Wise Society : Incendi boschivi in Italia: cause e soluzioni tra dolo e crisi climatica

Incendi boschivi in Italia: cause e soluzioni tra dolo e crisi climatica

di Patrizia Riso
10 Agosto 2023

Dall’inizio dell’anno al 27 luglio 2023 sono andati in fumo 51.386 ettari della nostra Italia. Un territorio pari a 73.408 campi da calcio. Sicilia e Calabria sono le regioni più colpite, ma le fiamme sono ben presenti anche in Sardegna. Perché i boschi vanno a fuoco e cosa si può fare?

Gli incendi colpiscono le aree verdi del nostro paese ogni estate, con il rischio di diventare un fenomeno ordinario e abituale col quale convivere, soprattutto nelle regioni del Sud Italia e nelle isole. In realtà, come dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente: «In Italia l’emergenza incendi, aggravata dalla crisi climatica in corso, è ormai cronica come dimostrano le immagini apocalittiche che in questi giorni stanno arrivando dalla Sicilia, da Palermo a Catania, e da altre regioni della Penisola. Puntualmente ogni estate e nello stesso periodo nel nostro Paese scoppiano roghi, il più delle volte di origine dolosa. Una piaga che va assolutamente fermata con azioni di prevenzione e politiche mirate su cui Governo, Regioni e Comuni devono intervenire in maniera sinergica, perché gli incendi si possono prevedere e possono essere evitati, più difficile è spegnerli. Senza contare i danni che provocano, in termini, purtroppo, di vite umane, ambientali ed economici».

Incendio boschivo

Foto Shutterstock

I dati sugli incendi boschivi in Italia

Legambiente, ogni anno, condivide i dati di un fenomeno che, di naturale, ha solo il sistema della combustione. Dal 2008 al 2021 in Italia sono andati in fumo oltre 723.924 ettari di territorio, un’area grande quasi quanto l’intera regione Umbria. Nel 2021 sono andati in fumo 159.437 ettari di superficie boschiva pari a 217.000 campi da calcio a 11, segnando un +504% rispetto al 2020.

Nel 2022, fino al 15 luglio, erano stati bruciati 26.270. Nel 2023, solo dal 25 al 27 luglio, sono bruciati ben 31.078 ettari di vegetazione. I dati sono raccolti con il sistema satellitare EFFIS, European Forest Fire Information System, che monitora solo gli incendi superiori ai 30 ettari di superficie interessata. Dell’80% degli ettari andati in fumo, ben 41.365 si trovano in Sicilia, seguita dalla Calabria con 7.390 ettari. Intanto brucia anche la Sardegna dove al 6 agosto 2023 si contano oltre 80 incendi e oltre 600 persone evacuate nel nordest della regione, tra Posada e Siniscola, in provincia di Nuoro.

Incendio boschivo

Foto Shutterstock

L’origine degli incendi boschivi

Per dare origine a un incendio in un bosco serve che interagiscano l’ossigeno, una fonte di calore e un combustibile. Se arbusti e piante fanno da combustibile, l’incendio nasce da una fonte di calore: una scintilla, un fulmine o un’eruzione vulcanica. Le ultime due cause sono rare. La prima purtroppo no perché è causata da azioni umane colpose come mozziconi abbandonati, falò abusivi o spenti male o dolose, cioè veri e propri reati.

Nel 2022 in Italia sono stati accertati 5.207 reati per incendi dolosi, colposi e generici di cui 611 in Calabria e 544 in Sicilia. Dal 2018 al 2022 in Sicilia sono stati 2.938 i reati accertati per incendi dolosi, colposi e generici con 191.386 gli ettari di superficie boscata e non andati in fumo. In Calabria, nello stesso periodo sono stati 2.709 i reati accertati di questo tipo con 63.196,30 gli ettari di superficie boscata e non percorsi dalle fiamme. Al terzo posto della triste classifica la Sardegna con 19.228 ettari. Quando si parla di incendi boschivi si parla, quindi, soprattutto di atti dolosi che causano perdite naturali, umane e danni economici. Gli incendi appiccati nei boschi arrivano, infatti, molto facilmente e velocemente alle case delle persone.

Perché si dà fuoco a un bosco

Come indicato dalla Protezione Civile, chi appicca incendi dolosi lo fa per interesse economico, per esempio per “utilizzare l’area distrutta dal fuoco per soddisfare interessi legati alla speculazione edilizia, al bracconaggio, o per ampliare le superfici coltivabili”.

L’altra motivazione è di rivendicazione criminale quindi come forma di protesta o vendetta. Per esempio: risentimento nei confronti dei privati, della Pubblica Amministrazione o dei provvedimenti adottati, come l’istituzione di aree protette. Infine, chi fa partire volontariamente un incendio può avere problemi comportamentali come la piromania e la mitomania. Interessante l’elaborazione grafica tratta dal report L’Italia in fumo del 2022 che evidenzia una buona notizia generale e cioè il calo generale degli incendi boschivi dal 2006 e un dato negativo: la percentuale che resta costante nelle regioni indicate come “a tradizionale presenza mafiosa”: Sicilia, Calabria, Campania e Puglia.

Grafico su incendi boschivi

Immagine: report L’Italia in fumo del 2022

La crisi climatica aggrava la situazione

Tra i fattori che aumentano il rischio effettivo causato dagli incendi ci sono le alte temperature, l’assenza di piogge che inaridisce i terreni, i venti molto forti che contribuiscono alla diffusione delle fiamme.

A questo c’è da aggiungere che nelle regioni più colpite dagli incendi boschivi estivi, Sicilia, Calabria e Sardegna è presente una crisi idrica costante dovuta, in alcuni casi alla mancanza di acqua strutturale, in altri alla distribuzione carente o malfunzionante da parte delle amministrazioni locali. Quindi, alcuni territori non hanno normalmente accesso costante all’acqua pubblica e, durante situazioni di emergenza come gli incendi, si ritrova con l’impossibilità di accedere a una risorsa vitale carente che diventa anche non

Come prevenire gli incendi nei boschi

Come per tanti altri problemi ambientali di origine antropica, anche per contrastare gli incendi boschivi la prevenzione resta la migliore strategia. Ecco un riassunto delle proposte presentate da Legambiente al Governo per salvare ettari di boschi dalle fiamme che ogni anno li riducono.

  • Definire un soggetto unico come la Protezione Civile nazionale per gestire gli incendi in maniera integrata, garantire un maggiore coordinamento tra le istituzioni e gli attori coinvolti e vigilare sull’applicazione della legge quadro sugli incendi boschivi (L. 353/2000) e le sue modifiche introdotte con la legge 155/2021.
  • Potenziare i presidi pubblici, statali e regionali, nella lotta agli incendi nei boschi integrare la pianificazione urbanistica con la prevenzione degli incendi nelle aree urbane dove è alto il rischio e la probabilità di propagazione di grandi incendi.
  • Migliorare il sistema di raccolta, analisi e condivisione dei dati sugli incendi in Italia attraverso investimenti tecnologici e le semplificazioni normative che includano anche gli incendi inferiori ai 30 ettari, la maggioranza nel nostro paese.
  • Configurare il delitto di disastro ambientale, introdotto con la legge 68/2015 e che prevede fino a 15 anni di reclusione più le aggravanti.
  • Integrare pianificazione forestale, strategie di adattamento climatico e politica agricola per contenere gli incendi e attuare misure di selvicoltura preventiva, poiché i campi coltivati riducono l’infiammabilità e la biomassa disponibile.
  • Pascolo e fuoco prescritto sono strumenti di prevenzione utili negli ambienti mediterranei per ridurre il carico di combustibile.
  • Responsabilizzare e coinvolgere la cittadinanza con informazione e formazione, la corretta conoscenza della prevenzione e dei principi dell’autoprotezione dagli incendi.
  • Affrontare la ricostituzione post-incendio con interventi e soluzioni tecniche adeguate caso per caso.

Patrizia Riso

© Riproduzione riservata
Altri contenuti su questi temi:
Continua a leggere questo articolo: