Wise Society : Una pedalata tra cielo e mare lungo la costa abruzzese, seguendo la Via Verde dei Trabocchi

Una pedalata tra cielo e mare lungo la costa abruzzese, seguendo la Via Verde dei Trabocchi

di Paola Greco
1 Agosto 2022
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Un percorso a picco sul mare che dà la possibilità di vistare molte delle meraviglie dell'Abruzzo. Ecco cosa vedere fra un trabocco e l'altro.

C’è una via verde in Abruzzo che percorre uno dei tratti di costa più suggestivi dell’Adriatico: la Costa dei Trabocchi. Si tratta di una pista ciclo-pedonale costruita seguendo l’ex tracciato della ferrovia adriatica, inaugurata nel 1863, che da anni ormai è stata spostata un po’ più internamente. È una infrastruttura che percorre, per ora, circa 42 chilometri a pochi passi dal mare, pensata per una mobilità sostenibile ed adatta a tutti: ai ciclisti e ai camminatori, ai viaggiatori esperti e agli appassionati di nordic walking. Ma anche alle famiglie e a gruppi di amici di tutte le età: un percorso che va da Francavilla a San Salvo, nella provincia di Chieti, toccando 9 comuni lungo la costa, puntellata da 25 trabocchi.

Trabocco in abruzzo

Foto Shutterstock

Cosa sono i Trabocchi?

I trabocchi sono macchine da pesca di legno, costruite sull’acqua, che ricordano un po’ le antiche palafitte, con lunghe braccia da ragno protese sul mare, a cui venivano fissate le reti. Le loro origini si perdono nella notte dei tempi, tanto che c’è chi addirittura li fa risalire all’epoca dei fenici, popolo famoso per il suo ingegno. Pare esistano dei manoscritti che ne testimoniano la presenza già ai tempi di Pietro da Morrone, l’eremita che diventò Papa col nome di Celestino V, e che passò gran parte della sua vita sulla Maiella, la montagna più amata dagli abruzzesi.

C’è addirittura una storia molto affascinante, che vuole attribuire la loro invenzione ai contadini, che per necessità si dovettero dare alla pesca, ed idearono questo modo per non dover affrontare le incognite legate all’andar per mare con le barche, costruendo un prolungamento della terraferma proiettata sul mare.

Oggi il fascino dei trabocchi è ancora intatto, ma non vengono più utilizzati per buttare le reti: sono stati infatti convertiti perlopiù a ristoranti, ovviamente di pesce, da cui godere di tutta la bellezza del mare.

Via dei Trabocchi: cosa vedere lungo il percorso

La Via Verde ispira una mobilità lenta, riflessiva, che gode del panorama, pensata per chi è pronto a cogliere le proposte del territorio lungo il cammino. Una pista comoda, con il mare a portata di mano non è un’ovvietà in questa regione dalle coste frastagliate, in cui i dolci rilievi collinari arrivano praticamente fino lambire l’Adriatico, in una totale assenza di pianure.

Che ci si muova in bici oppure a piedi, è bene munirsi di telo e costume perché la strada è disseminata di calette, spiagge e scorci di rara bellezza, in cui fermarsi per un tuffo ristoratore. Non può mancare naturalmente una sosta culinaria, in uno dei tanti ristorantini o, meglio ancora, sui trabocchi convertiti, dove gustare il mitico brodetto alla vastese, preparato rigorosamente con i pesci del sotto-costa.

Lungo il percorso, inoltre, non mancano, concedendosi qualche piccola deviazione, testimonianze storico-culturali e sette riserve naturali di rara bellezza.

Via Verde dei Trabocchi - Scorcio

Foto Paola Greco

Siti storico – culturali

Per chi ama la storia e i fasti del passato, sono davvero molti i luoghi in cui fermarsi lungo la costa.

  • Il Castello aragonese – Ortona (CH)

Il castello si staglia poderoso sul suggestivo azzurro del mare, dominando la costa da un promontorio denominato “la Pizzuta”. Fu costruito nella metà del 1400 ad opera degli Aragona, su una fortificazione preesistente di epoca angioiana, per potenziare le difese contro le scorrerie dei veneziani. Nel corso dei secoli, ha subito gravissimi danni, soprattutto durante il secondo conflitto, ma è stato egregiamente restaurato ed oggi è un giardino contornato da mura e torrioni, che offre panorami mozzafiato.

  • L’Eremo Dannunziano – San Vito Chietino (CH)

Su questa piccola dimora colonica, su un promontorio a picco sul mare risiedette, nell’estate del 1889, il poeta abruzzese Gabriele d’Annunzio, insieme alla sua amante e musa “Barbarella”, al secolo Elvira Leoni, che qui è sepolta: qui il Vate scrisse “Il Trionfo della Morte”, ispirato appunto dall’intensa passione per la “bella romana”, ambientato proprio in questi luoghi.

All’epoca, la casa rurale era immersa nella natura inaccessibile, tra aranci, ulivi e l’infrangersi del mare sugli scogli, raggiungibile solo attraverso una mulattiera, che d’Annunzio fece ricoprire di ginestre prima dell’arrivo dell’adorata: un sacro cammino verso il loro tempio d’amore. Osservando il panorama si può ancora scorgere in lontananza il Trabocco Punta Turchino, reso immortale dalla penna del Poeta, scenario, nel Trionfo della Morte, della tragica fine dei due protagonisti. La residenza è oggi una proprietà privata.

  • Abbazia San Giovanni in Venere – Fossacesia (CH)

L’Abbazia sorge maestosa su un promontorio solitario, a 2 chilometri dalla costa, da cui domina i campi coltivati ed il Golfo di Venere, dove trova la sua foce il fiume Sangro.
Si tratta di un complesso monastico del 1200, formato da una chiesa e dall’annesso monastero, secondo la regola benedettina che osserva isolamento e clausura, e dalla tipica architettura cistercense: impianto quadrangolare e poche decorazioni, in consonanza con i precetti di rigoroso ascetismo e povertà. Si compone di 3 navate suddivise da archi ogivali e soffitto in legno. La facciata principale ospita il Portale della Luna, interamente in marmo e decorato con altorilievi, così chiamato perché, durante il solstizio d’estate, è raggiunto dalla luce del sole al tramonto, che illumina il presbiterio e la cripta. La Porta del Sole è, invece, rappresentata dalle aperture presenti nelle tre absidi, attraversate dai raggi solari durante il solstizio d’inverno. Attualmente l’abbazia ospita una comunità di Padri Passionisti.

Riserve naturali

Anche gli amanti della natura non rimarranno delusi percorrendo la Via Verde dei Trabocchi. Ecco alcune delle bellezze da non lasciarsi sfuggire.

  • Riserva Naturale di Punta Aderci (o Punta d’Erce) – Vasto (Ch)

Un tratto di costa lungo 6 chilometri, incontaminato e selvaggio che spicca come uno dei tratti più suggestivi del litorale abruzzese. L’area si estende per circa 285 ettari, inizia dalla spiaggia di Punta Penna (nei pressi del Porto di Vasto), fino alla foce del fiume Sinello (al confine con il comune di Casalbordino). Dalla falesia a picco sul mare, che le è valsa il nome di “piccola Normandia”, è possibile godere di un panorama a 360° su tutta la riserva: tra campi di grano che ondeggiano alla brezza marina, grotte, calette e un antico trabocco, recentemente ristrutturato, che è il simbolo di questo tratto di costa vastese.

Ma non è tutto: da Punta Aderci lo sguardo può spaziare dal Parco Nazionale della Maiella, a quello del Gran Sasso e Monti della Laga. E a volte, al tramonto, se si è fortunati, si può intravedere anche il Parco Regionale del Conero.

Poco prima del promontorio, si trova l’ingresso, non comodissimo, per arrivare alla spiaggia dei Libertini, una delle tante bellissime del litorale vastese, sicuramente la più selvaggia, fatta di ciottoli ed acqua poco profonda. Molto probabilmente il nome Libertini è dovuto al fatto che molto tempo fa alcune suore di un vicino convento venivano qui a prendere un po’ di sole e, approfittando di questo angolo isolato, si scoprivano un po’ gambe e braccia.

Una curiosità: dalla vicina spiaggia di Punta Penna è possibile godere dello spettacolo sia dell’alba che del tramonto sul mare. Un unicum per l’Adriatico, che vede tantissime albe, ma nessun tramonto. Ciò è possibile grazie alla particolare angolazione della spiaggia, che consente questa piccola meraviglia.

Trabocco nella riserva di Punta Aderci

Foto Paola Greco

  • Riserva Naturale Regionale Lecceta di Torino di Sangro (CH)

Questo raro bosco costiero del litorale adriatico si estende per circa 180 ettari dalla foce del fiume Sangro fino alla collina prospiciente, ricoperta da un bosco mediterraneo, e sopra la quale si trova il famoso e suggestivo Cimitero di Guerra Britannico. Perlopiù composta da lecci, roverelle e cerri, vanta 474 specie vegetali tra cui alcuni rarissimi esemplari di orchidee; inoltre questa riserva ospita 444 specie animali, di cui più di 230 specie di farfalle e lepidotteri, 60 specie di uccelli, il lupo appenninico e 13 specie di pipistrelli. Infine, proprio qui vive e si riproduce la più ampia popolazione di testuggine terrestre della regione. Insomma un vero e proprio giardino botanico vista mare.

Diversi i sentieri proposti per visitare la Lecceta, tutti accuratamente segnalati, tra cui: Percorso Natura (L1) per visitare l’area faunistica della testuggine, per poi salire verso il punto panoramico dal quale si gode di una vista mozzafiato sulla costa dei trabocchi;
Percorso Cimitero (L2) che conduce al “Sangro River War Cemetary”, il cimitero militare britannico, dove sono sepolti oltre 2.600 militari caduti durante gli scontri della seconda guerra mondiale, nelle battaglie per lo sfondamento della cosiddetta linea Gustav, sul fiume Sangro; Percorso Sangro (L3) che costeggia il fiume fino a giungere al mare; Percorso Stagno dove è possibile ascoltare il gracidare delle rane e il cinguettio degli uccelli nelle prime ore del mattino

  • Riserva Naturale Grotta delle Farfalle

La Riserva Naturale Grotta delle Farfalle comprende una superficie di 510 ettari tra i territori di San Vito Chietino e di Rocca San Giovanni. Si accede al sentiero per la Grotta dalla statale, nelle vicinanze del Trabocco Valle Grotte. Visitando quest’area sembrerà di essere in un bosco incantato, ricco di bellezze naturali tipiche delle vallate fluviali.
Seguendo un percorso suggestivo, di circa 900 metri, tra corsi d’acqua, pioppi, salici e olmi, si approda alla Grotta delle Farfalle che deve il suo nome alla tradizione secondo la quale in alcuni mesi dell’anno questa cavità si popoli di migliaia di farfalle. La Riserva tutela una serie di fossati solcati da brevi tratti di torrenti che scorrono nascosti tra la ricca vegetazione e alcune grotte naturali che, durante la seconda guerra mondiale, offrirono a partigiani e sfollati nascondigli sicuri. In questi luoghi, la vegetazione crea una fitta ragnatela, che offre riparo a numerose specie animali.

Paola Greco

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