Wise Society : La seconda vita dei Raee inizia in prigione

La seconda vita dei Raee inizia in prigione

di Mariella Caruso
11 Luglio 2019

Nel carcere di Bollate inaugurato l'impianto di trattamento all'insegna dell'economia circolare

Si scrive Raee, si legge rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Si tratta di tutti gli apparecchi ormai di uso comune che gettiamo via, dai telefonini ai computer, dai rasoi ai giochi fino ai piccoli elettrodomestici casalinghi, che devono essere smaltiti in maniera specifica. Non solo per evitare danni ambientali ma, nell’ottica di una economia circolare, per recuperare i materiali – anche preziosi – con cui sono costruiti. Per farlo occorrono impianti dedicati. Uno di questi è stato realizzato all’interno del carcere di Bollate, un istituto a vocazione trattamentale che porta avanti un progetto a custodia attenuata volto alla graduale inclusione sociale dei detenuti attraverso il lavoro.

Il trattamento dei rifiuti speciali da parte dei detenuti rientra nelle svariate attività lavorative organizzate all’interno della casa di detenzione che comprendono, tra le altre,  anche il ristorante In Galera aperto al pubblico, un vivaio e una sartoria. Attualmente sono 5 i detenuti al lavoro nel nuovo impianto che può trattare fino a 3000 tonnellate di rifiuti elettronici all’anno. L’impianto, appena presentato, è all’avanguardia e realizzato all’insegna della sostenibilità. Ad alimentarlo, infatti, è un impianto fotovoltaico per l’autoproduzione di energia green. «Si tratta anche di un progetto virtuoso che unisce l’attenzione all’ambiente al terzo settore, dimostrando come una proficua collaborazione tra pubblico e privato possa, come fine ultimo, approdare all’inclusione sociale in un’ottica di vera sostenibilità», ha spiegato il direttore aggiunto della Casa di Reclusione Cosima Buccoliero. La collaborazione cui fa riferimento è quella con A2A, Comune di Milano e Syndial, società ambientale di Eni, i cui rappresentanti hanno partecipato alla presentazione dell’impianto.

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Il nuovo impianto del carcere di Bollate dove lavorano 5 detenuti, può trattare fino a 3000 tonnellate di rifiuti elettronici all’anno, Image by iStock

I 5 detenuti impiegati lavorano a due linee di smontaggio. Nella prima dedicata Raee R2 e R3, vengono trattati tv, monitor e grandi elettrodomestici; nella seconda destinata ai Raee R4, invece, a essere smontati sono i piccoli elettrodomestici tra cui telefoni cellulari, personal computer, apparecchiature audio e video, utensili e giocattoli elettrici. Dal trattamento dei rifiuti Raee di entrambe le linee vengono recuperati svariate categorie di materiali destinati al riutilizzo, tra questi rame, ottone, bronzo, stagno, polimeri plastici, gomma e anche componenti informatici come schede elettroniche, hard disk, processori e alimentatori che contribuiscono a innescare un processo virtuoso di economia circolare.

«Questo progetto è uno dei tanti tasselli del modello A2A per l’economia circolare basato sulla gestione integrata dell’intera catena ambientale, dalla raccolta al trattamento, e che prevede che tutti i rifiuti siano avviati a recupero di materia o energia evitando così il ricorso alla discarica», sottolinea infatti Luca Valerio Camerano, amministratore delegato della multi-utility locale che, oltre alla produzione, distribuzione e vendita di energia elettrica, gas, lavora nei servizi ambientali e nei servizi di efficienza energetica, mobilità elettrica e smart city.

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