L’andamento lento di questo fenomeno è ben noto nei Campi Flegrei, fin dall’antichità. A causa del bradisismo il suolo può subire innalzamenti ed abbassamenti, ed essere accompagnato da scosse di magnitudo rilevante. Ma cosa comporta in pratica?
In questi giorni è tornato tristemente agli onori delle cronache il fenomeno del bradisismo che tanta preoccupazione sta destando nell’area flegrea, a Napoli e nei paesi limitrofi. Il termine risulta meno familiare del più famoso “terremoto” e per questo si può facilmente creare confusione, ma in realtà il bradisismo è un fenomeno geologico di notevole importanza che può avere un impatto anche molto significativo. Cerchiamo dunque di fare un po’ di chiarezza partendo proprio dal significato della parola bradisismo.
Cos’è il Bradisismo e quali danni può provocare
È un fenomeno che parte da lontano, tanto che il termine “bradisismo” deriva dall’antico greco e vuol dire “scossa lenta”, perché avviene ad una velocità molto bassa, spesso misurabile in millimetri o centimetri all’anno. Mentre il terremoto è attivato da una frattura all’interno della terra, da cui partono le cosiddette “onde sismiche” che si propagano fino in superficie, il bradisismo è un tipo di movimento verticale del livello del suolo, innescato – questa l’ipotesi oggi più accreditata – dalla maggiore o minore pressione del vapore acqueo, imprigionato in una camera magmatica sottostante. Questo movimento può essere sia in direzione ascendente (bradisismo negativo), che discendente (bradisismo positivo) e può influenzare aree geografiche anche molto vaste.
Effetti del bradisismo negativo
Quando il bradisismo è negativo spesso si accompagna anche a terremoti perché la pressione esercitata verso l’alto può fratturare le rocce sovrastanti: si tratta di terremoti superficiali, quindi sono spesso molto localizzati, ma possono avere effetti importanti in quanto di origine vulcanica.
Effetti del bradisismo positivo
D’altro canto, il bradisismo positivo può causare problemi quali allagamenti costieri, danni alle infrastrutture e rischi per la salute pubblica. Non va inoltre dimenticato il potenziale impatto ambientale e sulla salute legato agli effetti sulle falde acquifere: quando il terreno si abbassa, infatti, le acque sotterranee possono salire, contaminando le risorse idriche e minacciando l’approvvigionamento di acqua potabile per le comunità circostanti.
I Campi Flegrei
I Campi Flegrei (dal greco “campi ardenti, in fiamme”), con la loro estensione di circa 180-200 chilometri quadrati, sono una vasta area della costa campana, nota fin dall’antichità per la sua vivace attività vulcanica: si tratta infatti di un antico supervulcano, tra i più pericolosi al mondo, la cui area interessa i comuni di Napoli, Pozzuoli, Giugliano in Campania, Bacoli e Monte di Procida.
A differenza del Vesuvio o dell’Etna, si tratta di un “campo vulcanico” – che quindi non si erge come una montagna – attivo da oltre 80 mila anni. Costituito da tanti coni vulcanici poco elevati, disseminati su un’area depressa che prende il nome di “caldera”, si è formato a seguito di almeno due eruzioni principali (la prima 40 mila anni fa, la seconda 15 mila anni fa) che hanno svuotato la camera magmatica sottostante, facendo collassare il tetto. La prima delle due eruzioni è considerata quella a maggiore energia che si sia mai verificata nel Mediterraneo, tanto da aver influenzato il clima non solo di questa zona, ma di tutto il pianeta.
Il Bradisismo Flegreo
Il bradisismo Flegreo è presente soprattutto nel golfo di Pozzuoli, dove interessa la zona che va da Capo Miseno e Baia fino alla collina partenopea di Posillipo. Anche se dal 1538 non si sono verificati importanti eventi vulcanici esplosivi, la caldera dei Campi Flegrei continua a modificarsi ad opera dei movimenti bradisismici, che si ripetono in maniera ciclica nel corso dei secoli, deformando letteralmente il suolo.
Nella storia recente, il periodo in cui l’area ha destato maggiori preoccupazioni è stato quello tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, quando la città di Pozzuoli è stata interessata da movimenti ascendenti tali da provocare danni significativi agli edifici, che hanno costretto la popolazione ad abbandonare interi quartieri. La costa si è sollevata, insieme a moli, banchine ed al famoso Tempio di Serpide – le cui colonne sono utilizzate da sempre per misurare il bradisismo. Inoltre nel settembre del 1983 – 40 anni fa esatti – Pozzuoli fu colpita da un terremoto del 5° grado che fu avvertito in tutte le zone costiere flegree e nell’area napoletana.
Un’area attiva ancora oggi
Dopo un lungo periodo di sprofondamento, dal 2005 circa il suolo ha ricominciato a sollevarsi, fino ad arrivare al mese di settembre appena trascorso, con i fatti che tutti conosciamo. I terremoti affiancano un sollevamento del terreno di circa 15 millimetri al mese a partire da gennaio 2023, per un totale di circa 25 centimetri e mezzo rispetto a gennaio 2022 e, nelle ultime due settimane, in concomitanza con la maggior attività sismica nell’area, si è registrato un aumento della velocità di deformazione (dati del bollettino settimanale dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia emesso il 3/10/2023). Ed anche se al momento non ci sono variazioni tali da supportare l’ipotesi di una eruzione imminente, di fatto i vulcanologi che studiano l’area hanno dichiarato la necessità di aggiornare i piani di emergenza, dato che un piano di evacuazione per un’area così densamente popolata e urbanizzata diventa davvero molto difficile da gestire.
Il bradisismo nel mondo
Sebbene i Campi Flegrei siano uno degli esempi più noti di bradisismo a livello internazionale, ed in particolare Pozzuoli rimanga sicuramente il luogo ideale per osservare il bradisismo in tutta la sua intensità, questo fenomeno non è limitato all’Italia e avviene, anche se più debolmente, in altre parti del mondo. In tutto il pianeta, infatti, molte regioni sperimentano movimenti lenti della crosta terrestre che possono influenzare la topografia, la geologia, l’idrologia e, naturalmente, la vita quotidiana delle persone.
Ne è un esempio il vulcano Rabaul, in Papua Nuova Guinea, nell’Oceano Pacifico: una caldera che contiene numerose fessure vulcaniche, formatasi nel corso di due eruzioni, verificatesi 7.100 e 1.400 anni fa. Come i Campi Flegrei, nell’area della caldera del Rabaul, nel 2010 è stato registrato un fenomeno di bradisismo simile a quello nostrano, ma a differenza del suo “gemello” italiano, il periodo di deformazioni è terminato con l’inizio di una vera e propria eruzione.
Anche la caldera della Long Valley nella Sierra Nevada, in California è soggetta al bradisismo: si è formata circa 765 mila anni fa, quando un supervulcano produsse l’attuale depressione di 500 chilometri quadrati e tra il 1979 ed il 2000 è stato misurato un innalzamento del suolo nella porzione centrale di circa 80 centimetri. In questo caso l’innalzamento è stato correlato alla fase terminale dell’attività della camera magmatica.
Paola Greco