Wise Society : Il buco dell’ozono sull’Antartide ha iniziato a riaprirsi in anticipo

Il buco dell’ozono sull’Antartide ha iniziato a riaprirsi in anticipo

di Monica Giambersio
28 Settembre 2023

Secondo il Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS) questo fenomeno potrebbe essere legato all’eruzione del vulcano Hunga-Tonga

Il buco dell’ozono situato al di sopra dell’Antartide ha iniziato a riaprisi in anticipo rispetto a quanto avevano previsto gli scienziati del Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), il programma di monitoraggio e Osservazione della Terra coordinato e diretto dalla Commissione Europea. Tra i fattori che hanno influito su questo fenomeno ci potrebbe essere, secondo le ipotesi degli esperti, l’eruzione del vulcano Hunga-Tonga, avvenuta fra dicembre 2021 e gennaio 2022.

Buco nell'ozono

Foto Shutterstock

L’annuncio del CAMS sul buco nell’ozono

L’annuncio è arrivato a fine agosto quando il CAMS ha comunicato in una nota che il monitoraggio delle prime fasi del buco dell’ozono sopra il Polo Sud nel corso del 2023 aveva mostrato “uno sviluppo leggermente antecedente rispetto a quanto previsto”. Nello specifico, gli esperti avevano riscontrato valori più bassi della colonna di ozono rispetto ai precedenti 43 anni di osservazioni satellitari, uno elemento che, insieme ad altri indicatori, ha portato a un inizio anticipato del l’apertura buco dell’ozono quest’anno.

Tuttavia, l’evoluzione osservata nell’ultima settimana di agosto e le previsioni del Copernicus Atmosphere Monitoring Service hanno mostrato una progressiva normalizzazione della situazione, con il conseguente ritorno ai valori medi previsti.

L’eruzione del vulcano Hunga-Tonga

La formazione precoce del buco dell’ozono potrebbe essere correlata, per gli scienziati, all’impatto che l’eruzione del vulcano Hunga-Tonga – avvenuta a gennaio 2022 – ha avuto sulla composizione dell’alta atmosfera. Nello specifico è oggetto di dibattito il possibile effetto di questo fenomeno: una maggiore riduzione del buco dell’ozono o un suo aumento.

Il ruolo del vapore acqueo

Nello specifico, una delle possibili spiegazioni di questo insolito inizio della stagione del buco dell’ozono è, secondo gli esperti, l’aumento del vapore acqueo portato nell’atmosfera dall’eruzione del vulcano Hunga Tonga nel dicembre 2021 e nel gennaio 2022. “Questo meccanismo – si legge nella nota – avviene perché la riduzione dell’ozono è alimentata da processi chimici che si verificano sulle nubi stratosferiche polari, che hanno maggiori probabilità di formarsi quando i livelli di vapore acqueo nella stratosfera sono elevati”.

Il direttore del CAMS, Vincent-Henri Peuch, sottolinea in nota come la capacità di fornire analisi tridimensionali e previsioni dell’ozono nei poli rappresenti “un approccio potente per monitorare in tempo reale come si sviluppano i buchi dell’ozono e per valutare quali sono i fattori chiave dietro ciò che viene osservato”. Ciò, aggiunge, “ci dà informazioni sulla misura in cui eventi particolari influenzano lo sviluppo del buco dell’ozono antartico quest’anno, come l’eruzione Hunga Tonga dello scorso anno, che ha aumentato la quantità di vapore acqueo nella stratosfera. Attualmente è davvero una questione aperta per gli scienziati e CAMS continuerà a fornire le sue informazioni dettagliate sul monitoraggio fino a quando il buco dell’ozono del 2023 non si dissolverà, a novembre o dicembre”.

ODS, buco dell’ozono ed emissioni industriali

In generale, gli esperti del CAMS ricordano come un ruolo determinante nel causare l’allargamento del buco dell’ozono è rivestito dalle ODS- Ozone Depleting Substances, che si sono accumulate nella stratosfera e ogni anno generano una drastica diminuzione della concentrazione di ozono sull’Antartide in primavera. Queste sostanze, precisa la nota, “sono principalmente di origine umana e sono state emesse da una serie di industrie a partire dagli anni ’60. Dall’adozione del Protocollo di Montreal nel 1987, che ha eliminato gradualmente le nuove emissioni, le concentrazioni di ODS nella stratosfera si sono ridotte e ci sono segnali significativi di recupero dello strato di ozono”.

Un impatto a lungo termine

Le ODS influenzeranno lo strato di ozono per molti decenni poiché, spiega la nota del Copernicus Atmosphere Monitoring Service, la loro rimozione dall’atmosfera richiede molti anni. Nello specifico, “si prevede che entro 50 anni le loro concentrazioni nella stratosfera tornerà ai livelli preindustriali e non si verificheranno più buchi dell’ozono”.

Monica Giambersio

 

© Riproduzione riservata
Altri contenuti su questi temi:
Continua a leggere questo articolo: