Wise Society : Perché muoiono i delfini?

Perché muoiono i delfini?

di Francesca Tozzi
28 Febbraio 2013

57 carcasse in soli due mesi: un segnale di disagio del nostro mare che non può essere più ignorato. Non ci nascondiamo dietro ai batteri: la causa è l'inquinamento unito al depauperamento delle risorse naturali

L’ecosistema marino è uno dei più fragili, minacciato direttamente dalle attività umane e indirettamente dai cambiamenti climatici ad esse collegati.

La strage di delfini che sta interessando le acque del Tirreno ne è l’ennesima dimostrazione. Ne muore uno al giorno: è salito a 57 il numero di delfini della specie stenella striata uccisi dall’inizio dell’anno. A comunicare il dato è il Ministero dell’Ambiente che però non ha ancora dato delle risposte precise sulle sue cause.

Domenica scorsa la Capitaneria di Porto-Guardia Costiera di Anzio è intervenuta per soccorrere un delfino in fin di vita, poi deceduto, mentre l’Istituto zooprofilattico sperimentale del Lazio e della Toscana (Izslt) ha recuperato altri esemplari morti a Focene, Passoscuro, Sperlonga, Torvajanica e Marina di Alberese. Le carcasse dei cetacei sono state ritrovate lungo le spiagge della Toscana, del Lazio, della Campania e di Calabria, Sicilia e Sardegna. Sono in corso esami anatomo-patologici, istologici, virologici e tossicologici per capire l’origine del fenomeno. Dalle prime analisi risulta che i delfini sono stati colpiti da un’infezione da Photobacterium damselae la cui presenza in mare potrebbe derivare dall’inquinamento.

Il Mar Tirreno, e il Mediterraneo in generale, lanciano da molto tempo segnali di sofferenza. L’invasione delle mucillagini e, più di recente, quella delle meduse deve farci riflettere: si tratta di proliferazioni anomale a scapito di altre specie o dovute alla mancata riproduzione di queste stesse specie. La biodiversità e l’equilibrio fra predatori e predati sono messi in pericolo dalle sostanze chimiche che finiscono in mare, gli scarichi industriali in primis, pericolosi perché non si vedono. Le bottiglie di plastica e i sacchetti non biodegradabili, invece, si vedono eccome e davvero si potrebbero evitare. I delfini, quelli che riescono a sopravvivere alle tecniche di pesca invasive e violente che ancora vengono utilizzate nei mari italiani, nuotano in un habitat alterato dove hanno a disposizione meno risorse naturali per alimentarsi mentre si abbassano le loro difese immunitarie. 57 delfini morti in due mesi è un segnale di disagio dei nostri mari che non possiamo più ignorare. Per la salute del mare sarà sempre più importante, accanto al biologo marino, la figura dell’ecologo vegetale, una delle più recenti professioni green. Tra i suoi compiti: redigere le liste rosse delle specie minacciate, suggerendo come tutelarle e come ripristinare gli ambienti.

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