Droni che trasportano sangue per velocizzare operazioni mediche d’emergenza, carrelli che seguono autonomamente il cliente al supermercato, robot zoomorf per endoscopie soft oppure robot a guida autonoma per effettuare le consegne dell’ultimo miglio in città.
Sono tutti esempi di robot e automi che si stanno sviluppando in Italia o sono già realtà. L’industria italiana è sesta a livello mondiale per stock complessivo di robot industriali installati. Dietro a questi numeri si celano aziende, startup e centri di ricerca dedicati in modo esclusivo al mondo dei robot, anche perché è un comparto di grande interesse: a livello globale il valore di mercato ha raggiunto 16,5 miliardi di dollari, solo nel 2018 sono state consegnate 422mila unità in tutto il mondo, con un aumento del 6% rispetto all’anno precedente.
Per conoscere meglio le storie e le invenzioni di alcune delle più importanti realtà nazionali di automazione industriale e non solo, Enel e Fondazione Symbola hanno pubblicato “ 100 Italian robotics & automation stories ” rapporto sull’innovazione made in Italy, giunto quest’anno alla sua quarta edizione.
A cosa servono i robot e quali sono le aziende italiane che li progettano
A cosa servono automi e androidi ? Ad aiutare l’uomo nello svolgere lavori pesanti, pericolosi, ma anche a salvare vite: a Bologna quest’anno è stato eseguito per la prima volta un intervento di rimozione completa di un tumore al fegato da una paziente tramite robot chirurgico .
Si occupa anche di automazione in campo medico la Masmec di Modugno (Bari) produttrice di linee di assemblaggio e test per il settore automotive, attiva da trenta anni e tra le prime aziende italiane a integrare la robotica nelle linee di assemblaggio. Oggi conta circa 250 dipendenti, impegnati anche nella divisione Biomed, dedicata alle soluzioni per il biomedicale, dai dispositivi di navigazione che guidano i medici durante gli interventi chirurgici alle workstation per i laboratori di diagnostica e di ricerca. Masmec coordina il progetto Arona, che intende studiare e realizzare un prototipo di sistema robotico per la chirurgia mini-invasiva assistito da un navigatore in realtà virtuale e aumentata.
La robotica e il suo prezioso aiuto in campo medico
Ci sono realtà ormai ultradecennali, come Khymeia che dal 1998 sviluppa dispositivi ad alto tasso di innovazione tecnologica per il settore medicale, con particolare focus sulla riabilitazione. Tra le innovazioni nel campo, ha realizzato l’ecosistema VRRS-Virtual Reality Rehabilitation System, il dispositivo medicale più avanzato, completo e clinicamente testato di realtà virtuale per la riabilitazione e la tele-riabilitazione al mondo.
In campo medico è da segnalare l’attività di Era Endoscopy, spin-off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che hanno messo a punto la tecnologia Endotics per la colonscopia sicura e indolore. In pratica, è un sistema robotico costituito da una sonda flessibile che, inserita nel colon, può muoversi come un bruco, allungando e accorciando la parte centrale del corpo e ancorando le sue estremità alle pareti dell’intestino attraverso una sorta di ventosa, senza provocare dolore. Per ispirarsi, hanno studiato ciò che in natura già esiste e hanno scelto come modello il bruco geometride, che ha una caratteristica andatura “a compasso”. A differenza dei tradizionali endoscopi, che prevedono che l’organo si adatti alla loro avanzata, Endotics si muove adattandosi all’ambiente circostante, con grande vantaggio per il paziente. Era Endoscopy ha sede a Peccioli (Pisa), i cui cittadini sono stati i primi al mondo a familiarizzare con un robot urbano. Il piccolo Comune ha ospitato infatti la prima sperimentazione con utenti reali di robot dedicati alla raccolta dei rifiuti. Non solo: qui ha preso servizio effettivo MoBot, robot mobile che funge da carrello della spesa, ma non ha bisogno di essere spinto per muoversi. Lo ha creato Mediate Srl, spin-off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che, insieme al Comune e a un’azienda locale ha studiato le esigenze dei cittadini creando questo “aiutante” su quattro ruote. Oltre a seguire la persona nei suoi spostamenti, rispettando la sua andatura e trasportando quanto le è necessario, il robot- carrello è anche in grado di muoversi autonomamente per le strade del centro evitando auto e altri ostacoli, attivandosi semplicemente attraverso un’app per smartphone.
Robot e automi tuttofare: le eccellenze dell’Italia hi-tech
L’Italia è il Paese di svariate eccellenze nella robotica industriale e non: dal bartender capace di preparare più di 80 drink in un’ora gestendo 158 diverse bottiglie alla volta, progettato e realizzato dalla torinese Makr Shakr, al robot per movimentare le opere d’arte tecnologica e interattiva, ideato da Nuzoo Robotics di Vimodrone (Milano). Dall’arte all’ortofrutta, il passo è stato possibile grazie a Demur, azienda di Savoca (Messina) che si occupa di robotica industriale, che ha creato l’isola robotizzata per la manipolazione delle cassette di agrumi. Non si tratta di un semplice pallettizzatore ma di una soluzione che autonomamente è in grado di prelevare una serie di cassette vicine (uno strato della pila), di sollevarle, ruotarle e svuotarle con un sistema brevettato “Soft Drop” che consente di depositare delicatamente il contenuto in un’area apposita di lavorazione. Con questa applicazione è possibile movimentare più di mille cassette l’ora in appena
10 metri quadri.
In Italia ci sono anche esempi virtuosi capaci di abbinare la meccatronica al design , con importanti risultati. È il caso dello studio di architettura e design Elastico Disegno, di Chieri (Torino), che hanno progettato (insieme all’altra italiana Prensilia) la mano robotica Mia, vincitrice nel 2019 del premio Red Dot Design Award, uno dei più importanti riconoscimenti a livello internazionale per il design.
Non è solo un esercizio di stile, ma un futuro valido aiuto nel campo degli ausili protesici: i sensori installati su Mia controllano i movimenti e sono collegati chirurgicamente alle terminazioni nervose ancora presenti sull’arto.
Automazione industriale: i robot italiani in cima al mondo
La robotica italiana si è fatto conoscere e apprezzare a livello globale. Tanti gli esempi: la Comau, di Grugliasco (Torino), nata da un gruppo di ingegneri chiamati in Unione Sovietica negli anni Settanta per realizzare una fabbrica di auto avanguardistica, e oggi colosso mondiale dell’automazione industriale con novemila dipendenti e 32 sedi nel mondo, ideatrice – tra l’altro- del robot industriale Aura, capace di collaborare con l’uomo o l’esoscheletro indossabile Mate.
Robotica e automazione industriale traggono la loro “linfa” dai dati, un campo in cui eccelle a livello mondiale Datalogic, specializzata nell’ambito dell’acquisizione automatica dei dati e di automazione industriale. Dalle informazioni ai prodotti, si arriva a vertici assoluti anche in vari settori: esemplari sono la bolognese IMA, protagonista nell’industria del packaging (il 70% delle bustine da tè nel mondo viene prodotto con sue macchine) e che ha avviato un programma dedicato all’introduzione di tecnologie digitali nei processi produttivi e alla costruzione della fabbrica smart, oppure la piacentina Gaiotto, protagonista mondiale nella realizzazione di impianti robotizzati per produzione di sanitari.
Robot e automi: l’importanza della ricerca
L’Italia svetta nel mondo anche nel settore della ricerca. Tra le figure di spicco ci sono Rita Cucchiara, direttrice del Laboratorio Nazionale di Artificial Intelligence (Cini Aiis) e Laura Margheri, attiva all’Imperial College di Londra, dopo essersi specializzata in “robotica soffice” nell’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa . Entrambe sono state inserite tra le 25 donne più importanti al mondo nella robotica nella classifica stilata da RoboHub, la maggiore comunità scientifica internazionale formata da esperti in materia.
Stesso riconoscimento è toccato, nel 2015 a Barbara Mazzolai e Cecilia Laschi, la prima, direttrice del Centro per la Micro-BioRobotica dell’Istituto Italiano di Tecnologia, ideatrice di Plantoide, il robot che riproduce il comportamento delle piante; la seconda, Professore Ordinario di Bioingegneria Industriale all’Istituto di BioRobotica della Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa, è tra i pionieri della robotica soft, branca della robotica dedicata allo sviluppo di macchine con superfici soffici e deformabili, creatrice del robot polpo.
In questo spazio di mezzo tra intelligenza umana e intelligenza artificiale si collocano gli studi di roboetica e anche qui si rileva un impegno del nostro Paese, da molti anni in prima linea. L’Italia infatti già nel 2014 ha ospitato il primo congresso internazionale di roboetica. Il nostro, inoltre, è l’unico Paese al mondo ad avere un’edizione nazionale della competizione mondiale di programmazione robotica e aerospaziale Zero Robotics: ogni anno infatti sono così numerosi i team italiani che partecipano alla gara internazionale da consentire la realizzazione di un campionato nazionale. Tra gli enti di ricerca va segnalato ENEA, e il suo Laboratorio Intelligenza Distribuita e Robotica per l’Ambiente e la Persona, specializzato nella progettazione e realizzazione di robot sottomarini, terrestri, spaziali.