelarsi poco importante, almeno per Andrea Poggio, responsabile mobilità sostenibile della segreteria nazionale di Legambiente. «Il mercato dell’auto è in lento e continuo declino in Europa. Anche per le elettriche è la Cina che tira la volata, con 331 mila auto nel 2015 e un +140% a gennaio 2016. In futuro, in Europa, ci muoveremo con meno automobili oltre che con meno motori a combustione. La flessibilità dei motori elettrici consente di essere applicati anche su bici, moto o su piccoli monoruota e skateboard. Ma persino bus, veicoli di ausilio per disabili e mezzi commerciali. La mobilità elettrica del futuro è, quindi, in grado di rispondere a necessità e desideri molto più articolata, soprattutto in ambito urbano. Non ha senso attendere incentivi privati finalizzati esclusivamente a sostituire l’automobile. Molto più utile permettere l’omologazione di veicoli che oggi non possono circolare (ad esempio, il risciò a pedalata assistita), organizzare i servizi, permettere la ricarica nei condomini, nei parcheggi e nei garage», aggiunge l’ambientalista che spera in qualche intervento da parte dello Stato. «Dal Governo è più sensato attenderci una seria riforma del Codice della Strada e un ridisegno degli spazi pubblici (strade, piste ciclabili, marciapiedi e segnaletica) che permetta davvero di penalizzare i SUV puzzoni e ingombranti in città e liberalizzare la mobilità dolce, veloce, silenziosa e magari condivisa. A Milano hanno fatto di più l’istituzione dell’Area C e la diffusione dei servizi in sharing (con bici e auto elettriche) che anni di incentivi a rottamare automobili inquinanti».

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