Wise Society : Biofabbrica: lo stabilimento che produce insetti antiparassitari

Biofabbrica: lo stabilimento che produce insetti antiparassitari

di Maria Enza Giannetto/Nabu
14 Maggio 2019

Si trova in provincia di Catania e produce circa due milioni di insetti al giorno che vengono poi lanciati nel terreno coltivato a difesa delle colture

C’è l’Aphytis melinus, un imenottero afelinide, parassitoide della cocciniglia rossa-forte degli agrumi e ci sono il Cryptolaemus montrouzieri e il Leptomastix dactylopii, rispettivamente un coleottero coccinellide predatore polifago e un imenottero encirtide parassito ide, entrambi antagonisti del cotonello degli agrumi . E poi, ancora, c’è il diglyphus isaea, insetto da utilizzare per la difesa integrata delle orticole e floricole in coltura protetta.

 Alla gente comune non dicono nulla, ma sono queste le quattro specie base (ma tante altre ne vengono allevate oggi) “prodotte” nella Biofabbrica di Ramacca, in provincia di Catania, lo stabilimento più importante del Mediterraneo,  nonché unico esempio di gestione pubblica – è gestito dall’Ente di sviluppo agricolo regionale Esa –  tra le 26 Biofabbriche europee e seconda in Italia dove c’è anche la Centrale Ortofrutticola di Cesena (BIOLAB). Un’eccellenza italiana che permette, soprattutto agli agrumicoltori, di dire addio ai pesticidi, non solo ricavandone in termini di sostenibilità e salubrità dei prodotti ma anche in in termini economici, visto che la cessione di questi insetti avviene grazie a un disciplinare che permette alle aziende iscritte all’albo annuale di acquistare gli ausiliari dell’agricoltura a prezzi bassissimi.

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Alla Biofabbrica, nel periodo che va da marzo ad ottobre, vengono prodotti circa due milioni di insetti al giorno, per ogni giorno della settimana, Foto: www.entesviluppoagricolo.it

«La nostra esperienza  – spiega Antonino Aiello, direttore amministrativo e responsabile unico dell’opificio dell’Esa –  comincia negli anni 80 quando cominciammo ad allevare insetti utili alla lotta contro i parassiti degli agrumi in un insettaio che si trovava in una piccola serra a Catania. L’interesse dell’Ente nacque proprio in quegli anni, poi la materia passò al servizio regionale che progettò e finanziò la nascita della Biofabbrica grazie a una misura europea (la misura 9.5 del Programma Operativo Plurifondo Sicilia 1994-1999) inerente la realizzazione di interventi di lotta biologica. In fase di redazione, per mettere a punto le tecniche, ci si è avvalsi della consulenza del BIOLAB di Cesena e poi, dal 2006, la Biofabbrica è diventata operativa a tutti gli effetti».

Oggi lo stabilimento sorge su un terreno espropriato – della superficie totale di circa 3,5 ettari – e messo a disposizione dell’Ente dall’amministrazione comunale della cittadina siciliana.  Le strutture si compongono di un capannone di 2.500 metri quadri che ospita le celle ad ambiente controllato e condizionato, una palazzina uffici e sei serre, di 100 metri quadri (alcune a debita distanza per evitare eventuali contaminazioni tra specie concorrenti)  riscaldate, per allargare la stagione produttiva anche ai mesi più freddi e dotate di adeguato impianto di irrigazione per consentire la coltivazione in vaso.

L’opificio è in questo periodo a pieno regime visto che, normalmente, vengono prodotti circa due milioni di insetti al giorno, per ogni giorno della settimana, nel periodo che va da marzo ad ottobre e che vengono poi lanciati nell’agrumeto o nel terreno coltivato a difesa delle colture. Questi numeri permettono di intervenire su quasi 3 mila ettari di superficie agricola sul territorio siciliano.

«La biofabbrica – continua Aiello – è stata concepita per rappresentare un polo flessibile di produzione di materiale da impiegare in agricoltura in più programmi di lotta biologica o integrata. Di fatto, se nella prima fase, sono posti a base di riferimento  gli agrumi e le ortofloricole protette, da qualche anno abbiamo cominciato a produrre anche Anagyrus pseudococci per la difesa su differenti cocciniglie cotonose come Planococcus citri e Planococcus ficus poi utilizzate sulla vite e nei prossimi anni, saranno collaudati e immessi nel mercato altri sei insetti utili e in particolare le larve di Cryptolaemus monstruozierii, la Chrysoperla carnea, la Encarsia formosa, l’Orius laevigatus, il Lindorus lophantae e le larve di Chilocorus bipustulatus utili su più fronti nella lotta integrata».

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