Wise Society : Abruzzo, regione verde d’Europa: la vacanza di cui non sapevi di avere bisogno

Abruzzo, regione verde d’Europa: la vacanza di cui non sapevi di avere bisogno

di Paola Greco
26 Luglio 2022
SPECIALE : Meraviglioso Abruzzo: itinerari e attrazioni
SPECIALE : Vacanze sostenibili fra natura e patrimonio culturale

L'Abruzzo è una regione magnifica: fuori dai soliti itinerari turistici, il suo entroterra regala perle e scorci di rara bellezza. Ecco una selezione di luoghi da visitare, fra natura e borghi incantati

L’Abruzzo non è una delle prime regioni che vengono in mente quando si parla di “vacanze in Italia”. Non è a portata d’Europa come le regioni del nord, non è godereccia come l’Emilia Romagna, non ha la sontuosità di grandi città d’arte, o la magnificenza di vette alpine, non ha il mare caraibico del profondo sud e delle isole. Eppure, l’Abruzzo è uno scrigno di tesori nascosti, capace di lasciare a bocca aperta il turista più esigente.

Monteferrante, Abruzzo

Foto Shutterstock

Perché l’Abruzzo è definito la “regione verde d’Europa?”

Tanto per cominciare a dare un po’ di numeri, in Abruzzo sono presenti:

  • 3 Parchi Nazionali
  • 1 Parco Regionale
  • 1 Area Marina Protetta
  • oltre 30 Riserve Naturali
  • 6 Oasi WWF

Per un totale di 400.000 ettari di boschi, pari a quasi il 40% del territorio. Non solo: all’interno delle numerose aree protette è custodito oltre il 75% delle specie animali e vegetali dell’intero continente europeo. Vivono qui il lupo appenninico, il camoscio d’Abruzzo e l’orso marsicano. E c’è anche un borgo, Villetta Barrea, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, dove è possibile incontrare dei cervi, a passeggio per il paese.
Le due vette più alte degli appennini sono entrambe qui (il Corno Grande del Gran Sasso e il Monte Amaro della Maiella) e sul massiccio del Gran Sasso di trova anche il ghiacciaio più a sud d’Europa: il ghiacciaio del Calderone. Sulla Maiella, a Roccaraso (AQ) c’è il più grande comprensorio sciistico dell’Italia Centrale e nelle giornate limpide, col cielo terso, è possibile sciare… vista mare.

In tutto questo sfoggio di bellezze naturali, si alternano paesaggi tra i più vari: dai vastissimi piani carsici del Gran Sasso, agli Altopiani Maggiori, dai profondi canyon della Maiella, alle estese foreste della Laga, dagli alti pascoli ai selvaggi ambienti rupestri. E ancora cascate, grotte, gole, ben 25 borghi certificati tra i più belli d’Italia e abbiamo appena cominciato.

Cosa dire della Via Verde dei Trabocchi, le antiche macchine da pesca abruzzesi? La lunga costa della provincia di Chieti è puntellata da trabocchi che gareggiano tra loro in bellezza e spettacolarità. Il fiume Tirino, che non è nemmeno uno dei più importanti, è considerato il più pulito e limpido d’Europa, inserito da “the Guardian” tra le “20 best travel discoveries of 2020”, le 20 migliori scoperte di viaggio del 2020.
Ed è ancora qui che si trova il lago di Scanno, che, visto dall’alto, ha un’insolita forma a cuore.

Gran Sasso, Abruzzo

Foto Shutterstock

Siti Unesco in Abruzzo: un ricco patrimonio da visitare

L’Italia ha il più alto numero di siti Unesco del mondo, e l’organizzazione delle Nazioni Unite negli ultimi anni concesso il suo prestigioso patrocinio a sostegno di ben 4 siti abruzzesi, due naturali e due immateriali:

Le faggete del Parco Nazionale d’Abruzzo

ll primo riconoscimento lo hanno ricevuto nel 2017 le faggete vetuste del Parco Nazionale d’Abruzzo, ecosistemi intatti e primordiali, dove si trovano i faggi più antichi d’Europa, tra cui svettano patriarchi di 560 anni. Il sito seriale transnazionale delle “Antiche faggete primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa” è composto da 94 faggete, in 18 Paesi europei. Di queste, 13 sono in Italia, di cui 5 solo nel Parco nazionale d’Abruzzo.

La transumanza

La Transumanza è stata inserita nel 2019 nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale immateriale dell’Unesco, come bene transnazionale (che comprende Italia, Austria e Grecia). Si tratta della migrazione stagionale delle greggi e dei pastori che si spostano dai rilievi (dove sostano d’estate), alle pianure (preferite in inverno per il clima meno rigido) e viceversa, percorrendo le vie naturali dei tratturi.

In Italia, questa antica usanza mosse i primi passi proprio a partire dall’Appennino abruzzese: i pastori, con l’arrivo dei primi freddi, portavano le loro pecore nella Maremma toscana e laziale, ma soprattutto nel Tavoliere delle Puglie, in cerca di pascoli capaci di sfamare le enormi greggi. Anche Gabriele D’Annunzio, poeta e scrittore abruzzese, uno dei maggiori esponenti del Decadentismo europeo, celebra questa antica usanza nei versi della poesia “I Pastori”, il cui incipit tutti conosciamo: “Settembre, andiamo. È tempo di migrare. / Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori / lascian gli stazzi e vanno verso il mare”.

E a proposito di transumanza e Abruzzo, oggi è possibile seguire il percorso del Tratturo Magno, un cammino non convenzionale che diventa un viaggio nella cultura pastorale abruzzese.

La Perdonanza Celestiana

Anche la Perdonanza Celestiniana è stata inserita nel 2019 nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale immateriale dell’Unesco. Il nome deriva dalla Bolla del Perdono tramite cui Papa Celestino V, nel 1294, appena salito sul soglio pontificio, concesse l’indulgenza plenaria a chiunque, confessato e comunicato, fosse entrato nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, durante i vespri del 28 e del 29 agosto, giorni corrispondenti alla sua incoronazione a Pontefice. L’Aquila è da allora custode di questo solenne rito annuale di riconciliazione e perdono che promuove i valori di condivisione, ospitalità e fraternità, attraversando i secoli con una tradizione di pace. E proprio quest’anno, per la prima volta in oltre 700 anni, il Papa aprirà la Porta Santa della Basilica di Collemaggio in occasione della Festa della Perdonanza. Celestino infatti si dimise poco dopo l’emissione della bolla e non ebbe mai modo di celebrare questa ricorrenza. E nessuno lo fece dopo di lui. Fino ad oggi.

Il Parco Nazionale della Maiella

Il Parco Nazionale della Maiella racchiude al suo interno vaste aree di natura selvaggia di importanza europea e mondiale. In tutto sono più di 2.000 le specie vegetali che sono state censite, più o meno un terzo della flora del nostro Paese. Dal 2021, rientra nel “Sistema di geoparchi mondiali dell’Unesco”. Il titolo gli è stato conferito grazie all’elevata geodiversità del territorio.

Il Parco della Majella ha infatti speciali caratteristiche che uniscono geologia, biodiversità, storica presenza dell’uomo e cultura sviluppata nel tempo; inoltre ospita ben 95 geositi, di cui almeno 22 di valore internazionale. Il Parco è un’area verde molto suggestiva, caratterizzata da un territorio morbidamente montuoso, dove valli, cascate e grotte si alternano alla presenza umana, che si ritrova in borghi, cittadine ed eremi, tra scorci e panorami mozzafiato.

Parco della Majella, Abruzzo

Foto Shutterstock

10 posti in Abruzzo che non puoi perdere

È molto difficile stilare una top ten dei posti più belli da visitare in Abruzzo, perché ce ne sono davvero tantissimi! Iniziamo quindi con l’escludere la costa, per concentrarci solo nell’entroterra, altrimenti non basterebbero davvero 10 punti.
Siete pronti? Zaino in spalla e scarpe comode: si parte!

Campo Imperatore (Aq)

Si tratta del più esteso e imponente altopiano dell’Appennino, tanto da essere definito “il piccolo Tibet”: è posto a quota variabile tra 1500 e 1900 metri e si estende per circa 20-25 chilometri con un’ampiezza massima di 8 chilometri. Si trova alle pendici del Gran Sasso, a pochi chilometri da L’Aquila, all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga.

I suoi magnifici paesaggi, circondati dalle più alte vette degli Appennini come il Corno Grande (2912 metri) e il Monte Camicia (2564 metri), sono stati spesso scelti come set di diverse pellicole cinematografiche italiane e internazionali.

Ciò che più affascina è la sua selvaggia bellezza, così fuori dall’ordinario, la sua atmosfera irreale, onirica, l’orizzonte che si estende e gli spazi che diventano immense praterie verdeggianti. È qui infatti, in questi immensi pascoli, che i pastori portavano le proprie greggi durante l’estate, ed ancora oggi non è raro trovare pecore e mucche, ma anche cavalli, allo stato brado, accompagnati dal cane pastore maremmano abruzzese, che, con innata dedizione, protegge le greggi dagli attacchi dei lupi.

Campo Imperatore, Abruzzo

Foto Paola Greco

Santo Stefano di Sessanio (Aq)

Incastonato a 1.250 metri, non distante dall’altopiano di Campo Imperatore, Santo Stefano di Sessanio fa parte del circuito “Club dei borghi più belli d’Italia”. Risale al XII secolo ed è interamente costruito in pietra. È stato un centro dal forte impulso economico, grazie alla pastorizia, l’agricoltura e al commercio di lana carfagna. Dall’unità d’Italia in poi ha subito un lungo periodo di abbandono, dovuto all’emigrazione di gran parte della popolazione, che però gli ha garantito di rimanere pressocché intatto nella sua architettura. Dal 2004, grazie all’intuizione di un imprenditore svedese, è stato rilanciato come uno dei primi alberghi diffusi al mondo: il paese è stato recuperato e riqualificato, con uso esclusivo di materiale di recupero autoctono, che ha interessato anche arredamento e biancheria, per un’idea di turismo che fosse anche sostenibile.

Rocca Calascio (Aq)

Da Santo Stefano è facile e suggestiva la passeggiata di circa 3 chilometri fino a Rocca Calascio, specialmente al tramonto. Rocca Calascio si erge a 1.460 m.s.l.m., è tra le fortificazioni più alte d’Italia e domina il versante sud del Gran Sasso, per un panorama da mozzare il fiato. La sua costruzione, in bianchissima pietra calcarea, dovrebbe risalire intorno all’anno 1000. Ha la pianta quadrata, con quattro torri cilindriche agli angoli. Era un efficacissimo punto di osservazione militare, tanto da permettere la comunicazione con gli altri castelli, fino alla costa adriatica, accendendo fuochi durante la notte, e utilizzando specchi durante il giorno.
Rocca Calascio è davvero ricca di fascino, tanto da essere stata scelta spesso come location per grandi set cinematografici, come per esempio “Lady Hawke” e “il Nome della Rosa”.

Castello di Rocca Calascio

Foto di Matilde Greco

Le Grotte di Stiffe (Aq)

Le Grotte si trovano all’interno del Parco Naturale Regionale Sirente-Velino e rappresentano una delle maggiori attrazioni carsiche dell’Italia centrale. Situate nel territorio del comune di San Demetrio ne’ Vestini, a pochi chilometri dal borgo di Santo Stefano di Sessanio, le Grotte sono famose in quanto sorgono su una “risorgenza attiva”, cioè su un inghiottitoio da cui un fiume emerge in superfice dopo aver percorso un tratto sotterraneo, un esempio pressocché unico in Italia.

Le Grotte sono state modellate in tempi geologici dalle infiltrazioni, erosione e corrosione delle acque provenienti dalla parte superiore delle montagne soprastanti.
Il complesso venne utilizzato sin dall’età del bronzo e al suo interno sono stati rinvenuti resti archeologici risalenti a Neolitico ed Eneolitico.

Il torrente sotterraneo scorre dentro la grotta per circa 3 chilometri dove sviluppa un dislivello di 600 metri, da cui si tuffa nei laghetti con cascate di incantevole suggestione. Suggestive anche le numerose concrezioni di minerali che offrono un caleidoscopio di colori. È possibile visitare le grotte per un itinerario di quasi un chilometro tra stalattiti, stalagmiti, laghi sotterranei, cascate e stretti cunicoli.

Aielli, il borgo dei murales (Aq)

Aielli è un borgo medievale in provincia de L’Aquila, circondato dalla catena montuosa del Sirente e incluso nel Parco Naturale Regionale del Sirente-Velino. Il centro storico è adagiato su uno sperone roccioso, che gli regala una posizione dominante e l’appellativo di “balcone della Marsica”. È diventato famoso negli ultimi anni grazie alla street art: il borgo, infatti, è stato trasformato in un museo a cielo aperto con oltre 30 murales realizzati da artisti provenienti da tutto il mondo.

Aielli diventa così Borgo Universo: un Festival di street art e di astronomia che si tiene ogni anno durante l’estate. Astronomia, perché questa è la città natale dell’astronomo Filippo Angelitti (1856-1931), a cui il comune ha dedicato la piazza centrale in cui è presente un monumento che riproduce in scala ridotta il sistema solare. I murales, tra arte e astronomia, hanno dato ad Aielli un volto colorato e armonico, ricco di cultura e storia.

Aielli, Borgo Universo

Foto Giulia Greco

Le Gole del Sagittario (Aq)

La Riserva naturale regionale delle Gole del Sagittario è un’Oasi WWF di 450 ettari, nel Comune di Anversa degli Abruzzi (che vale di per sé una visita), in provincia dell’Aquila. Comprende la valle percorsa dal fiume, che si estende dalla diga di San Domenico, nei pressi di Villalago, fino a Cocullo.

È una delle riserve naturali più belle dell’Abruzzo, da scoprire rigorosamente a piedi. La millenaria erosione delle acque cristalline del fiume Sagittario ha dato vita a un profondo canyon tra le rupi calcaree, che offre rifugio ad orsi marsicani, lupi e aquile reali. Le più antiche rocce affioranti nella riserva risalgono a circa 200 milioni di anni fa, mentre le più recenti sono di circa 5 milioni di anni.

I paesaggi offerti sono molto variegati: si possono ammirare altissime falesie, sorgenti, cascate, ponti e corsi d’acqua color smeraldo, ma anche prati aridi, boschi di fondovalle, faggete e praterie. Assolutamente da vedere la diga di San Domenico a Villalago e l’eremo di San Domenico, da cui si gode di un magnifico panorama lacustre. Entrambi sono dedicati ad uno dei santi più celebrati d’Abruzzo, che visse in questi luoghi incantati intorno all’anno 1000. Una volta qui siete vicinissimi a Scanno, il cui lago, balneabile, visto dall’alto presenta un’insolita forma a cuore.

Castello di Roccascalegna (Ch)

Il castello medievale di Roccascalegna si erge superbo, sospeso tra cielo e terra, su uno sperone roccioso da cui domina l’omonimo borgo, proteso sulla valle del Rio Secco. È una delle fortificazioni più suggestive d’Abruzzo, costruito dai Longobardi già nel VII secolo, quando erano in guerra contro i bizantini, anche se all’epoca era una semplice torre d’avvistamento. Gli anni e i passaggi di mano hanno di volta, in volta aggiunto una parte, fino ad assumere un aspetto più elaborato, circondato da possenti mura difensive.

La leggenda narra che sia stato il barone Corvo de Corvis, signore di queste terre e del castello, a ideare nella metà del XVII secolo lo “ius primae noctis” (diritto alla prima notte), con il quale obbligava le giovani spose del feudo a passare la prima notte di nozze con lui. Sempre secondo i racconti della tradizione, l’idea non giovò molto al barone, che fu accoltellato nel talamo nuziale da una sposa novella (o dal marito geloso travestito da sposa, questo punto non è chiaro). Pare che l’uomo, morente, si sia trascinato fino alla torre, dove lasciò un’impronta insanguinata che, nonostante i ripetuti lavaggi, continua a riaffiorare. Nel 2016, il Giap, gruppo d’indagine sul paranormale, ha effettuato uno studio all’interno del Castello, con strumentazioni altamente professionali. Qualcosa di strano ha coinvolto il gruppo investigativo del paranormale nel castello di Roccascalegna, qualcosa che loro stessi affermano sia, per ora, inspiegabile. Un castello in piena regola, dunque, con tanto di fantasma!

Le sorgenti del Fiume Verde, le Gole di San Martino e l’Abbazia di San Martino in Valle (Ch)

All’interno del Parco Nazionale della Maiella, appena fuori dal borgo di Fara San Martino, si trovano le sorgenti del Fiume Verde, una risorsa importantissima per l’economia del paese, che ha dato un forte impulso ad una tradizione di lanai prima e di pastai oggi (sono qui i pastifici De Cecco e Delverde). Qui la vegetazione è molto ricca ed è il luogo perfetto per un pic-nic.

Muovendo dalle sorgenti, dopo un brevissimo tragitto a piedi, ci si ritrova in un ambiente aspro e roccioso, che introduce alle Gole di San Martino: una sorta di porta d’ingresso ad una delle valli più maestose e lunghe degli Appennini. Il Vallone di Santo Spirito, infatti, parte dalle sorgenti del fiume Verde e sale sul tetto della Maiella, il monte Amaro. Il valico è stato scavato dall’erosione incessante delle acque torrentizie provenienti dallo scioglimento dei nevai nel Quaternario, all’epoca delle glaciazioni.

Ma torniamo alla “porta d’ingresso”: secondo la tradizione, questo stretto passaggio, davvero suggestivo, tra le alte pareti rocciose, largo appena 2 metri, fu aperto da San Martino con la forza delle braccia per consentire alla popolazione farese di accedere più facilmente agli alti pascoli della Maiella. Dopo pochi metri di cammino si scorgono i resti del monastero di San Martino in Valle, la “Petra d’Abruzzo”, riportati alla luce da un recente scavo archeologico. Le origini dell’abbazia non sono note, ma le prime fonti storiche risalgono all’829. I resti mostrano un cancello verso un cortile interno delimitato da un portico a tre arcate, ed un campanile a vela. Da qui, i più audaci ed esperti, possono poi proseguire il cammino lungo la valle. Attenzione però: per arrivare al Monte Amaro, sono segnate 9 ore di cammino.

Le gole di San Martino, Abruzzo

Foto Paola Greco

Riserva Naturale dei Calanchi di Atri: il Grand Canyon d’Italia (TE)

I Calanchi di Atri, in provincia di Teramo, sono noti anche come “le Bolge dantesche” per il loro aspetto che evoca un paesaggio lunare. Queste maestose erosioni, che si estendono per circa 600 ettari, formano un vero e proprio Grand Canyon: le profonde fessure nelle colline argillose sono il frutto di una lunga azione corrosiva ed erosiva ad opera di acqua e vento. Si sono così formati dei veri e propri anfiteatri naturali.
Dal centro Visite Oasi WWF Calanchi di Atri ci si può avventurare in fantastici itinerari. Sono tante infatti le attività da sperimentare: passeggiate in bicicletta, trekking, laboratori, escursioni al chiaro di luna, foraging, simulazioni di volo, wild mixology o percorsi di sopravvivenza.

Una volta qui, merita sicuramente una visita la città di Atri che vanta molte chicche. Una su tutte: è stato un importante centro culturale del Rinascimento ed è custode della “Cappella Sistina di Atri”, nel Duomo, ad opera del pittore Andrea De Litio, uno dei massimi esponenti della pittura centro-meridionale del ‘400.

Il borgo e la Fortezza di Civitella Del Tronto (TE)

Il borgo di Civitella del Tronto, che culmina con la maestosa Fortezza borbonica, è adagiato su uno sperone roccioso di travertino, da cui domina la vallata del Salinello, sull’antico confine tra lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie. Anche questo è inserito nell’elenco del “Club dei borghi più belli d’Italia”.

La Fortezza di Civitella del Tronto, con i suoi oltre 500 metri di lunghezza e i 25.000 metri quadrati di superficie, è una delle più monumentali ed imponenti opere di ingegneria militare mai realizzate in Italia, nonché, pare, la più grande d’Europa. Tale posizione, unita alla natura aspra del territorio, fece del paese, nel tempo, uno dei punti strategicamente più importanti per il controllo dei confini e delle dogane settentrionali. Il centro storico del borgo conserva una chiara memoria del passato, nelle sue case dalle mura alte e robuste, disposte a schiera, addossate l’una all’altra e munite di feritoie per difendersi con più facilità.

Molti sono gli episodi militari che hanno visto protagonista Civitella, ma quello che è passato alla storia è legato al Risorgimento: Civitella, infatti, fu l’ultima roccaforte del Regno delle Due Sicilie ad arrendersi ai piemontesi di Vittorio Emanuele II. Tre giorni dopo fu sancita l’Unità d’Italia.

Paola Greco

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