Wise Society : Sempre più imprese sono consapevoli dell’impatto che hanno sugli ecosistemi marini

Sempre più imprese sono consapevoli dell’impatto che hanno sugli ecosistemi marini

di redazione
6 Novembre 2019

Lo afferma il primo progetto di ricerca di One Ocean Foundation “Business for Ocean Sustainability”: ricorso a fonti di energia più pulita, a nuovi materiali e a tecnologie digitali e maggior monitoraggio e controllo le chiavi per il miglioramento

Gli oceani hanno un impatto determinante sulla crescita economica al punto che, se la Blue Economy fosse un Paese, con i suoi $3.000 miliardi di valore complessivo sarebbe la settima economia più grande al mondo.  Ma come si può valorizzare il potenziale degli ecosistemi marini messi a rischio dalle attività produttive creando dei business sostenibili?  A questa domanda ha cercato di dare risposta il primo progetto di ricerca Business for Ocean Sustainability, commissionato daOne Ocean Foundation  in ottica di definire linee guida e best practice per le aziende circa le sfide della sostenibilità. Il report – realizzato in collaborazione con SDA Bocconi,McKinsey & Company e CSIC (The Spanish National Research Council) – ha coinvolto più di 220 aziende nazionali e internazionali, start-up, associazioni e ONG appartenenti a 13 settori industriali. Lo studio ha preso in esame le relazioni esistenti tra la sostenibilità degli oceani e l’economia da una prospettiva inedita, focalizzata sulla consapevolezza, le strategie e le pratiche più innovative adottate dalle imprese.

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Secondo Riccardo Bonadeo di One Ocean Foundation “Occuparsi della salute degli ecosistemi marini e costieri è fondamentale non solo dal punto di vista ambientale ma anche sociale ed economico”, Photo Pixabay

Business for Ocean Sustainability: la ricerca

La ricerca è stata incentrata sul Mar Mediterraneo, sede delle culture più antiche del mondo e tradizionale crocevia di rotte marittime e sulle sue potenzialità: il Mare nostrum, infatti, oltre a rappresentare uno dei più importanti e delicati ecosistemi del pianeta in termini di biodiversità da solo favorisce lo sviluppo di un fatturato annuo dei settori legati al mare pari a €386 miliardi, con €205 milioni di valore aggiunto lordo e circa 4,8 milioni di posti di lavoro. Una risorsa importantissima spesso minata in maniera diretta o indiretta, dalla pressione che le  imprese esercitano sugli ecosistemi marini e che ne mettono a rischio l’integrità dei fondali, delle acque e della biodiversità marina.

Il mare è una risorsa da proteggere

«Occuparsi della salute degli ecosistemi marini e costieri è fondamentale non solo dal punto di vista ambientale ma anche sociale ed economico. Un ambiente marino sano rappresenta una risorsa importantissima per lo sviluppo di molte imprese. La possibilità di cambiare rotta è reale e passa attraverso la diffusione di tecnologie già esistenti, la formazione, la promozione della cultura della sostenibilità e la Fondazione ha nella propria mission proprio questo.  L’appello che lanciamo alle aziende, alle associazioni, alla comunità scientifica e al grande pubblico è che trovino nell’amore per il mare e la sua tutela una vocazione condivisa» – commenta Riccardo Bonadeo, Vicepresidente di One Ocean Foundation.

Serve più consapevolezza

Dalle evidenze della ricerca emerge che circa il 35% delle imprese è consapevole delle pressioni esercitate sugli ecosistemi marini dai settori industriali di cui fanno parte. In particolare, le criticità più note sono quelle promosse da movimenti di opinione, ad esempio l’inquinamento da plastiche e microplastiche, mentre la consapevolezza inerente alle pressioni indirette o fenomeni meno evidenti, come lo sfruttamento eccessivo delle risorse marine o gli effetti sulla biodiversità, è più limitata.

Oltre al livello di consapevolezza delle imprese, un altro elemento chiave riguarda l’adozione di azioni coerenti messe in atto dal 34% delle aziende: i sustainability leader che sono 1/3 del campione preso in esame e sono presenti nella maggior parte dei settori, sia relativi all’oceano (trasporto marittimo, attività portuali, cantieristica navale), che non (energia, utility, tessile e abbigliamento, prodotti chimici, alimentari e bevande).

Ma come fare per ridurre questo impatto e limitare la pressione sugli ecosistemi marini e costieri? Nel report si individuano alcune soluzioni come il ricorso a fonti di energia più pulita, nuovi materiali e tecnologie digitali, e soprattutto maggior monitoraggio e controllo che, insieme a reti e iniziative che riuniscono imprese e stakeholder, possono aiutare ad apportare i maggiori benefici in termini di riduzione dell’impatto ambientale.

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