È questa l'idea alla base del progetto internazionale “The Healthy Seas, a Journey from Waste to Wear”: trasformare le reti dismesse, che rappresentano un decimo di tutti i rifiuti marini e una seria minaccia per gli animali, in capi d'abbigliamento etici e sostenibili
Recuperare le reti da pesca alla deriva e trasformarle in capi d’abbigliamento, riducendo i rifiuti solidi presenti nei mari attraverso il riciclo del materiale da pesca abbandonato. È questo l’ambizioso obiettivo del progetto internazionale “The Healthy Seas, a Journey from Waste to Wear” promosso da un’azienda italiana: Aquafil, da un’olandese: Star Sock e dal centro di competenza europeo per la biodiversità e la sostenibilità ECNC Land & Sea Group. Le reti recuperate saranno trasformate in Econyl®, materia prima utilizzata per ricreare prodotti nuovi, come calze, costumi da bagno, biancheria intima e tappeti.
Un’idea non solo originale quella di coniugare abbigliamento sostenibile e riciclo delle reti ma quanto mai opportuna dato che le attività di pulizia dei mari e delle spiagge spesso si limitano al recupero delle bottiglie e dei sacchetti di plastica che, come è ormai noto, causano la morte per soffocamento delle tartarughe. Le reti sono altrettanto pericolose: secondo una ricerca congiunta di FAO e UNEP le reti dismesse abbandonate alla deriva negli oceani rappresenterebbero un decimo di tutti i rifiuti presenti in mare; circa 640.000 tonnellate destinate a rimanere nell’ecosistema marino per centinaia di anni, provocando la cattura accidentale di delfini, tartarughe e molti altri animali marini che spesso muoiono intrappolati tra le maglie.